Femminicidio di Cava de' Tirreni, l'allarme dell'esperta: "La violenza non nasce all'improvviso. Ecco i segnali da non ignorare"
Affaritaliani.it ha intervistato la criminologa Flaminia Bolzan per ricostruire e soprattutto riconoscere i meccanismi che possono degenerare nel femminicidio
Femminicidi, la criminologa Bolzan: "La violenza non nasce all’improvviso"
Il femminicidio di Anna Tagliaferri, uccisa dal compagno a Cava de’ Tirreni, seguito dal suicidio dell’uomo, è l’ennesima storia di una violenza che nasce nell’intimità e cresce nel silenzio. Affaritaliani.it ha intervistato Flaminia Bolzan, esperta psicologa e criminologa, per ricostruire e soprattutto riconoscere i meccanismi psicologici e relazionali che si celano dietro dinamiche distruttive.
Quali fattori possono portare un uomo a trasformare un rapporto affettivo in un’escalation di violenza?
"L’escalation di violenza non nasce all’improvviso, ma dall’incontro tra fragilità individuali e dinamiche relazionali distorte. Sul piano personale, la letteratura evidenzia spesso tratti narcisistici o antisociali, scarso controllo degli impulsi e difficoltà empatiche. Sul piano relazionale, il legame tende a organizzarsi attorno a forme di controllo coercitivo e violenza psicologica, che nel tempo possono evolvere in violenza fisica.
L’esposizione alla violenza nella famiglia d’origine rappresenta un ulteriore fattore di rischio, perché rende più probabile l’idea della coppia come spazio legittimo di potere e sopraffazione. È un processo graduale, in cui il bisogno di attaccamento e riconoscimento può trasformarsi in possesso e controllo".
Quando l’autore del femminicidio si toglie la vita, è solo una fuga dalle conseguenze?
"Non si tratta solo di una fuga. In molti casi il suicidio esprime dinamiche psicologiche profonde: può rappresentare l’ultimo atto di controllo sulla partner – il copione del “se non posso averti, distruggo te e me” – oppure l’incapacità di tollerare la separazione, la vergogna e il crollo della propria immagine sociale, evitando il confronto con la responsabilità e il giudizio".
Che cosa indica l’aggressione avvenuta davanti alla madre della vittima?
"La letteratura non attribuisce a questo gesto un significato simbolico univoco, ma colpisce direttamente il legame di attaccamento primario. Compiere l’aggressione in presenza della madre amplifica la violenza come forma di punizione: la vittima viene colpita davanti alla figura che tradizionalmente rappresenta protezione e riconoscimento, trasformando l’atto in un messaggio di dominio assoluto".
Come va interpretato il fatto che nel 2025 i femminicidi restino su livelli simili al 2024?
"Questo dato conferma che il femminicidio è l’espressione di un sistema strutturale di violenza contro le donne, sostenuto da disuguaglianze di potere, assetti patriarcali e stereotipi di genere. La stabilità dei numeri indica un fenomeno profondamente radicato sul piano culturale, che non si riduce in tempi brevi".
Quali strumenti sono davvero efficaci per prevenire queste tragedie?
"Più che l’inasprimento delle pene, sono fondamentali strumenti che combinano valutazione strutturata del rischio, interventi tempestivi e sostegni continuativi alle vittime. È essenziale intercettare precocemente i casi ad altissimo rischio e investire in interventi educativi e comunitari capaci di mettere in discussione le norme di genere e rafforzare una risposta collettiva alla violenza".