Medicina, proteste sullo stop al numero chiuso: la sanità italiana è miope

Dai medici disoccupati alle aule insufficienti, montano le polemiche sullo stop al numero chiuso: riflesso di una sanità sempre più fragile e un Paese miope

di Ezio Pozzati
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Cronache

Medicina, proteste sullo stop al numero chiuso: la miopia della sanità italiana 

Budgeting: questo termine si riferisce all'intero processo di programmazione, di preparazione, di controllo, di rapporti, di impiego e di procedure connesse al budget (I budget – Glenn A. Welsh – Franco Angeli/Azienda moderna). Perché questa apertura? Per sottolineare la miopia congenita di una classe dirigente e di una classe corporativistica che nulla ha a che vedere con la programmazione. Per non fare torto all'intelligenza delle persone mi sono rivolto a CHATBOT per sapere quanti medici mancano o mancheranno nei prossimi anni e di quali specializzazioni necessitiamo ecco la risposta:  da qui al 2025, mancheranno almeno 16.500 medici specialisti in Italia.

Le carenze maggiori riguarderanno le seguenti specializzazioni:
    1.    Medicina d’Emergenza e Urgenza: 148 medici. 
    2.    Pediatria: 132 medici. 
    3.    Cardiologia: 74 medici. 
    4.    Psichiatria: 71 medici. 
    5.    Radiodiagnostica: 64 medici. 
    6.    Anestesia e Rianimazione: 62 medici. 
    7.    Chirurgia Generale: 53 medici.

Ora c'è sempre qualcuno che è contrario al numero chiuso nelle varie facoltà interessate e sapete quali sono le motivazioni? La prima arriva dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli: “Siamo nettamente contrari, e questa non è assolutamente una norma di buon senso: eliminare il numero chiuso a Medicina significa che fra 10 anni, il tempo necessario per formare un medico, avremo una pletora di laureati che non avranno possibilità di trovare un posto di lavoro come medici. Produrremo solo dei disoccupati“.

La seconda la si vuole far passare come “problema tecnico”, ossia: aule insufficienti, pochi professori e poco spazio, ma se fino a ieri, grazie al COVID19 si è potuto assistere alle lezioni a distanza, fare gli esami a distanza ecc. perché non è possibile farlo ancora adesso? Ora per quanto riguarda il discorso dei possibili “disoccupati” faccio notare che in Italia grazie a questa miopia stanno arrivando, importati, dai Caraibi medici per tappare i buchi della mancata programmazione, inoltre non è detto che tutti i laureati in medicina debbano per per forza esercitare, c'è chi si è riciclato nel mondo dell'informazione scientifica, chi è giornalista (leggi Gigi Marzullo laurea in Medicina e Chirurgia, ma non ha mai esercitato) chi fa l'imprenditore e non solo nel mondo sanitario ecc. Ma la domanda che rivolgo a chi è contrario allo stop al numero chiuso è: perché sei tanto preoccupato di questo indirizzo?

Anche con altre lauree si possono esercitare altre professioni, ho amici laureati in giurisprudenza che sono Comandanti di Polizia Municipale, laureati in ingegneria che lavorano nel campo assicurativo, laureati in filosofia che fanno gli agricoltori ecc., non voglio scendere nel volgare, ma a te “che te ne frega?”. Non mi pare neanche Costituzionale vedi artt. 3, 33 e 34, poi se vogliamo rincarare la dose la “politica” ha inventato l'intramoenia, cioè le prestazioni dei medici, fuori dal regolare orario di lavoro, ma che svolgono la loro attività all'interno delle strutture ambulatoriali e diagnostiche pubbliche, naturalmente a pagamento! Per una radiografia di solito occorrono 15 giorni, ama a pagamento “anche per ieri”.

Allego un grafico del tasso di occupazione dei giovani in età 15-34 anni per titolo di studio (a 1-3 anni dal conseguimento del titolo), 2021.  Fonte: ns. el. su dati Eurostat.


 

Non mi dilungo oltre, anzi vi ricordo questo articolo: Collasso sanità, i pronto soccorso nel caos. E a medicina c'è il numero chiuso pubblicato su Affaritaliani.it Affaritaliani.it Chiudo con un pensiero di Oscar Wilde: “Sono fin troppo consapevole del fatto che si vive in un'epoca in cui solo gli ottusi sono presi sul serio e io vivo nel terrore di non essere frainteso”.