Insulti sessisti alla figlia di Staffelli. Trapper a processo per una canzone

La 25enne figlia del conduttore ha denunciato il coetaneo rapper per alcuni versi che incitavano alla violenza sessuale

Di Redazione Cronache
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Rebecca Staffelli, la figlia di Valerio il re dei tapiri di Striscia, star a Radio 105 e sui social
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"Con la sua canzone incitava a violentarmi". Insulti sessisti alla figlia di Staffelli, il trapper Mr. Rizzus a processo

"Sc....e la figlia di Staffelli". Nel 2019 Rebecca Staffelli, ora speaker radiofonica, si era vista taggare su Instagram il video da parte di un nickname sconosciuto che canticchiava la frase ingiuriosa invitando tutti a seguire l'indicazione data da Mr. Rizzus in una sua canzone.

Ora il trapper, Simone Rizzuto e il ragazzo identificato dal nickname, il giovane di Tirano in provincia di Sondrio Simone P., sono coimputati di diffamazione in un processo al Tribunale di Monza. Il trapper ha chiesto il rito abbreviato, che si terrà a fine gennaio, mentre il coimputato ha scelto il dibattimento davanti al giudice monocratico. Rebecca Staffelli si è costituita parte civile e questo pomeriggio, accompagnata dal padre Valerio Staffelli, inviato di Striscia la Notizia, è arrivata in Tribunale per essere sentita in aula.

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"Non sapevo esistesse questa canzone di Mr. Rizzus contro le donne, gli sbirri e la giustizia e l'ho scoperto quando sono stata taggata su Instagram da questo sconosciuto che cantava la frase su di me complimentandosi con Mr. Rizzus - ha raccontato la parte civile - Una minaccia alla violenza che ha scatenato in me molta paura perché incitava altre persone a farmi del male ed è stata seguita da insulti e minacce di altri che avevano condiviso a catena, perché l'unione fà la forza anche per le cose negative. Ho dovuto cambiare casa, cambiare i vetri dell'auto per non essere riconosciuta, avevo paura di uscire da sola, quando uscivo dalla radio da sola la sera tardi o qualcuno mi seguiva in auto per strada ho dovuto allertare le forze dell'ordine".

Il ragazzo di Tirano non si è mai presentato al processo e il suo difensore nega che dietro il nickname che ha taggato il video ci fosse veramente l'imputato, come invece ricostruito dalle indagine della polizia postale dopo la denuncia della vittima. Si torna in aula a metà gennaio.