Due anni fa il femminicidio di Giulia Cecchettin. Il padre Gino: “L’educazione affettiva a scuola non è un pericolo"

A due anni dall’omicidio di Giulia Cecchettin, uccisa dell’ex fidanzato Filippo Turetta, il padre Gino trasforma il dolore in un appello alla Commissione femminicidi: “Io sono qui per ciò che deve arrivare prima: la prevenzione e l’educazione”

di Federica Concas

Gino Cecchettin

News

Giulia Cecchettin, due anni fa il suo femminicidio. Il papà Gino non chiede vendetta ma prevenzione

L’11 novembre 2023 Giulia Cecchettin non è solo morta, ma è diventata l’emblema di quella violenza che strappa le donne dall'indifferenza in cui la società le ha spesso confinate. Una violenza che non esplode ma cresce lentamente, che si insinua silenziosa e che anno, dopo anno, continua a ripetersi con la stessa sequenza di segnali ignorati, parole non dette e allarmi che nessuno riesce a cogliere, o coglie troppo tardi.

È a partire da questa amara consapevolezza che, due anni dopo il cruento omicidio, si alza il grido di Gino Cecchettin, il papà di Giulia e presidente della Fondazione che porta il nome della figlia, in un'audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio. Una voce, riportata da Ansa, che non chiede vendetta, ma responsabilità: “L’educazione affettiva non è un pericolo, è una protezione. Non toglie nulla a nessuno ma aggiunge consapevolezza, rispetto e umanità”.

Un ragionamento semplice e inappellabile: “La giustizia serve, ma arriva dopo. Io sono qui per ciò che deve arrivare prima: la prevenzione e l’educazione”. Per Cecchettin la scuola non può essere un luogo che attende le ferite, ma lo spazio in cui prevenirle: “Quando la scuola tace parlano i social, parlano i modelli tossici, parlano i silenzi degli adulti. E noi non possiamo delegare ai tribunali ciò che spetta alla scuola, alla famiglia, alle istituzioni”. 


E ancora, il desiderio che dà senso a tutto il suo impegno: “Vorrei che un giorno non servissero più fondazioni intitolate a ragazze uccise, perché avremo imparato a riconoscere il valore sacro della libertà e della vita. Non possiamo cambiare ciò che è stato, ma possiamo cambiare ciò che sarà - ha concluso - Per Giulia e per tutte le Giulia che verranno, vi chiedo di fare una scelta coraggiosa, di credere nell'educazione come prima forma di giustizia, come la vera forma di prevenzione".

Femminicidio Giulia Cecchettin, i fatti

Secondo l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip di Venezia, Benedetta Vitolo, l’11 novembre del 2023, Giulia viene prima colpita nell’area industriale di Fossò. Ad aggredirla Filippo Turetta, suo ex fidanzato, che la raggiunge e la colpisce con violenza costringendola a risalire in auto. È il primo tratto di un percorso di soli quattro chilometri, ma decisivi: il passaggio da un’aggressione ad un omicidio.

Le immagini delle telecamere e gli accertamenti tecnici ricostruiscono ciò che avviene subito dopo. Alle 23:40, nella zona industriale, Giulia tenta di fuggire. Pochi istanti dopo una sagoma, più alta e compatibile con la statura di Turetta, la insegue, la raggiunge e la spinge con forza. Giulia cade violentemente, a terra, sul bordo del marciapiede e non si rialza più. Alle 23.50 la Fiat Punto lascia l’area: nel bagagliaio c’è il corpo inerme della studentessa. La morte, secondo gli atti, è dovuta ad uno shock emorragico provocato dalla caduta violenta e dalle numerose ferite inferte con un’arma da taglio.

Turetta abbandona il corpo inerme della povera Giulia, dopo oltre cento chilometri, nelle campagne del Pordenonese e prosegue verso il Brennero. Verrà fermato in Germania dopo più di mille chilometri. Una sequenza definita in tribunale “premeditata” e “pianificata”. L’ultimo tratto di una violenza costruita nel tempo e culminata in una notte che ha spezzato i sogni di una giovane ragazza.

Femminicidio Giulia Cecchettin, la chiusura del processo

Con la rinuncia all’appello da parte di Filippo Turetta, accompagnata da una lettera in cui afferma di assumersi “piena responsabilità e di “pentirsi ogni giorno”, e il ritorno del ricorso da parte della procura generale, il processo si è chiuso definitivamente. L’udienza del 14 novembre servirà solo a formalizzare la doppia rinuncia, con l’ergastolo che diventerà irrevocabile senza passare dalla Cassazione.

Una conclusione rapida e inattesa, che mette fine all’iter giudiziario, ma non alle domande che questa triste storia continua a sollevare. Un dovere non solo verso Giulia, ma anche nei confronti di tutte le ragazze e donne che non hanno avuto il tempo di essere ascoltate. “Non una di più, non una di meno”.

LEGGI TUTTE LE NOTIZIE DELLA SEZIONE NEWS
 

 

Tags:
filippo turettagino cecchettingiulia cecchettinomicidio