Porto di Talamone, i lavori di trasformazione affidati a un big delle infrastrutture. Così Orbetello "regala" il sito ai livornesi
Nuovo scoop di Affaritaliani sulla vicenda del molo della Maremma. Il 70% della srl in corsa per la trasformazione dell’approdo talamonese sarà ceduto a un gigante delle infrastrutture portuali
Porto di Talamone
Sconfessata la promessa del Comune orbetellano di voler tutelare gli operatori locali
Un altro colpo basso, ancora più roboante, sul Porto di Talamone. Un’altra manovra segreta che corre il rischio di scippare definitivamente i 900 posti barca alla comunità della piccola cittadina balneare in Toscana. Un nuovo blitz, insomma, dopo quello di Ferragosto 2024, quando il comune di Orbetello approvò in gran segreto il bando e il progetto per il rifacimento dell’approdo del Gioiello della Maremma, con la prevista trasformazione in porto turistico.
La mossa dell’amministrazione orbetellana guidata dal sindaco Andrea Casamenti – che Affaritaliani ha scoperto per primo e ha poi seguito sistematicamente negli scorsi mesi – era di fatto finalizzata ad assegnare l’appalto, con tutte le 19 concessioni per i pontili, alla neonata società Porto Turistico di Talamone. Una piccola srl con 50 mila euro di capitale (poi portato a 550mila, ma sottoscritto solo in parte) costituita da alcuni imprenditori locali lo scorso anno, dietro la quale c’era la regia dell’avvocato di Grosseto Luciano Serra. Ed è stato proprio Serra, poche settimane fa, a rendere pubblico l’ingresso del gruppo Sales di Livorno nella compagine societaria. Una comunicazione dai toni enfatici, quella diffusa attraverso l’associazione di categoria Assonat, che, adesso, siamo in grado di arricchire e completare con tutti i dettagli riservatissimi degli accordi fra i soci e la stessa Sales.
Accordi che, qualora la società Porto Turistico dovesse ottenere il progetto al termine della vertenza legale (la prima battaglia al Tar di Firenze è stata vinta dal Consorzio Il Molo di Talamone, il 2 dicembre è in agenda l’udienza al Consiglio di Stato a Roma per l’appello), consegnerebbero la darsena talamonese nelle mani di una società di Livorno. Con buona pace degli interessi degli imprenditori locali e delle dichiarazioni della giunta di Orbetello, che ha sempre dichiarato di voler tutelare il territorio e, soprattutto, chi già oggi lavora grazie ai posti barca oltre che al cosiddetto indotto (cantieri, rimessaggi, concessionari).
L’ingresso di un grande socio, di rilievo internazionale, sconfessa la narrazione del sindaco Casamenti e del suo assessore Luca Teglia, insomma. Le carte riservate di cui Affaritaliani è in possesso, infatti, rivelano tutti i dettagli dell’operazione architettata da Serra. Il gruppo Sales, al momento, è entrato nella Porto Turistico di Talamone con una piccola quota, pari al 5% del capitale sociale. Ma tutti i soci, ad aprile scorso, hanno approvato all’unanimità la cessione «in una seconda fase del 70% della società in cambio dei lavori relativi alla zona Sud del porto (cioè la parte dove operano gli attuali soci, ndr), con uno sconto significativo sui prezzi di mercato». Di fatto, la gigantesca operazione imprenditoriale che tanto piace a Casamenti e Teglia si ridurrebbe a una mera trattativa commerciale tra piccoli imprenditori e un grande player del settore portuale italiano.
D’altra parte, con appena il 30% delle quote, i soci fondatori della Porto Turistico non avrebbero alcun peso nelle decisioni oltre che nella gestione del molo e si garantirebbero solo una piccola parte di eventuali, futuri dividendi. Spetterà alla Sales, del resto, la maggior parte dell’investimento, specie se si guarda all’attuale situazione finanziaria della srl, che ha chiuso il bilancio 2024 in perdita di quasi 8mila euro e in cassa si trova appena 24mila euro. Una situazione che, complessivamente, lascia un velo opaco su tutta la manovra.
Non è tutto. La Sales, stando a quanto riportato nei carteggi segreti, si è impegnata con i soci della Porto Turistico di Talamone «a fornire garanzie per l’ottenimento della concessione». Un impegno singolare, se si tiene conto, come accennato, che la questione delle concessioni demaniali viaggia parallelamente alla gara per la trasformazione del porto, che è oggetto di un contenzioso amministrativo. Senza dimenticare che il Consorzio il Molo – che ha vinto il primo round dinanzi ai giudici – ha comunque presentato un suo progetto alternativo.
Di qui, un dubbio: perché la Sales dovrebbe essere così sicura dell’esito finale del contenzioso, al punto da poter fornire non meglio precisate garanzie a un sui partner, un soggetto privato, per una concessione la cui titolarità è pubblica ovvero del Comune di Orbetello?
C’è da dire che il dossier del contenzioso ha creato frizioni nel corso dell’ultima assemblea. Il socio Circolo Vela Libera, infatti, aveva presentato un parere, dell’avvocato Ranalli, che sconsigliava il ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar dello scorso febbraio (favorevole agli operatori esclusi, i soci del Consorzio il Molo). Ma «l'assenza di ricorso metterebbe a rischio il valore della società Porto Turistico di Talamone, compromettendo la sua esistenza» si legge nelle carte societarie.
Come dire: ricorso obbligatorio o salta tutto per aria. Una questione che avrebbe dovuto essere discussa tra Ranalli e l’avvocato della srl, che, però, «non si è reso disponibile a un confronto diretto». Il legale in questione è Serra, il quale, comunque, per assistere la società Porto Turistico di Talamone, ha chiesto un compenso di 15mila euro a fronte di onorari di mercato che oscillano tra i 40mila e i 50mila euro, come spiegato dal presidente della società, Marco Cristofari.
Che il clima nella compagine societaria sia rovente è emerso plasticamente anche rispetto a un altro tema. Uno dei soci, Valentini, sempre nel corso dell’ultima assemblea, ha chiesto di portare da tre a cinque il numero dei membri del consiglio di amministrazione. Questione stoppata dalla vicepresidente (e socia) Elena Lambrilli della Blue Navy, la quale «non ritiene necessario un incremento». Posizione supportata dal consigliere e socio di maggioranza relativa, Antonio Orlandi, secondo cui «i membri attuali del cda rappresentano già il 60% della società, e che un ulteriore aumento potrebbe indebolire la coesione dell’assemblea». Dissidi e malumori, insomma. Che saranno azzerati non appena la Sales farà scacco matto su Talamone.