Covid, gli abbagli di Iss e ministero. Per Report "ritardi e sottovalutazioni"
Report ricostruisce gli abbagli sulle valutazioni dell'epidemia a fine gennaio 2020 ma anche la "non attuazione" del piano pandemico nei tempi indicati dall'Oms
“Leggendo i verbali della task force del ministro Roberto Speranza emerge una certa sottovalutazione del covid”, è quanto ha raccontato nella puntata di ieri sera Report, trasmissione televisiva di Rai 3. La prima riunione – si spiega - avviene solo il 22 gennaio, 17 giorni dopo la nota dell’Oms. Sull’emergenza internazionale dichiarata il 3 febbraio, il direttore dello Spallanzani Giuseppe Ippolito avrebbe “rassicurato tutti prevedendo l’attenuazione del virus”. Per il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro e per il dg della prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, “i dati sono sovrapponibili a quelli dell’influenza che fa morti ma non fa notizia”.
Secondo Report, a fine verbale l’osservazione della Protezione civile “dovrebbe far impallidire tutti” perché “hanno messo in quarantena Wenzhou, la città da cui viene il 90% di immigrato cinesi in italia”. Tuttavia, ancora il 7 febbraio Ippolito e Iss avrebbero sostenuto che “il virus non è arrivato da noi e che in Italia non c’è circolazione”. Report riferisce di come le riunioni della task force erano introdotte dalle relazioni del dg Giuseppe Ruocco, che la trasmissione definisce “il potente direttore generale”, al ministero dal 1984 e ascoltato anche lui pochi giorni dai pm di Bergamo sul piano pandemico. “Non ho niente da nascondere ma non posso rispondere”, ha dichiarato Ruocco, incalzato dal cronista di Report.
Il 29 gennaio al ministero della Salute c’è la riunione della task force, Ippolito, direttore dello Spallanzani, “per la prima volta indica la necessità di seguire le metodologie del piano pandemico per le risposte all’epidemia”, un piano di cui “l’Italia è dotata”. Ad ascoltare le parole al tavolo ci sarebbero Agostino Miozzo, Giovanni Rezza, Silivo Brusaferro e il ministro della Salute Roberto Speranza.
Dai verbali si leggerebbe – sempre secondo Report - che “nessuno risponde e nei giorni successivi non vengono prese decisioni sul piano pandemico del 2006 che infatti non viene attuato”. “Quel piano non è scattato dopo le prime avvisaglie ma è stato fatto attivare dai vertici del ministero”, risponde a Report Claudio D’Amario, dg della prevenzione ‘18-’20, perché “il piano pandemico scatta quando viene dichiarata la pandemia”, assicura. Ma secondo Report questo non corrisponderebbe al vero perchè già dal 5 gennaio sarebbe dovuto scattare la fase 3 livello 1: “allerta pandemica”. L’Oms lancia l’allarme internazionale: “C’è una polmonite da eziologia sconosciuta in Cina” e invita i paesi a “seguire le misure di sanità pubblica e sulla sorveglianza dell’influenza e a seguire le misure previste dal piano pandemico influenzale” e lì sarebbe dovuta scattare la fase 3 livello 1 “allerta pandemica”.
Per D’Amario “non era un obbligo” far scattare la fase 3 e “Fu discusso all’interno della task force se il modello da seguire fosse quello dell’influenza o dell’andamento clinico della Cina” ma “fu proposto dall’Iss di fare un nuovo piano Covid dedicato a questa nuova pandemia”. Le scelte della task force sono state "verbalizzate condivise”, spiega D’Amario. "Anche dal ministro Speranza quindi", ribatte il cronista di Report. D’Amario afferma ancora che “il piano pandemico del 2006 e tutt’ora il piano pandemico e l’aggiornamento del 2017 era del sito e non del piano”. Questo secondo Report potrebbe essere compromettente per il predecessore di D’Amario: Ranieri Guerra, già ascoltato dai pm di Bergamo e che avrebbe detto di averlo aggiornato il piano nel 2016.