Il potere dei sogni al Teatro delle Muse: “La Tempesta” di Arias incanta Ancona in attesa di “Tutti bene ma non benissimo”
Ottimo riscontro di pubblico per la stagione di Marche Teatro. In totale 19 titoli per sessanta serate di spettacolo da novembre 2025 ad aprile 2026 tra prosa, danza, musical e risate
Con il grande classico La Tempesta di William Shakespeare, diretta da Alfredo Arias, il Teatro delle Muse di Ancona ha visto proseguire lo scorso fine settimana la stagione teatrale 2025/2026, offrendo al suo pubblico un viaggio visionario e potentemente simbolico nel cuore del teatro elisabettiano.
Arias è un regista franco-argentino di fama internazionale, che torna a confrontarsi con questo capolavoro a quasi quarant’anni dalla storica regia del 1986 al Festival di Avignone. Lo spettacolo è andato in scena dal 19 al 23 novembre, in un allestimento prodotto da Marche Teatro, Teatro Stabile di Catania, Tieffe Teatro, TPE – Teatro Piemonte Europa, con la collaborazione dell’Estate Teatrale Veronese.
Tradotto da Agostino Lombardo, La Tempesta si è rivelata un evento scenico di sicura potenza evocativa, affidato a un cast di grande esperienza. Il ruolo centrale di Prospero è stato affidato a Graziano Piazza, attore di un’evidente profondità e rigore interpretativo, che ha saputo incarnare con voce autorevole e gesto misurato la duplice essenza del personaggio: mago e padre, sovrano esiliato e regista dell’animo umano.
Accanto a lui, Guia Jelo ha prestato corpo e voce allo spirito Ariel, sfuggente e ambiguo, sospeso tra la materia e l’aria, offrendo una prova di finezza attoriale che ha saputo esaltare la scrittura di Shakespeare e la visione di Arias. Notevoli anche le interpretazioni di Rita Fuoco Salonia nel ruolo del feroce e primitivo Calibano, Rosaria Salvatico nella parte di Miranda e Lorenzo Parrotto nei panni del giovane Ferdinando. Completano il cast Federico Fiorenza, Fabrizio Indagati, Franco Mirabella, Marcello Montalto, Luigi Nicotra, Alessandro Romano, tutti perfettamente orchestrati in un’armonia di voci e presenze sceniche.
Il cuore del progetto registico di Alfredo Arias si trova nel concetto di “Théâtre du Pardon”, come lui stesso lo definisce: “Prospero è un regista che usa la scena come uno specchio del cuore umano. In un’epoca in cui tutto è vendetta, ho voluto raccontare il perdono. Non come assoluzione, ma come scelta di libertà” ha dichiarato il maestro in un’intervista.
L’isola su cui si svolge la vicenda si trasforma in un labirinto essenziale dalle forme squadrate — opera degli scenografi Giovanni Licheri e Alida Cappellini —, metafora visiva della coscienza e dei percorsi tortuosi dell’animo. Le pareti digradanti della struttura conducono lo spettatore in un’esperienza immersiva, dove ogni personaggio sembra perdersi e ritrovarsi come in un sogno lucido. I costumi, firmati da Daniele Gelsi, e il raffinato disegno luci di Gaetano La Mela contribuiscono a creare un’atmosfera che è al contempo teatrale e meta-teatrale, illusoria e rivelatrice.
La messinscena, della durata di un’ora e mezza, concentra e distilla il testo originario in un unico atto, eliminando alcune scene secondarie per focalizzarsi sul nodo tematico della riconciliazione. È un teatro che riesce a costruire una dimensione di pura magia. Gli applausi convinti al termine dello spettacolo hanno confermato quanto l’operazione artistica di Arias abbia colto nel segno. Il suo Prospero, che nel finale rinuncia ai propri poteri per tornare a essere un uomo, sembra invitarci a un percorso di consapevolezza personale.
E in questo la regia si distingue nettamente da altre letture de La Tempesta: qui il teatro non è solo illusione, ma anche luogo di verità. L’isola non è un posto fisico, bensì un altare simbolico in cui ciascuno è chiamato a confrontarsi con le proprie ombre.
Come Arias stesso ha affermato: “Il perdono è il vero atto di potere di Prospero. Non lo esercita per debolezza, ma per ritrovare la sua identità. Ho voluto che il pubblico lo sentisse, lo vedesse spogliarsi della sua magia, per tornare uomo”.
Conclusa per ora la parentesi shakespeariana, il Teatro delle Muse si prepara ad accogliere un’altra proposta significativa, ma di segno completamente diverso. Dal 28 al 30 novembre alle ore 19, presso il Ridotto del teatro, andrà in scena Tutti bene ma non benissimo, scritto, diretto e interpretato da Daniele Vagnozzi.
Il monologo, produzione Marche Teatro e parte del progetto Scena Contemporanea – Spazi di Creatività Illimitata, arriva ad Ancona dopo essere stato premiato con il “Comedy Beyond Borders” all’Italian Comedy Festival di Los Angeles.
Con uno stile ironico e delicato, lo spettacolo segue le disavventure di Amedeo, un trentenne alla ricerca di un terapeuta che, non trovando posto negli studi affollati, decide di psicoanalizzarsi da solo, seguendo i consigli di un improbabile “dottor Onesto”. Ne nasce un dialogo interiore tra sogno e realtà, tra comicità e profondità emotiva.
Vagnozzi sarà accompagnato dal vivo dalla chitarra di Ruben Albertini, con una scena firmata da Mattia Settembrini, costumi di Stefania Cempini, suono di Danilo Randazzo e luci di Manfredi Michelazzi. Lo spettacolo esplora con leggerezza ma senza banalità il tema della fragilità psichica e dell’autodeterminazione, offrendo uno sguardo umano e sorprendentemente vicino al vissuto di molti.