Alfonso Signorini, dalle trasferte a Cuba al ruolo di mediatore tra Renzi e Berlusconi: le confessioni del conduttore tv
Dalla noia per il gossip alle confessioni sulla sessualità, passando per un ruolo segreto da mediatore tra Renzi e Berlusconi: le confessioni di Alfonso Signorini
Dal gossip alla politica: il lato inedito di Alfonso Signorini
In una recente intervista concessa a D – La Repubblica delle Donne, Alfonso Signorini si è aperto ad alcune confessioni molto personali. Inizia col criticare il vecchio gossip, ormai troppo noioso: "Quel mondo mi diverte sempre meno. Insomma, se a 61 anni fossi ancora lì a entusiasmarmi per l'uomo nuovo della Rodríguez mi metterei tristezza da solo, la stessa che mi trasmettono certi coetanei che ballano sui tavoli a Saint-Tropez".
Ha affermato, poi, di voler cambiare direzione e di proporsi come una voce autorevole nella divulgazione culturale: "Se c'è da spettegolare non mi tiro indietro... Diciamo che il termometro della mia curiosità si è spostato e vorrei crescere un po'. Anche perché credo di avere parecchie frecce al mio arco: ad esempio, sarei un ottimo divulgatore culturale."
Poi una confessione molto intima: "Scheletri nell'armadio non ne ho e quindi dico tutto ciò che mi pare interessante e costruttivo. Quelle trasferte erotico-professionali a Cuba hanno affinato la mia sessualità e la mia affettività. Ci andavo a spese del giornale, è vero, ma insieme agli amanti racimolavo i servizi: intervistai Aleida Guevara, figlia del Che. E trovai il pescatore che ispirò Ernest Hemingway per Il vecchio e il mare. Mi raccontò che erano stati amanti. Fu uno scoop internazionale".
E ancora ha continuato: "A Cuba ebbi il mio primo uomo: si chiamava Ulisse e io mi sentivo Penelope. Per anni sono stata una donna diversa in ogni isola. E all'occorrenza, mi trasformavo anche nelle scrofe della maga Circe".
Infine, una rivelazione del tutto inedita e segreta: "Quando Renzi divenne presidente del Consiglio feci da mediatore tra lui e Berlusconi: ci incontravamo in gran segreto all'Hotel Bernini, a Roma, per discutere del Patto del Nazareno e altre questioni vitali del Paese. Traducevo Berlusconi a Renzi ma soprattutto viceversa. Purtroppo, non ne venne fuori nulla di concreto. Perché scelsero me? Perché è più facile riporre fiducia in un mediatore che si presta per pura passione, piuttosto che in un faccendiere che lo fa di mestiere".