Galli nel pollaio, da superstar della tv pandemica a concorsopoli

Massimo Galli è caduto su una buccia di banana come in un film di Germi, ma si tratta sempre di peccati veniali, in un paese dove si fa a gara a chi è più etico

L'opinione di Maurizio De Caro
Cronache
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Di cosa vi stupite? Sono piccole sviste, frasi dette a metà, occasioni rubate ad un parlato più complesso, in fondo si tratta di suggerire qualche nome che ha già un rapporto di consuetudine col Barone o col Baroncino: sempre in Italia siamo.

Galli la superstar della tivvù pandemica è caduto, pare, su una buccia di banana, come in un film di Germi, il moralista, per bene che vada, ha la rogna, ma si tratta sempre di peccati veniali, in un paese dove si fa a gara a chi è più etico.

In apparenza.

E Galli è questa forma superiore di apparenza, sentenzia, sentenzia, occupa manu militari le frequenze televisive del paese, perché fa parte delle nuove starlette audiovisive che neppure la D’Urso, la Venier e compagnia cantando, ma ora cadono i veli sulla solita commedia-tragedia italiota.

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Raccomandare l’amico, il sodale, lo studente normalizzato da anni di piaggeria, è uno sport diffuso, a detta dei magistrati di tutte le procure, ma in questo caso la visibilità e l’influenza di questa nuova maschera mediatica non rende giustizia al significato di quanto, se confermato, ha detto e fatto il Professore.

Che il merito, il valore, l’impegno e l’intelligenza non valgano nulla in questo paese, è scontato e rappresentato degnamente da una serie di figure politiche in auge (ancora per poco, ci auguriamo) ma che il censore, l’uomo che detta la linea sui decorsi della pandemia, sia un personaggio degno del peggior, o miglior Sordi, sgomenta.

Speriamo che arrivino le consuete giustificazioni tardive sul “io non c’ero e se c’ero dormivo” e “così fan tutti” cui siamo abituati nel gioco preferito nella penisola del tanto peggio, tanto meglio, dove non c’è regola se non quella del più furbo.

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Complimenti professore un vero esempio per i tanti studiosi e ricercatori seri che hanno capito da tempo che qui non è aria, e i cervelli, quelli splendenti dove possono andare se non il più lontano possibile?

Ma tanto non succederà nulla, a furia di giustificarsi si arriverà a dimenticare ogni inghippo, ogni trappolone che verrà nascosto dal sorriso sornione di chi la sa lunga e dunque perché dovrebbe fare la coda, e poi perché infondo questo non è il paese delle truffe, degli scandali e delle marchette?

Perché stupirsi se l’immoralista, ci perdoni André Gide, è l’unico che può farti la morale.

Nel pollaio nazionale pochi Galli impazzano, senza regole, senza controllo, e soprattutto senza vergogna perché hanno l’immagine del Marchese del Grillo sul comodino, e il collegamento con il programma di approfondimento in corso, per cui quello che pare essere accaduto potrebbe non essere così grave come appare ai poveri coglioni che ascoltano.

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L’indignazione come l’amore è un sentimento passeggero, e quando passa rimane alcun ricordo, se non la nostalgia di un tempo in cui l’etica era più importante dell’estetica digitale, ma un Professore rimane un professore anche se  fa copiare i compiti, sceglie i somari, i fedelissimi come Starace, il Paese che ha la memoria corta favorisce il salti della quaglia, e le classifiche le fanno sempre i vincitori.

Caro Professor Galli, in quello che racconta al telefono c’è tutta l’antropologia culturale di questa nazione, sempre indulgente con i Potenti e sempre intransigente con i perdenti, lei ha capito da subito da che parte stare, ma, mi creda anche molti di noi.