Patatagate: per i pm i reati ci sono, ma prescritti. L'inchiesta di Affari

Per l’accusa non si può procedere contro i singoli a processo. L’indagine si aprì nel 2013, finì a processo nel 2019. Sentenza nel 2023 ma è tutto prescritto

di Antonio Amorosi
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Cronache

L’avvocato di Coldiretti Benedetto Marzocchi Buratti ad Affari: “E’ servito a sensibilizzare i consumatori sulle insidie del mercato e le possibili pratiche scorrette che tanto danneggiano il mercato agricolo”

“Il fabbisogno nazionale di patate è di circa 2,3 milioni di tonnellate”, scrive nel 2013 il Corpo Forestale dello Stato, “mentre la produzione (nazionale, ndr) è di circa 1,5”. Da dove provengono le altre 800.000 tonnellate? E soprattutto perché sugli scaffali dei supermercati troviamo quasi esclusivamente patate italiane se ne importiamo da altri Paesi?

 

 

Migliaia di documenti e intercettazioni per 2 anni di indagini del Corpo Forestale dello Stato, nucleo di Bologna, oggi dei Carabinieri, per il caso noto come Patata-gate. In sostanza per l’accusa quelli che nel 2019 sono stati rinviati a giudizio, anche con l’ipotesi di reato di associazione a delinquere, spacciavano patate straniere come italiane (e anche cipolle) a danno dei consumatori e della Grande distribuzione. A processo sono finiti, con vari tipi di imputazioni, anche Giulio Romagnoli, titolare della Romagnoli Fratelli spa, una delle più importanti aziende di confezionamento e distribuzione di patate e cipolle in Italia, Claudio Gamberini, ex direttore nazionale per gli acquisiti Ortofrutta della Conad, Antonio Covone dell’omonima impresa campana e Roberto Chiesa, responsabile acquisti della Romagnoli e un’altra serie di imputati che alla fine resteranno in 14.

I reati oggi sono prescritti con la Procura che chiede di non doversi procedere nei confronti di tutti e 14 gli imputati ma spiega anche che è “ritenuta provata la sussistenza degli elementi oggettivo e soggettivo del reato, deve rilevarsi, tuttavia, che il delitto è comunque estinto per intervenuta prescrizione, sia per i promotori, che per il partecipe”. Stesso dicasi per gli altri capi di imputazione contestati.

Restano ancora in piedi le richieste di condanna per gli illeciti amministrativi alle società coinvolte, 100.000 euro per la Romagnoli spa, 150mila per la Covone srl, 25.000 euro ad Ortofrutticola Parma s.r.l. e Baschieri Rino di Patrizio e Dannj Baschieri s.n.c. La sentenza è stata fissata per il 12 gennaio prossimo.

Intanto è stato condannato in primo grado a pagare subito 40.000 euro di danni il Forestale Michele Bacocco perché avrebbe svelato alcuni dettagli alla trasmissione televisiva Report che rese noto il caso nel 2014. Condannate in primo grado anche due persone coinvolte in modo diverso nella vicenda che avevano scelto il rito abbreviato, Grazia Romagnoli per corruzione tra privati e Michele Manenti, uno dei dipendenti della Romagnoli Fratelli spa per calunnia nei confronti dell’agente della Forestale. Bacocco non lavora più a Bologna ma nel 2020 è stato trasferito d’autorità a Zocca, provincia di Modena, in montagna.

Coldiretti, l’ente di rappresentanza degli agricoltori si è costituito parte civile. L’avvocato Benedetto Marzocchi Buratti che rappresenta Condiretti ha detto ad Affaritaliani: “I tempi processuali non permetteranno una pronuncia nel merito ma l’impianto accusatorio è stato confermato dalla Procura che ha chiesto la condanna per le società coinvolte. La Procura ha confermato sia l’associazione che ‘i reati fine’, tanto che ha chiesto la condanna delle società. A prescindere dalla prescrizione siamo soddisfatti per aver contribuito a contrastare un sistema che va contro gli interessi dei consumatori. E’ servito a sensibilizzare i consumatori sulle insidie del mercato e le possibili pratiche scorrette che tanto danneggiano il mercato agricolo”.