Staffelli comprò una divisa da carabiniere online: ora è teste nel processo

L’inviato di Striscia utilizzò l'uniforme in un servizio del 2021 per "smascherare" le truffe che venivano fatte agli anziani da un "imprenditore" cinese

Di Redazione Cronache
Tags:
strisciatestimonetribunalevalerio staffelli
Valerio Staffelli 
Cronache

Striscia, Staffelli teste in tribunale: comprò una divisa illegale dei carabinieri online nel servizio sulle "truffe agli anziani"

Ha testimoniato in tribunale a Prato l'inviato di "Striscia la notizia" Valerio Staffelli. Il motivo? Nel 2021 aveva comprato su un sito internet una divisa da carabiniere ma senza presentare il tesserino come è obbligatorio per legge. "Stavo facendo una serie di servizi sulle truffe agli anziani e più volte abbiamo denunciato che vi sono in commercio on line divise, stemmi e altri distintivi delle forze dell’ordine che vengono venduti anche senza l’obbligatorio tesserino di appartenenza a polizia e carabinieri". Staffelli è comparso al palazzo di giustizia per testimoniare nel processo a carico di un cinese di 44 anni, titolare di una ditta che produce divise per le forze dell’ordine e che è accreditata con la prefettura, che avrebbe venduto una divisa da carabiniere a un collaboratore del giornalista tv senza però richiedere il tesserino.

GUARDA LA RICOSTRUZIONE DEL SERVIZIO DEL 2021 

LEGGI ANCHE: Pandoro Balocco, Ferragni si prende pure il tapiro: "Me lo merito"

"Chiunque può comprare queste divise – ha spiegato Staffelli dal banco dei testimoni – e poi usarle per truffare gli anziani. Il nostro servizio è andato in onda nel marzo 2021 e voleva denunciare proprio questo". Secondo quanto ricostruito dalle carte dell’inchiesta, il collaboratore di Staffelli aveva fatto l’ordine on line sul sito della ditta del cinese, che ha sede a Prato. "Una volta ricevuta la merce l’abbiamo portata subito ai carabinieri di Milano, la stazione più vicina, per denunciare che avevamo ricevuto questa merce che non è legale tenere se non si è appartenenti alle forze dell’ordine – ha aggiunto Staffelli – A quel punto abbiamo contattato il venditore e gli abbiamo dato un appuntamento a Sesto fiorentino. Lo facciamo sempre per dare modo alle persone di spiegare perché hanno agito in un determinato modo. Il signore, però, quando ha visto le telecamere non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Ci siamo dati appuntamento alla più vicina caserma dei carabinieri (a Sesto) ma lui non si è mai presentato".

Diversa la versione fornita dal cinese, difeso dall’avvocato Salvatore La Bella, che ha sostenuto di aver effettivamente "commesso un errore" e di "non essersi accorto che in quella vendita mancava il tesserino obbligatorio per legge". "Me ne sono accorto dopo una decina di giorno quando sono andato a ricontrollare gli ordini – ha detto il cinese in aula – Mi sono presentato all’appuntamento per chiedere indietro la merce venduta per errore ma mi sono trovato di fronte le telecamere". Immediata l’eccezione sollevata dal pubblico ministero: "Ma lei controlla che le vendite siano in regola dopo averle spedite?". Il giudice Santinelli ha rinviato l’udienza a gennaio per la discussione.