La Cina negli scatti di Henri Cartier-Bresson in mostra a Milano

“La fotografia è il riconoscimento simultaneo, di una frazione di secondo, del significato di un evento"

di Simonetta M. Rodinò
Culture
Condividi su:

Henri Cartier-Bresson. Cina 1948-49 | 1958, in mostra allo Spazio Mudec Photo di Milano fino al 3 luglio

Persona riservata e schiva Henri Cartier-Bresson fu uno dei portavoce più espressivi della fotografia. I suoi primi straordinari scatti degli anni Trenta e l’influenza sulla Magnum Photos in tutto il XX secolo fanno di lui un gigante del fotogiornalismo.

La mostra Henri Cartier-Bresson. Cina 1948-49 | 1958, ospita le immagini realizzate dal grande fotografo francese, allora quarantenne, in occasione  di due fasi storiche nell’evoluzione della Cina: la caduta e il ritiro a Taiwan del Kuomintang (il Partito Nazionalista Cinese guidato da Chiang Kai-shek) e il “Grande balzo in avanti” messo in atto dalla Repubblica Popolare Cinese di Mao Zedong.

Nell’imperdibile rassegna, presso lo Spazio Mudec Photo di Milano fino al prossimo luglio, è esposta una selezione di un centinaio di stampe originali del 1948-49 e del 1958, insieme ad alcuni documenti d’archivio. 

Rigorosamente in bianco e nero, gli scatti, tutti eseguiti con l’inseparabile maneggevole fotocamera Leica, riflettono i cambiamenti sociali osservati nella quotidianità della gente.

Con il suo occhio sapiente, che sapeva cosa voleva e cosa gli interessava, creò con abilità immagini complete, riproducendo lo scorrere della vita in fotografia. Con uno stile nuovo, più poetico e distaccato, attento ai soggetti, alle loro difficoltà e alle loro preoccupazioni, ne viveva le emozioni respirandone drammi e gioie.


 

Ecco le foto che catturano la miseria, la difficile situazione dei rifugiati, che si imbarcavano per destinazioni sconosciute, il disordine economico nella Shanghai - allora di cinque milioni di abitanti - della transizione tra due regimi opposti; i mercati, i negozi, i commercianti di strada e la Città Proibita di Pechino; il saccheggio, assai limitato, della città di Nanchino - la capitale nazionalista già abbandonata dalla sua amministrazione, aprile/giugno 1949 - soprattutto da parte dei bambini che si accaparravano legna, riso, coperte.

Di ritorno, nel giugno 1949 a Shanghai, dove si era installato in maggio l’Esercito Popolare di Liberazione, l’artista documentò le grandi parate, le sfilate degli studenti entusiasti, i girotondi con bandiere, la stella rossa portata in processione.

E ancora, i lavori realizzati in un breve viaggio a Hong Kong, dove, lasciate alle spalle le tematiche politiche, s’immerse in frammenti di vita più poetica.

La mostra si conclude con le immagini scattate nel secondo viaggio in Cina, tra giugno e ottobre 1958, giusto in tempo per documentare il gigantesco sforzo di produzione collettivo: il “Grande Balzo in Avanti”, volto a trasformare l’intera economia del paese. 


 

Il suo stile, avrebbe ispirato i fotografi per gran parte del XX secolo: il termine “momento decisivo” - preso in prestito dallo scrittore francese del XVIII secolo, il cardinale de Retz – per Cartier-Bresson conteneva in sé l’essenza di una situazione.

“La fotografia è il riconoscimento simultaneo, di una frazione di secondo, del significato di un evento, oltre che di una precisa organizzazione di forme che dà all’evento l’espressione giusta”, spiegava.

La fotografia non fissa forse l’eternità in un istante?

Henri Cartier-Bresson. Cina 1948-49 | 1958

MUDEC – Museo delle Culture – via Tortona  56 - Milano

Durata: fino al 3 luglio 2022

Ingressi: intero € 12 | ridotto € 10

Volume della mostra edito da 24 ORE Cultura

www.mudec.it