"Non mi faccio fregare dalla Procura". Storie di "mazzette" in Regione Puglia

Le indagini della Finanza hanno rivelato un sistema corrotto radicato nel tempo. Anche se alcuni attori chiave sono stati pensionati, le indagini continuano

Di Redazione Cronache
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Storie di "mazzette" in Regione Puglia

Nel tumulto dei corridoi degli uffici del settore Attività Estrattive in via Gentile, nel novembre 2019, un imprenditore si aggirava, consegnando documenti e una busta chiusa - si suppone contenente una mazzetta - a un funzionario della Regione Puglia.

Come scrive Repubblica, questo atto non è sfuggito all'occhio vigile dei finanzieri, che li hanno sorvegliati tramite una microcamera piazzata sul soffitto, mentre altri monitoravano intercettazioni telefoniche e ambientali.

Tra i protagonisti di queste conversazioni, emergono le parole del funzionario Vincenzo Rinaldi, ora sotto indagine insieme ad altre 14 persone per corruzione e truffa, un caso che ha portato i fratelli Alfonso ed Enzo Pisicchio agli arresti domiciliari.

Rinaldi sembrava ben conscio dell'indagine in corso già all'epoca, tanto da tentare di organizzare un'azione di depistaggio: "Io non mi faccio fregare", si difendeva, cercando di complicare i controlli. Tuttavia, le sue manovre non sono passate inosservate e il pm Claudio Pinto ha richiesto il suo arresto, benché non sia stato concesso dalla gip Ilaria Casu, dato che nel frattempo Rinaldi è andato in pensione.

Le indagini della Finanza hanno rivelato un sistema corruttivo radicato nel tempo, all'interno del quale persone indagate sembravano avere accesso a informazioni riservate. Questo ambiente di sospetto è stato ulteriormente alimentato da episodi come il messaggio del governatore Michele Emiliano ai fratelli Pisicchio, suggerendo le dimissioni dall'Arti, forse in previsione dell'accelerazione dell'inchiesta a loro carico.

Il clima di omertà in Regione Puglia, scrive Repubblica, rispetto a presunti illeciti non è una novità, come dimostrano diverse inchieste. Tuttavia, nella vicenda delle cave, si è assistito a una rottura di questa omertà, con denunce da parte di aziende e ex dirigenti, come Barbara Valenzano. Quest'ultima, nel 2019, ha denunciato un presunto caso di estorsione da parte di un funzionario che chiedeva denaro agli imprenditori per evitare controlli sulle polizze fideiussorie.

Le intercettazioni hanno confermato sospetti di un sistema corrotto, in cui un broker emetteva fideiussioni false e un funzionario chiudeva un occhio sui controlli, garantendo agli imprenditori le autorizzazioni per le attività estrattive. Il denaro illecito guadagnato veniva diviso tra i due complici, come evidenziato da conversazioni in cui si contavano banconote e si discuteva di percentuali da versare.

Anche se alcuni attori chiave sono stati pensionati, le indagini continuano, poiché si sospetta che il sistema corrotto abbia ancora radici profonde negli uffici delle cave. La lotta contro la corruzione in Regione Puglia è ancora lunga, ma queste inchieste rappresentano un passo avanti nella ricerca della trasparenza e della legalità.