Garlasco, il papà di Sempio rompe il silenzio: “Ecco dove portavamo i soldi…”

Il padre di Andrea Sempio rivela in un'intercettazione trasmessa a Mattino Cinque la dinamica dei pagamenti agli avvocati Soldani e Grassi. Ancora dubbi su Lovati

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Nuovo capitolo nel caso Garlasco, e ancora una volta è la tv a riaccendere il dibattito. Durante l’ultima puntata di “Mattino Cinque”, è stata mandata in onda un interrogatorio che potrebbe rivelarsi decisivo per la ricostruzione degli anni che portarono all’archiviazione del 2017. Per la prima volta, infatti, il padre di Andrea Sempio ha raccontato davanti agli investigatori come avvenivano i pagamenti agli avvocati che all’epoca seguivano il figlio.

«I soldi? Li portavo allo studio dell’avvocato Soldani», ha detto l’uomo. «C’erano sempre Soldani e Grassi. Lovati non c’era. Quanto arrivasse a lui, non lo so». Un passaggio tutt’altro che marginale, considerando che il fascicolo della Procura di Brescia indaga proprio su una possibile corruzione legata alla richiesta di archiviazione depositata all’epoca. Secondo gli inquirenti, infatti, quei 20-30 mila euro in contanti potrebbero essere la chiave per comprendere cosa sia realmente accaduto.

La deposizione televisiva aggiunge un tassello importante anche perché conferma una dinamica già emersa in parte dalle carte: i soldi venivano consegnati materialmente in studio, spesso alla presenza del figlio e – talvolta – della moglie. Il ruolo di Lovati, invece, rimane avvolto da un cono d’ombra: lui sostiene di aver ricevuto una quota, l’avvocato Soldani nega, ora il padre di Sempio colloca i pagamenti altrove. Tutto materiale che gli investigatori stanno acquisendo.

Intanto, prosegue il lavoro della pm Moregola, che ha ascoltato nei giorni scorsi gli avvocati Soldani e Grassi come persone informate sui fatti. Lovati, convocato ieri, è atteso a una versione che inevitabilmente finirà sotto la lente: dovrà confermare o negare quei pagamenti, dovrà chiarire perché il suo studio fosse in possesso di documenti difensivi provenienti dalla famiglia Stasi già a fine 2016 e, soprattutto, dovrà spiegare il suo ruolo nella richiesta di archiviazione.

Un quadro che, come ha osservato in studio anche Bruno Vespa, presenta ancora aree “senza padre né madre”: denaro che “balla”, versioni che non coincidono, documenti che circolano prima del tempo. E un futuro giudiziario che, secondo l’avvocato De Rensis, potrebbe essere molto vicino a una svolta: «A dicembre – ha detto – tante cose oggi avvolte nel fumo saranno più chiare. E secondo me lo scontrino sarà protagonista».

Il caso Garlasco — uno dei più controversi del Paese — continua così a muoversi su un doppio binario: quello televisivo, che alimenta il dibattito pubblico, e quello giudiziario, che prova a mettere ordine tra testimonianze, intercettazioni e vecchie lacune d’indagine.

Una certezza, però, c’è: nulla è più scontato.

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