Occupazioni abusive della Pa, cambia tutto. La giustizia ribalta il calendario, l'avvocato non ha dubbi: "Partita aperta fino al 2031"

L'intervista all'avvocato Marco Palieri

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Avvocato Palieri, in un’intervista di un paio di anni addietro, lei indicava il 30 giugno 2023 come termine ultimo per poter agire contro le occupazioni illegittime della Pubblica Amministrazione. Una sentenza del TAR Campania di qualche mese fa ha cambiato le carte in tavola?

Direi proprio di sì. Una sentenza del T.A.R. Salerno di quest’anno ha ridefinito il dies a quo per il decorso del termine di usucapione ventennale, spostando la scadenza al 6 luglio 2031. Otto anni in più per i proprietari.

Su quali basi giuridiche?

Il TAR ha applicato rigorosamente i principi costituzionali. L'articolo 43 del DPR n. 327/2001, che aveva inizialmente introdotto nell’ordinamento giuridico lo strumento di tutela necessario in questi casi, è stato dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale nel 2010. E quando una norma è dichiarata incostituzionale, cessa di avere efficacia retroattivamente.

Qual è quindi il nuovo punto di partenza?

Il 6 luglio 2011, data di entrata in vigore dell'articolo 42-bis che ha introdotto la c.d. “acquisizione sanante”. Solo da quel momento può decorrere il termine ventennale per l'usucapione. Il ragionamento si fonda su un principio cardine: il dies a quo (cioè la data di decorrenza) si individua quando "il diritto può essere fatto valere", come recita l'articolo 2935 del codice civile.

Chi non ha agito entro il 2023 conserva i propri diritti?

Sì. I proprietari di terreni occupati illegittimamente senza decreto di esproprio mantengono il diritto di proprietà e possono agire fino al 2031.

La sentenza affronta anche la questione dell'usucapione. Con quali esiti?

Il TAR ha confermato che l'onere della prova grava sulla Pubblica Amministrazione. Non basta la trasformazione del fondo o la sua utilizzazione: serve un atto inequivocabile di interversio possessionis, cioè la dimostrazione del momento preciso in cui la detenzione si è trasformata in possesso. Nel caso specifico, questa prova mancava.

E sulla prescrizione del diritto al risarcimento?

La sentenza ribadisce un principio consolidato: l'occupazione illegittima è un illecito permanente. Gli effetti lesivi si rinnovano giorno per giorno.

Quali opzioni ha la Pubblica Amministrazione?

Tre alternative, chiaramente delineate dalla giurisprudenza: 1) accordo transattivo con il proprietario; 2) restituzione dei terreni previa riduzione in pristino stato, con risarcimento del danno; 3) acquisizione sanante ex articolo 42-bis, con effetto ex nunc e pagamento degli indennizzi di legge.

Cosa prevede l'acquisizione ex articolo 42-bis?

Di regola, il valore venale del bene, più il 10% per il danno non patrimoniale, più il 5% annuo sul valore venale per tutto il periodo di occupazione illegittima. Da queste somme si detraggono le eventuali indennità già corrisposte.

Quali raccomandazioni per i professionisti e gli interessati?

Metodo e tempestività. Verificare la documentazione; accertare l'assenza del decreto di esproprio; ricostruire la cronologia. Il termine è stato ampliato, ma meglio agire con ampio margine temporale.

Questa interpretazione reggerà nei gradi successivi di giudizio?

La sentenza è stata appellata davanti al Consiglio di Stato, che, tuttavia, in sede cautelare, non ha sospeso l’efficacia della sentenza, riservandosi di meglio approfondire la questione in sede di merito. Posso aggiungere che il ragionamento poggia su principi costituzionali solidi. L'efficacia retroattiva delle sentenze di incostituzionalità non è controversa. Si può essere ottimisti.

Un messaggio conclusivo?

Il diritto di proprietà ha protezione costituzionale e convenzionale. La Pubblica Amministrazione non può acquisire beni attraverso comportamenti di fatto. Chi si trova in situazione di occupazione illegittima ha ora la possibilità di poter agire fino al 6 luglio 2031.

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