Manager / Sergio Cragnotti, da Montedison alla Lazio e al crac Cirio: chi è l’uomo che rivoluzionò calcio e finanza

Dalla gloria sportiva alla rovina finanziaria: la parabola di Sergio Cragnotti tra i successi con la Lazio e il crac Cirio che colpì migliaia di risparmiatori

di redazione economia

Sergio Cragnotti

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Sergio Cragnotti, tra scudetti e crac: la storia del visionario romano

9 gennaio 1940, nel cuore dell’Appio-Latino, dove l’odore di pane fresco e benzina delle Lambrette si mescolava nelle strade, nasce Sergio Cragnotti. Figlio di una Capitale in pieno fermento postbellico, studia Economia e Commercio e muove i primi passi nella Calce e Cementi Segni, addetto alla contabilità.

All’inizio sembra una carriera destinata a restare tra fatture e registri, ma Cragnotti ha un talento: fiuta le occasioni prima degli altri. Così, quando si apre la porta per il Brasile, lui non esita. Atterra a San Paolo per lavorare alla Cimento Santa Rita e lì diventa "Serginho", il manager italiano che in pochi anni conquista la fiducia di Serafino Ferruzzi, patriarca del gruppo agroalimentare di Ravenna, che gli affida le attività brasiliane.

Quando Ferruzzi muore in un incidente aereo nel 1979, la guida passa al genero Raul Gardini. È lui a riportare Cragnotti in Europa, prima in Francia, poi a Milano, dove il romano inizia la scalata alla Montedison. Da vice presidente ad amministratore delegato il passo è breve: nel 1989, con la fusione tra ENI e Montedison, nasce Enimont e Cragnotti ne diventa Ceo. L’operazione in Borsa è rapida e aggressiva, ma la scalata privata guidata da Gardini entra in rotta di collisione con lo Stato.

Nel 1991 Cragnotti lascia Enimont con una liquidazione da 80 miliardi di lire, una cifra che diventa la base di lancio per la sua avventura più ambiziosa: fonda la Cragnotti & Partners Capital Investment NV, merchant bank specializzata nell’acquisto di aziende sottovalutate da rilanciare. In pochi anni accumula un portafoglio che spazia dalla brasiliana Bombril, regina dei detergenti, alla canadese Lawson Mardon, leader negli imballaggi, fino a gioielli italiani come Brill e Polenghi Lombardo, quest’ultima sottratta al concordato della Federconsorzi.

È un collezionista di imprese, un predatore di mercato capace di chiudere affari complessi con il sorriso di chi sa di aver vinto la partita. Poi, nel 1992, il colpo di scena: il calcio. Il 20 febbraio acquista la S.S. Lazio per 38 miliardi di lire. Pochi giorni dopo siede sulla poltrona di presidente e lancia un mercato da capogiro: Gascoigne, Signori, Winter. La Lazio diventa una squadra da sogno e in undici anni di gestione porta a casa uno scudetto, due Coppe Italia, due Supercoppe italiane, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa UEFA.

Nel 1998 Cragnotti compie un’altra mossa storica, poorta la Lazio in Borsa, prima squadra italiana a farlo. All’inizio le azioni volano, ma la parabola discendente è dietro l’angolo. Gli stipendi iniziano a tardare, i conti peggiorano, il titolo crolla a meno di 30 centesimi. Intanto, lontano dagli stadi, cresce l’impero Cirio. Nel 1994, dopo essere entrato nella controllante Sagrit, Cragnotti diventa azionista unico della Finanziaria Cirio–Bertolli–De Rica.

Compra centrali del latte in mezza Italia, fonda Eurolat, porta in casa il marchio Del Monte Royal Foods. All’alba degli anni Duemila Cirio è un gigante dell’agroalimentare, ma la struttura si regge su un debito colossale. Tra il 1999 e il 2002 vengono emessi nove bond per oltre un miliardo di euro, venduti soprattutto a piccoli risparmiatori. Nel 2002 arriva il default. Oltre 35mila famiglie restano intrappolate nel crac, uno dei più clamorosi della storia italiana.

Nel 2003 Cragnotti viene indagato per bancarotta fraudolenta, nel febbraio 2004 viene arrestato nella sua tenuta di Montepulciano e portato a Regina Coeli. Esce dopo pochi mesi, ma il lungo iter giudiziario è solo all’inizio. Nel 2011 il Tribunale di Roma lo condanna a nove anni di reclusione, riconoscendolo come il "dominus" del gruppo Cirio e consapevole delle alterazioni di bilancio.

L’appello riduce la pena a otto anni e otto mesi, la Cassazione nel 2017 annulla in parte per il caso Bombril, ma nel 2019 arriva una nuova condanna: cinque anni e tre mesi per bancarotta patrimoniale. Nel marzo 2021 la sentenza diventa definitiva.

Oggi Sergio Cragnotti ha superato gli ottant’anni e il suo nome resta una ferita aperta per molti e un ricordo indelebile per altri. Per i tifosi laziali è l’uomo dello scudetto e delle notti europee, per i risparmiatori colpiti dal crac Cirio è il simbolo di una finanza spregiudicata che ha bruciato fiducia e risorse.

Negli ultimi anni è riapparso in occasione di eventi legati alla Lazio, al fianco del figlio Massimo in nuovi progetti calcistici. Di lui il GIP diceva “pericoloso”, Raul Gardini lo considerava capace di spuntare sempre il prezzo migliore. Forse entrambi avevano ragione: Cragnotti è stato insieme visionario e avventuriero, uomo capace di scalare vertici e precipitare nei baratri.

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