Italia travolta dal maltempo, l'esperto lancia l'allarme: “Temporali sempre più violenti, ora prepariamoci al peggio”
Con l’Italia di nuovo in ginocchio per il maltempo, il climatologo Luca Mercalli interviene per fare chiarezza sull’origine e i rischi dei fenomeni estremi che stanno colpendo il Paese
Italia travolta dal maltempo, Mercalli: "Il cambiamento climatico è il grande amplificatore di ogni disastro"
Nelle ultime ore violente piogge hanno colpito parte dell'Italia, provocando crolli, esondazioni e centinaia di sfollati. A Brazzano di Cormons (Gorizia) una frana ha travolto tre abitazioni: una persona è stata estratta viva, mentre due risultano disperse. Nel Goriziano il fiume Torre è esondato, costringendo 300 residenti a rifugiarsi sui tetti. Situazione critica anche in Liguria, tra smottamenti e strade interrotte, e in Toscana, dove i temporali hanno riversato oltre 200 millimetri di pioggia in poche ore. Un bollettino che ormai si ripete quasi a ogni mese.
Ma cosa sta succedendo al nostro Paese? È davvero tutta colpa della crisi climatica? E, soprattutto, quanto siamo preparati ad affrontare una stagione di eventi estremi che appare sempre meno eccezionale? Per capire che cosa sta accadendo, perché questi fenomeni stanno accelerando e quali misure d’emergenza servono ora, Affaritaliani.it ha intervistato Luca Mercalli, climatologo e divulgatore scientifico italiano, noto al grande pubblico per la partecipazione alla trasmissione Che tempo che fa.
Le frane nel Goriziano, l’allerta arancione in Liguria, i danni in Toscana: stiamo assistendo agli effetti diretti della crisi climatica oppure c’è altro dietro questa escalation di eventi estremi?
“Non c’è nulla di nuovo negli eventi in sé: le piogge autunnali ci sono sempre state, solo che oggi la crisi climatica le amplifica in modo evidente. Il Mediterraneo è più caldo di circa un grado rispetto a quanto dovrebbe essere e questo significa più evaporazione, più energia in gioco, più umidità pronta a trasformarsi in pioggia. In questi giorni abbiamo avuto temperature superiori alla media un po’ ovunque e questo ha alimentato temporali molto intensi, soprattutto in Friuli e in Liguria, temporali che si sono fermati per ore sulle stesse zone generando i nubifragi che abbiamo visto.
Quindi sì, la crisi climatica è un aggravante molto forte, anche se non l’unica causa. Le piogge autunnali ci sono sempre state, ma oggi diventano più intense e frequenti. Ormai non passa mese senza un evento estremo: dalla Sicilia a Milano, dalla Toscana al Friuli, è una sequenza continua”.
Le precipitazioni intense concentrate in poche ore stanno diventando la regola: è una nuova normalità destinata a peggiorare?
“Questa è la normalità e il motivo è semplice: con temperature più alte le precipitazioni diventano più violente. Il cambiamento climatico amplifica un problema che già esisteva e lo rende molto più gravoso. Una piena che ti entra in casa una volta in cinquant’anni è un conto, averla quasi ogni anno è un altro. Diventa un peso enorme per l’economia, per le famiglie, per la Protezione civile, per le assicurazioni. Se continuerà a fare sempre più caldo, la tendenza sarà purtroppo destinata a peggiorare”.
Quali sono oggi le aree più fragili d’Italia e perché proprio lì il territorio cede così rapidamente di fronte alla pioggia?
“La verità è che non c’è una zona d’Italia al riparo. A turno tutte le regioni vengono colpite. Una delle cause principali è il consumo di suolo: abbiamo cementificato in modo esteso e disordinato, spesso costruendo su piane alluvionali o in aree fragili dal punto di vista idrogeologico. Molte di queste zone avrebbero bisogno di respirare, di assorbire acqua, mentre oggi sono ricoperte di asfalto e cemento. E un suolo impermeabile si allaga molto più facilmente”.
Cosa dovrebbe fare subito il nostro Paese per evitare che ogni ondata di maltempo si trasformi in un disastro? Quali interventi urgenti non sono più rimandabili?
“Le priorità sono due. La prima è portare avanti con decisione la legge contro il consumo di suolo, perché continuiamo a cementificare a ritmi incredibili. L’ultimo rapporto ISPRA, uscito da pochissimo, dice che consumiamo 2,7 mq al secondo e la cosa più assurda è che costruiamo ancora persino nelle aree classificate ufficialmente come zone a rischio inondazione. È incredibile, ma dai dati emerge chiaramente.
La seconda priorità è investire seriamente nell’adattamento al cambiamento climatico: mettere fondi per rinaturalizzare i territori, sistemare gli argini, creare vasche di espansione, fare manutenzione vera. Molto più urgente di tante altre spese. Da domani, tra l’altro, ci sapetta un brusco calo delle temperature, con i primi geli in pianura al Nord. Ma una settimana fredda a fine novembre non annulla i danni causati dal caldo e dalle piogge estreme delle ultime settimane: quello è un problema che ci accompagnerà sempre più spesso durante tutto l’anno”.