“A big bold beautiful journey – Un viaggio straordinario”: la seconda chance dell’amore con due interpreti eccezionali

Colin Farrell e Margot Robbie, diretti da Kogonada, ci fanno sognare tra realtà e immaginazione, valorizzando l’importanza del guardare indietro per andare avanti

Chiara Giacobelli
Culture

A Big Bold Beautiful Journey – Un viaggio straordinario è arrivato al cinema anche in Italia, dopo una lunga attesa, alte aspettative e non poco interesse attorno alle première internazionali per via dell’abito indossato da una meravigliosa – e per nulla volgare – Margot Robbie in omaggio ad Armani. Diretta dal raffinato regista Kogonada (già noto soprattutto per After Yang e Columbus) e scritta da Seth Reiss (The Menu), la pellicola è stata prodotta da Sony Pictures insieme a 30WEST, Chapel Place Productions, Imperative Entertainment e Original Films, con un budget stimato di circa 45 milioni di dollari.
Il film è stato presentato nella discussa anteprima di Londra, è uscito negli Stati Uniti il 19 settembre e ha debuttato in Italia il 2 ottobre 2025, distribuito da Eagle Pictures. Cast di punta e regia autoriale, per una storia che è una fusione di realtà e fantasia, delicatezza e rimpianto.


 

David (Colin Farrell) è un uomo malinconico diretto a un matrimonio. Un guasto lo porta a noleggiare un’auto datata — una Saturn SL del 1994 — dotata di un GPS dalla voce enigmatica (doppiata da Jodie Turner-Smith). Durante il viaggio incontra Sarah (Margot Robbie), una donna diffidente verso le relazioni, con cui inizialmente non sembra nascere un gran feeling, nonostante l’evidente attrazione di entrambi.
Tuttavia, presto scoprono di aver noleggiato l’auto dalla stessa inquietante compagnia. Quando quella di Sarah si guasta, il GPS incita David a prenderla a bordo, dando così inizio a una vera e propria odissea emotiva attraverso il tempo e lo spazio: porte misteriose appaiono sul loro cammino, fungendo da portali verso i momenti cruciali del loro passato.

Dal faro canadese visitato da David appena qualche anno prima – dove tutta quella bellezza non servì nemmeno un po’ a farlo sentire più pieno e meno solo – al museo preferito di Sarah, dal palcoscenico del liceo di David fino al letto di morte della madre di Sarah, i due protagonisti si confrontano con i traumi, i rimpianti e le versioni passate di sé stessi. Le tappe diventano sempre più intime e simboliche, fino a quando la coppia si trova a decidere se continuare il viaggio insieme o separarsi definitivamente.


 

Il film affronta con delicatezza temi come la perdita, la memoria, il perdono e la possibilità di rinascita. Attraverso una struttura episodica, ogni porta rappresenta un nodo irrisolto nel cuore dei protagonisti, rendendo il viaggio terapeutico.
Come ha spiegato il regista Kogonada, le porte sono simboli di transizione: “Alcune porte ti portano al tuo passato. Altre porte ti conducono al futuro. E altre ancora possono cambiare tutto”. 
Seth Reiss, lo sceneggiatore, ha raccontato a Script Magazine che l’idea nacque dopo un’esperienza personale di cuore spezzato: “Il GPS mi disse: ‘Merge onto I-95’ e mi chiesi: ‘E se invece dicesse: vuoi partire per un viaggio grande, audace e bellissimo?’”. 

Kogonada dirige con lo stile etereo che lo contraddistingue, ispirandosi probabilmente a Il castello errante di Howl e Se mi lasci ti cancello. La fotografia di Benjamin Loeb, dai toni sognanti ma mai artificiali, e le scenografie sobrie di Katie Byron accentuano il senso di sospensione tra realtà e immaginazione.
Margot Robbie interpreta una Sarah fragile e al contempo spigolosa, segnata dal lutto e incapace di fidarsi. L’attrice australiana riesce a modulare il suo personaggio con profondità e ironia. In un’intervista all’ABC Australia ha dichiarato: “È una storia d’amore, sì, ma prima di tutto parla dell’amare sé stessi per poter poi amare qualcun altro”.

Colin Farrell, nei panni di David, è disarmante nella sua vulnerabilità. Con la sua interpretazione pacata e intensa, incarna un uomo che cerca conforto nei ricordi per poter affrontare il presente. A ABC News ha raccontato: “Il film parla di perdita, dolore, solitudine, ma anche del piacere di trovare grazia e compassione. Non c’è cinismo. È stato bello girare qualcosa di così privo di crudeltà”.
La chimica tra i due è palpabile. Come ammettono entrambi: “È stata una gioia lavorare insieme ogni singolo giorno” (Robbie), “È stato tutto facile sin dall’inizio” (Farrell).


 

Il film è punteggiato da momenti emotivamente forti. Tra i più intensi vi è sicuramente il confronto di Sarah con la madre, deceduta anni prima in sua assenza: un lungo abbraccio nella stanza d’ospedale, dove la protagonista ammette il rimorso di non esserle stata accanto nei suoi ultimi istanti, e poi una chiacchierata tra le due come se la donna fosse ancora viva e Sarah potesse parlarle della donna che diventerà, della difficoltà a relazionarsi con gli uomini, traendo da lei consigli: “Puoi scegliere di essere se non felice, quantomeno contenta”. 

Nella scena del musical al liceo, David torna quindicenne e sfoga sul palco una frustrazione repressa, improvvisando una verità che modifica lo spettacolo, ma lo libera e fa nascere un’intesa con Sarah. Momento allegro e leggero, in cui peraltro Farrell dà prova di essere un ottimo ballerino e cantante. 
Vi è poi il dolce bacio sull’altopiano, con vista sull’intero pianeta, dopo aver immaginato una vita insieme: “Questo non è reale” sussurra Sarah. “Beh, è reale per me” risponde David.

La colonna sonora è firmata da Joe Hisaishi, alla sua prima esperienza in un film occidentale. Le sue melodie, piacevoli e sognanti, si mescolano a brani di Laufey e a una cover di Mitski di Let My Love Open the Door. Le musiche sono parte integrante del tono meditativo e romantico del film.
Sebbene non tutta la critica sia stata favorevole, a noi il film è piaciuto e lo consiglieremmo, specialmente a chi è abituato a fuggire e a distruggere in amore: Kogonada regala loro una seconda possibilità di amare anche superati i fatidici 40. Restano, però, fuori dalla scena coloro che sono stati distrutti da persone come i protagonisti: la fidanzata lasciata perché una volta conquistata non era più interessante e non sarebbe mai stata in grado di renderlo felice; il compagno abbandonato senza spiegazione nel cuore della notte e poi bloccato ovunque, sparendo per sempre dalla sua vita senza una spiegazione. Per loro, forse, non sarebbe possibile una seconda chance, perché c’è una profonda differenza tra chi non ha mai avuto il coraggio di amare davvero e chi, al contrario, ha amato con tutto sé stesso ma è stato respinto,  deluso e fatto a pezzi. 


 

A Big Bold Beautiful Journey è un film forse imperfetto ma coraggioso, che osa proporre una narrazione poetica in un’epoca cinematografica dominata da franchise e reboot. Sebbene non sempre raggiunga la profondità a cui ambisce, lascia qualcosa nello spettatore: una malinconia dolce e il desiderio di aprire quella porta che abbiamo sempre evitato.
Come dice Sarah: “Comunque vadano le cose, finirò per ferirti”. E David risponde: “E se lo facessi io?”. Una riflessione su ciò che ci plasma, su ciò che potremmo diventare, se solo avessimo il coraggio di aprire la prossima porta. 
Consigliato a chi ama il cinema contemplativo, i viaggi interiori e le storie d’amore non convenzionali.

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