Slow Tour Festival 2025: Arte, Natura e Memoria nella Valle del Turano
Tre giorni intensi a Castel di Tora tra street artist, presentazioni di libri, escursioni e gite in battello elettrico
Là dove il lago del Turano lambisce borghi sospesi nel tempo, si è svolta la terza edizione dello Slow Tour Festival, un progetto culturale che affonda le radici nel rispetto per il territorio e nella volontà di riscoprirne l’anima autentica. Castel di Tora ha accolto, dal 24 al 26 ottobre 2025, artisti urbani, escursionisti, musicisti e curiosi, in un viaggio che ha saputo intrecciare tradizioni, arte contemporanea, natura e partecipazione attiva.
Nato con il sostegno della Regione Lazio nell’ambito del Fondo per la valorizzazione del territorio, lo Slow Tour Festival si propone come un laboratorio di turismo lento e sostenibile. Un’occasione per riscoprire la Valle del Turano non come semplice meta turistica, ma come spazio vivo, abitato e abitabile, dove la bellezza è un bene condiviso. Nelle parole della sindaca Cesarina D’Alessandro, “questa terza edizione rappresenta un passo importante per consolidare un modello rispettoso dell’ambiente e delle comunità locali”.
Castel di Tora, affacciato come un balcone sulle acque turchesi del lago del Turano, è uno dei borghi più suggestivi del Lazio e tra i più Belli d’Italia. Le sue viuzze acciottolate, le case in pietra, il silenzio rotto solo dal vento e dai passi offrono uno scenario perfetto per accogliere un festival che fa del tempo la sua materia prima. Monte Antuni, il borgo fantasma che sovrasta il lago, è stato anch’esso protagonista con visite guidate ed esposizioni artistiche, testimoniando la volontà di intrecciare passato e futuro.
La tre giorni ha preso avvio venerdì 24 ottobre con l’apertura ufficiale, laboratori di educazione ambientale per bambini – come quello delle “bombe di semi” – e attività archeologiche partecipate con il Turano Archaeo Survey. A completare la giornata, l’arte di strada di Andrea Felici e le esperienze nautiche sul lago.
Il sabato si è aperto con escursioni a Monte Antuni, il tour in e-bike a cura di Turano Monti Sabini e gite sul battello elettrico “Thiora” promosse da ViviTurano. Nel pomeriggio, il momento più atteso: il Live Painting con gli artisti urbani, le cui opere, realizzate sul tema “Arte, cultura e tradizioni locali”, andranno ad arricchire la collezione del nascente Museo Civico di Castel di Tora. Spazi espositivi mobili hanno portato l’arte tra i vicoli, accompagnati da musica e vino locale con Turano DiVino e un DJ set.
Domenica, oltre alla replica delle attività escursionistiche, è stato presentato nella sala polifunzionale “Gabriella Parca” il progetto del museo, affiancato dalla mostra collettiva degli artisti. Si è anche parlato libro “I Cammini della Rinascita”, con a seguire workshop su escursionismo e incontri generazionali con le realtà locali. In serata, il concerto del Maestro Marco Di Benedetti ha chiuso in bellezza la manifestazione.
Il festival ha visto la partecipazione di sei artisti, ognuno portatore di una visione distinta, ma uniti da un linguaggio condiviso: l’arte urbana come forma di connessione.
Koi, stencil artist romano, lavora con ritratti ispirati alla vita quotidiana. A Castel di Tora ha scelto una fotografia d’epoca legata alla festa del Polentone, trasformandola in un’opera che restituisce volti e memorie della comunità. “La mia tecnica – racconta – è precisa, con una lunga preparazione prima in studio: in strada diventa un gesto rapido, ma denso di significato”.
Kocore, nome nato da “col cuore”, crea geometrie tra caos e ordine. Le sue linee, tracciate con passione e rigore, riempiono lo spazio in modo ipnotico. Dopo una prima fase figurativa, si è lasciato guidare dal caso verso astrazioni pulsanti di energia.
Beetroot ha cominciato la sua carriera nel 2009, esponendo in spazi come il MAAM o il Macro di Roma. Per il festival ha realizzato un’opera dedicata a San Francesco, mentre già prima aveva ritratto per la Sala Polifunzionale di Castel di Tora Gabriella Parca, giornalista e femminista originaria del paese. “Ho voluto omaggiare una donna che ha raccontato la realtà con coraggio”, dice. La sua tecnica, basata su trapani e stratificazioni di colore, è un unicum nel panorama della street art.
Maupal, artista poliedrico noto per il celebre “Super Pope”, ha scelto come soggetto una scena quotidiana: una sagoma visibile dietro a una finestra. “Mi ha colpito il ‘Buongiorno: ma lei chi è?’ di una signora del posto e ho pensato che fosse perfetto per rappresentare lo spirito vigile del borgo”. Le sue opere sono spesso ironiche, ma sempre cariche di contenuti sociali.
Haterisk, calligrafo e tatuatore romano, ha portato le sue composizioni in forma di calligrammi, una tecnica che fonde il segno grafico con il messaggio. Lontano dai circuiti mainstream, preferisce “lasciare il segno nei vicoli e nelle piazze, il vero luogo dell’anima”.
Infine, Violetta Carpino, proveniente dall’Accademia delle Belle Arti, lavora anche nel cinema come pittrice di scenografie. Per il festival ha presentato “Chiave di ritorno”, ispirata al passaggio di sapere tra generazioni. “Ho voluto sottolineare l’importanza della memoria e della conoscenza antica”, racconta, con una delicatezza tutta femminile.
Lo Slow Tour Festival ha saputo coniugare arte pubblica e rigenerazione del territorio, escursionismo e ricerca storica, musica e riflessione. Ma soprattutto ha restituito centralità ai borghi dell’entroterra, offrendo una narrazione diversa, lenta, profonda. Castel di Tora, con le sue acque e i suoi silenzi, si conferma non solo luogo di passaggio, ma crocevia di creatività e memoria collettiva.