Il conclave delle scommesse

Tutto si riduce a scommessa perché questo semplifica, polarizza, mette da una parte i vinti e dall'altra i vincitori. Anche la scelta del nuovo pontefice

di redazione

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Il conclave delle scommesse

E così, via al conclave. Tutti col fiato sospeso, non si parla d'altro. Forse è giusto in questo modo, perché nella modernità tutto si riduce a scommessa. "Scommetto che sarà un italiano, no un africano, no un asiatico, no un conservatore americano". Tutto si riduce a scommessa perché questo semplifica, polarizza, mette da una parte i vinti e dall'altra i vincitori. Eppure io ricordo quando venne scelto Bergoglio. Ero in televisione, stavo lavorando a Telelombardia insieme a Roberto Poletti. Scelsero il Papa, e la piazza non capiva chi fosse questo cardinale argentino che avrebbe vestito di bianco e influenzato il nostro tempo. Si pensava sarebbe stato scelto con una lunga e complicata serie di votazioni, e invece la fumata bianca arrivò subito. Sorprese, sorprese. Così come quando venne scelto un Papa polacco, di un mondo sconosciuto al romacentrismo imperante. Perché la traduzione di cattolico è letteralmente universale, e questo è vero da almeno cinquant'anni, da Giovanni Paolo II in poi. Ora dicono che verrà scelto per forza giovedì, svelti svelti. Perché così ci si aspetta. Magari sarà vero. E però non c'è niente di più noioso, per me, che fare scommesse. Perché leva ogni tipo di complessità, ogni sfumatura e colore. E pure ogni tipo di spiritualità riducendo la scelta di un pontefice a un mero gioco di potere.

PS. A proposito. Non sarà sicuramente importante quanto il conclave, ma a Milano venerdì dalla mattina alla sera ci sarà Direzione Nord, la kermesse di eventi arrivata alla sua 25esima edizione. Che alle 19 proporrà un bel dibattito tra Lupi, Majorino, Conte, Alparone e Pirovano, moderato dal caporedattore del Corriere Marco Castelnuovo. Imperdibile: via Pantano 9, alle 19, il 9. Non si può sbagliare.

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