Suicidio De Donno, l'eredità del padre della cura iperimmune: "Va fatto Santo"

Red Ronnie propone la beatificazione, mentre Meluzzi scrive: "E' morto perché non era uno di loro, ma non illudetevi potete uccidere un uomo ma non le sue idee"

Cronache
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Il suicidio di Giuseppe De Donno ha sconvolto l’Italia, ma cosa ci lascia in eredità il padre della cura per il Covid-19 con il plasma iperimmune?

La morte di un uomo a 54 anni è sempre un pugno nello stomaco, anche nell’era del Covid-19 che ci ha strappato tanti parenti, amici e semplici conoscenti, di cui molti nel fiore degli anni. A maggior ragione suscita turbamento il suicidio di un medico certamente molto discusso, ma che si è battuto strenuamente per le sue idee e segnatamente per quella cura che nel 2020 aveva definito “un’arma magica contro il virus”.
Il suicidio di Giuseppe De Donno ha letteralmente sconvolto l’Italia, suscitando reazioni di dolore, ma anche la rabbia di chi pensa che il medico stia stato indirettamente ucciso da chi lo ha osteggiato e isolato.

Leggi qui le reazioni al suicidio di De Donno

Il lutto è ancora freschissimo e le indagini degli inquirenti sono appena cominciate, quindi per il momento lasciamo da parte le ipotesi e concentriamoci sulle reazioni emotive di chi lo ha conosciuto ed apprezzato.

Qual è l’eredita di Giuseppe De Donno?

A parlarne è Barbara Moretti, medico oculista modenese, che nel corso del suo lavoro all’ospedale di Mantova ha conosciuto molto bene De Donno. Moretti, che è anche consigliera comunale della Lega, ne ha parlato in un’intervista al quotidiano online La Pressa: “(De Donno) ci lascia in eredità l’amore per la verità che va oltre alla stessa vita. Lascia in eredità il suo entusiasmo e la sua determinazione, la determinazione di profondere ogni giorno tutte le nostre forze e le nostre tensioni morali e intellettuali al servizio degli altri perché è questo che avevano in mente quando abbiamo scelto per la vita questa professione, con la fierezza di chi prima di dormire è tranquillo perché questo ha visto nello specchio che ne ha riflesso l’immagine”.

Red Ronnie: “De Donno dovrebbe essere fatto santo”

Un’altra persona che conosceva bene De Donno è Red Ronnie, che subito dopo la notizia del suicidio del medico ha lanciato una diretta sui social per commentarla. Visibilmente sconvolto, Gabriele Ansaloni (questo il suo vero nome, ndr) ha ricordato le interviste fatte a De Donno, per raccontare i successi della cura con il plasma iperimmune: "Lui che ha salvato tante vite ha deciso di lasciare questa vita".

"Lo hanno lasciato solo, lo hanno ucciso. De Donno è una vittima di quelli che hanno deciso questo scempio a cui stiamo assistendo, dovrebbe essere fatto santo", ha poi aggiunto. Per Red Ronnie, De Donno era "una persona semplice, un medico che aveva capito che non bisognava intubare i malati e bruciargli i polmoni, ma bastava il plasma. Eppure non è possibile salvare le vite con metodi che non sono prescritti. Una sacca di plasma costava 80 euro (...). Avrebbe aiutato i malati a reagire, a vincere". 

Il tweet di Meluzzi: “Non potete uccidere le sue idee”

Un altro medico, lo psichiatra Alessandro Meluzzi, ha commentato il tragico suicidio con questo tweet: "De Donno è morto perché non era uno di loro, ma non illudetevi, potete uccidere un uomo ma non le sue idee".