IL MURO ITALIA: la protezione gratuita dei più deboli

Questa storia ci insegna che c’è sempre qualcuno che riesce a fare ancora del bene

di Carmela Galeone
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IL MURO ITALIA: la protezione gratuita dei più deboli

Questo è il racconto di una favola tutta italiana nata nel periodo del covid ma diventata concreta realtà su tutto il territorio. Lui è Primo Manlio Cimino, classe 89’, residente a Cosenza, figlio di un medico di famiglia e psicoterapeuta, che ha dedicato la sua intera vita ai più deboli, e di un’architetto, spesso impegnata fuori casa per lavoro ed è proprio per le vicissitudini familiari che Manlio ha passato molte delle sue giornate nello studio medico con il padre, a contatto con la sofferenza fisica ma anche mentale sei pazienti.

In quelle giornate, dalla stanza accanto, quel ragazzino ascoltava le sedute del suo papà con i pazienti e proprio questo ha fatto accendere in lui, la fiammella magica dell’empatia, dell’ascolto dedicato, della voglia di aiutare il prossimo e il più debole senza aspettarsi nulla in cambio.

Alcuni anni dopo, i social hanno fatto il resto e Manlio ha iniziato a postare e commentare le storie dei più deboli; giorno dopo giorno i seguaci crescevano e sempre più persone commentavano, fino a quando, nel pieno del periodo covid, rispondendo con un pensiero personale ad un video di una donna che gli chiedeva cosa pensasse di un episodio su violenza domestica, la viralità di TikTok ha dato il via ufficiale a: “l’apertura del multiverso”, per usare le parole di Manlio.

In poco tempo ha iniziato a ricevere richieste di aiuto da parte di moltissime donne che erano vittime di violenza e avevano bisogno di supporto psicologico, legale, medico. Manlio ha attivato la sua rete di conoscenze ed ha iniziato ad indirizzare i richiedenti dai suoi “amici” professionisti, gratuitamente.

Da lì a pochi giorni, si sono susseguiti anche messaggi di professionisti che volevano donare la loro professionalità in supporto dei più deboli. La rete sociale che si è creata e diramata in tutta Italia è diventata il MURO, modificato, poi, in MURO ITALIA, per distinguerla dalle reti di aiuto attivate in Germania e in Francia.

Il termine MURO ha un suo significato specifico, per l’ideatore, ovvero: “Vieni qui perché oltre il muro nessuno può fati del male; qui sei protetto e verrai aiutato. Questo è davvero un riparo” (cit. Manlio).

Oggi, questa grande famiglia nazionale ha un canale Telegram, suddiviso in molte stanze, in cui convergono diversi professionisti e chiunque abbia bisogno di aiuto può entrarci e, dopo un colloquio di primo ascolto con i moderatori, viene indirizzato dal professionista più consono alla situazione di disagio vissuta. Nessuno ha mai investito o investe denaro, l’aiuto è spontaneo e gratuito.

Ma, la domanda sorge spontanea: “Come si fa gestire questo multiverso che hai creato?” e, la risposta è diretta e breve: “c’è una organizzazione maniacale del tempo personale e lavorativo. Le giornate iniziano alle tre del mattino, senza se e senza ma, tutti i giorni, e fino alle cinque mi occupo di leggere tutte richieste che arrivano su tiktok, poi, le smisto ai moderatori o direttamente ai professionisti, in base al caso, di cui mi fido moltissimo affinché si attivino le procedure di aiuto attraverso il canale Telegram”.

In termini di numeri, questo impero ha visto arrivare circa 10.000 persone, con diverse motivazioni. Nello specifico: il  4% ( circa 400 utenti ) sono state richieste di assistenzialismo, ovvero richieste di beni di prima necessità o vestiti; il 12% ( circa 1200 utenti ) erano in realtà mitomani, che hanno raccontato storie inventate, pur di calamitare delle attenzioni; 24% ( circa 2.400 utenti ) donne ex vittime di violenza, che si sono avvicinate al progetto, per trasferire la loro esperienza e stimolare a non rimanere nella stessa situazione; il 5% ( circa 500 utenti ) professionisti che si sono avvicinati, mossi dal desiderio di aiutare, alcuni sono rimasti altri sono poi andati via; il 2% ( circa 200 utenti ) aguzzini che erano entrati per continuare la loro opera violenta di stalkeraggio; il 13% ( circa 1300 utenti ) donne attualmente vittime di violenza ( di queste 1300 persone , sono attualmente 18 i casi di persone che abbiamo preso da casa e trasferite in altre regioni);  21% ( circa 2100 utenti ) si sono avvicinate per chiedere supporto nel cercare una casa oppure lavoro; 12% ( circa 1200 utenti ) si sono avvicinati per parlarci dei problemi riguardanti i figli, soprattutto deficit cognitivo comportamentali; 7% padri separati che subivano violenze o che stanno subendo ingiustizie da parte delle ex compagne in merito all’affidamento dei figli.

C’è ancora moltissima strada da fare e, proprio per questo, nelle prossime settimane, IL MURO ITALIA diventerà un’associazione culturale no profit che ha intenzione di presentarsi presso i comuni e chiedere supporto concreto per un progetto grande e nobile: riqualificare e far rinascere borghi spopolati in cui chi richiede aiuto al MURO può andare a vivere e ricominciare, per il tempo necessario, lavorando su due piani: fornire lavoro e protezione.

Questa storia ci insegna che, per una parte dell’Italia che ha dimenticato il momento storico ed economico del ceto medio, c’è sempre un’altra parte che, seppur non istituzionale, riesce a fare ancora del bene ed impegna tempo ed energie per i più deboli.

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