Realismo magico in mostra a Palazzo Reale di Milano

Realismo magico è un modo di interpretare la quotidianità attraverso una pittura che, opponendosi al dinamismo futurista, s’ispira agli artisti del Quattrocento

di Simonetta M. Rodinò
Cagnaccio Allo specchio, 1927
Culture
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Luce enigmatica, silenzio, staticità delle figure, a volte mancanza di prospettiva, malinconia, magia e realtà, una realtà avvolta in un’atmosfera di stupore si compendiano nel realismo magico.
A questa declinazione artistica, circoscritta in circa quindici anni tra 1920 e 1935, è dedicata la mostra “ REALISMO MAGICO. uno stile italiano”, fino al prossimo 27 febbraio a Palazzo Reale di Milano

Realismo magico non definisce un movimento artistico organizzato, non sancisce attraverso una teoria estetica una specifica appartenenza, non ha un nume tutelare. E’ un modo di percepire, sentire e interpretare la quotidianità attraverso una pittura che, opponendosi alle tensioni dinamiche futuriste, s’ispira – senza tuttavia imitare - alla visione degli artisti del Quattrocento, in particolare Masaccio e Piero della Francesca. 

Cagnaccio Dopo l'orgia., 1928 jpg
 

Il percorso cronologico-filologico ruota intorno a capolavori italiani messi in relazione con alcune opere della Neue Sachlickheit, la “Nuova oggettività” tedesca.

“La significativa presenza nelle sale di un piccolo nucleo di opere di autori della Neue Sachlickheit…costituiscono un’ulteriore evidenza dei legami inossidabili che unirono fin dall’inizio queste due scuole, in una comunione di temi e di stile che faceva leva…su una prossimità spirituale che incrociava critica sociale e straniamento dalla realtà”, afferma Gabriella Belli, curatrice della mostra con Valerio Terraroli.

Carrà Le Figlie di Loth, 1919
 

Fin dalla prima sala la rassegna, che si sviluppa in sezioni tematiche, mostra la straordinaria qualità delle oltre ottanta opere ospitate: ecco “Le figlie di Loth” di Carlo Carrà del 1919, il ritratto di “Silvana Cenni” realizzato da Felice Casorati nel 1922, “Autoritratto” di Giorgio De Chirico del 1920 e dello stesso anno “Autoritratto con la moglie” di Ubaldo Oppi, “Maternità” di Gino Severini e il gesso patinato “Gli amanti” di Arturo Martini del 1920-21.

Oppi Ritratto della Moglie con sfondo Venezia, 1921
 

Ci sono i lavori di Cagnaccio di San Pietro, pseudonimo di Natalino Bentivoglio Scarpa, interprete della poetica più cruda, per stile e contenuto più in linea con le esperienze tedesche; le tele dai colori tenui, dall’assenza di chiaroscuro e dai contorni ben disegnati di Antonio Donghi
le cristalline composizioni di Felice Casorati dove ogni figura, o ritratto, è avvolta da una desolante solitudine, a dimostrare un’estraneità dalla vita.

Donghi Donna al caffe, 1931
 

C’è la pittura pacata, dalla misurata armonia, dalla compostezza e fermezza dell’immagine di Ugo Oppi; il grande capolavoro di Carlo Carrà “Pino sul mare”, del 1921; le speculazioni artistiche di Edita Broglio, in cui evoca una quotidianità misteriosa; le atmosfere metafisiche con riferimenti a modelli classici di Mario Tozzi; la dimensione onirica di Virgilio Guidi; i ritratti di Achille Funi che si rifanno alla tradizione artistica ferrarese.
E ancora …

“REALISMO MAGICO. uno stile italiano”
Palazzo Reale - Piazza Duomo 12 - Milano 
19 ottobre 2021 - 27 febbraio 2022
Orari: Martedì – mercoledì – venerdì – sabato – domenica 10,00 – 19,30.  Giovedì 10,00 – 22,30
Catalogo edito da 24 ORE Cultura

Cagnaccio Allo specchio, 1927