Delitto di Garlasco, ecco i sei punti "contro" Andrea Sempio. E sul movente...

Gli investigatori puntano su sei elementi per sostenere l’accusa contro Andrea Sempio

di Chiara Feleppa
News

Dal Dna all’impronta “33”, sei prove contro Andrea Sempio. C'è anche il movente per cui avrebbe ucciso Chiara Poggi

Nell’inchiesta sul delitto di Garlasco, gli investigatori ritengono di aver finalmente individuato un possibile movente che potrebbe diventare l’elemento decisivo dell’accusa contro Andrea Sempio. Come ricostruito da Cesare Giuzzi sul Corriere della Sera, la procura di Pavia sta sviluppando un impianto accusatorio che poggia su sei cardini: il Dna trovato sulle unghie di Chiara Poggi, il tema dello scontrino di Vigevano, le telefonate alla famiglia Poggi, l’impronta “33”, l’ipotesi di movente e l’inchiesta parallela condotta dalla procura di Brescia.

Il Dna trovato sulle unghie

Secondo quanto emerso dall’incidente probatorio, la perita del Tribunale Denise Albani ha confermato che il profilo genetico maschile rinvenuto nel 2014 sotto le unghie della vittima mostra una corrispondenza con la linea paterna della famiglia Sempio. Un dato che sembra consolidare gli esiti delle analisi volute dalla procura, sul cui esito scientifico la difesa non contrabbatte. Ne contesta però l’interpretazione: per gli esperti Marina Baldi e Armando Palmegiani, si tratterebbe di un “trasferimento secondario”, un contatto indiretto avvenuto tramite un oggetto toccato prima da Sempio e poi da Chiara, come il telecomando della Playstation trovata accesa quella mattina, o addirittura residui organici presenti sul pavimento.

Il caso dello scontrino di Vigevano

C'è poi la questione dello scontrino. Il ticket di un parcheggio a Vigevano, presentato da Sempio nel 2008 per dimostrare di trovarsi altrove al momento del delitto, è tornato sotto la lente degli inquirenti. Per la procura non sarebbe suo, e l’indagato non si sarebbe mai recato in città quello stesso giorno. Lo scontrino ebbe un peso nell’archiviazione del 2017, oggi oggetto di approfondimento da parte dei magistrati di Brescia. Sempio ha ribadito più volte di aver detto la verità, lamentando la mancata acquisizione delle immagini di videosorveglianza dell’epoca.

Le telefonate e l'impronta

Un'altra prova, per l'accusa, viene dai tabulati telefonici, che mostrano che Sempio chiamò più volte il numero fisso dei Poggi nei giorni precedenti al delitto. Interrogato nel 2007 e nel 2008, spiegò di aver cercato l’amico Marco, ignorando che si trovasse in montagna, e di aver confuso altre volte il numero fisso con il cellulare. Non esistono tracce delle chiamate in uscita dai suoi tabulati, perché all’epoca non vennero acquisiti. C'è poi l’impronta “33” sul muro delle scale che portano al seminterrato della villetta. In passato era stata giudicata non utile per un confronto; oggi, grazie a una consulenza del Ris, la procura sostiene che presenti 15 minuzie compatibili con l’impronta di Andrea Sempio. Un punto contestato dagli esperti della difesa, secondo cui si tratterebbe soltanto di “segni nell’intonaco” privi di valore identificativo.

L’ipotesi di movente

È l’elemento più riservato dell’indagine. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, gli inquirenti ritengono di aver individuato un possibile legame tra Chiara Poggi e Sempio, tale da poter costituire un movente. Fino a oggi, l’assenza di un rapporto tra i due, oltre alla conoscenza tramite il fratello Marco, era stata una delle principali argomentazioni della difesa per escludere Sempio dal quadro investigativo. Ma ora ci sarebbe un nuovo filo a spiegare l'omicidio. 

Intanto, accanto al fascicolo principale, procede l’indagine della procura di Brescia sulla presunta corruzione che avrebbe portato all’archiviazione del 2017. Il padre di Andrea, Giuseppe Sempio, e l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti sono indagati per ipotesi corruttive. Secondo l’accusa, ci sarebbe stato un pagamento per accelerare la chiusura dell’indagine. La famiglia Sempio respinge ogni addebito: quei soldi, sostengono, erano destinati ai tre avvocati dell’epoca, richiesti esclusivamente in contanti per spese legali. Venditti, invece, ha parlato di un'inchiesta basata sul nulla, rivendicando la correttezza del proprio operato. Le indagini sono però solo all’inizio e, se venissero confermate condotte illecite, il quadro complessivo potrebbe aggravarsi ulteriormente.

LEGGI TUTTE LE NEWS

Tags:
andrea sempiochiara poggimovente