I tempi difficili dei garantisti
Continuano le evasioni da permessi premio e la voglia di dire "buttate via la chiave" è tanta. Mentre la politica si occupa dell'emergenza carceri solo per difendere Alemanno. Ma non bisogna cedere all'istinto. Il commento
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I tempi difficili dei garantisti
Sono tempi difficili per i garantisti. Quelli che non invocano le manette, e quando vedono il carcere provano sempre un moto di orrore per le condizioni dei detenuti. Perché - ripetiamolo ad alta voce - il livello di civiltà di un Paese si vede proprio da come vengono trattati i colpevoli, gli ultimi. E poi figurarsi se in carcere una buona parte di chi è trattenuto è in attesa di giudizio, quindi magari anche non colpevole. Tra questi garantisti, così mettiamo subito un freno a voglie giacobine, c'è il nostro presidente della Repubblica. Sono tempi difficili, per i garantisti, perché continuano le evasioni da permessi premio, o casi come quello di De Maria, che si è gettato dal Duomo dopo aver accoltellato un collega mentre era in permesso di lavoro. La voglia di dire "buttate la chiave" è tanta, e sarebbe la risposta più semplice. Come sarebbe la risposta più semplice la legge del taglione.
Perchè non bisogna cedere all'istinto di dire "buttate via la chiave"
Eppure da duemila anni a questa parte, per chi è credente da quando è apparso Cristo, la cosa più difficile ma più giusta è il perdono, è l'aiuto al cambiamento positivo. Non la sola e semplice punizione. Le nostre leggi parlano di rieducazione, anche se poi le carceri sono piccoli lager nei quali si perpetua l'ingiustizia e la violazione delle leggi, quelle - appunto - che parlano di rieducazione. E fa ridere la politica che si occupa di un suo simile, Gianni Alemanno, proprio perché suo simile. Le battaglie andrebbero fatte ogni giorno, a partire dall'istinto tutto social di dire: "Buttate via la chiave". Anche quando questa sarebbe la risposta più scontata, più istintiva. Perché l'istinto è degli animali, mentre noi - e pure loro, i detenuti - siamo esseri umani.
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