Quirinale, ecco quando Bignami (FdI) ha chiesto in Aula di smentire il "piano" anti Meloni
Bignami attacca le opposizioni: «Sinistra ignobile, aspettiamo ancora la smentita». Polemica in Aula dopo le accuse e il caso sul direttore del giornale
Scontro durissimo alla Camera dopo la richiesta delle opposizioni di un’informativa urgente. A prendere la parola è stato il capogruppo di Fratelli d’Italia, Alessandro Bignami, che ha liquidato la richiesta come «superflua», rivendicando la piena autonomia del gruppo di maggioranza:
«Noi siamo abituati a ragionare con la nostra testa».
Ma è la seconda parte del suo intervento ad accendere definitivamente l’Aula.
“Aspettiamo ancora la smentita”
Bignami ha puntato il dito contro quanto riportato da un noto quotidiano nazionale, che avrebbe attribuito a una figura istituzionale frasi considerate molto gravi:
«Abbiamo chiesto a chi sarebbe stato autore di quelle parole di smentire. E continuiamo ad aspettare la smentita».
Una richiesta che ha immediatamente scatenato la protesta della sinistra, portando il capogruppo di FdI a rilanciare con toni ancora più duri.
“Attacco virulento a un direttore di giornale”
Il deputato meloniano ha denunciato «un attacco virulento al direttore di un giornale non allineato», accusando le opposizioni di voler limitare la libertà di stampa:
«Non ci permettiamo mai di citare il Quirinale come destinatario di richieste. Qui invece vogliono mettere il bavaglio alla stampa non allineata».
Parole che hanno fatto infuriare i banchi dell’opposizione, già sul piede di guerra dopo la ricostruzione giornalistica al centro del dibattito.
Clima teso e accuse incrociate
Tra urla, richiami all’ordine e continue interruzioni, l’Aula si è trasformata per diversi minuti in un’arena politica.
Il fronte progressista ha accusato FdI di costruire una narrazione “vittimistica” per proteggere il governo, mentre la maggioranza ha denunciato una «campagna di delegittimazione senza precedenti».
Il caso è tutt’altro che chiuso: la richiesta di smentita, ha ribadito Bignami, resta sul tavolo. E la tensione politica sembra destinata a salire ancora.