Agi, l’asta tosta che consente all’Eni di liberarsi di una patata bollente

La battaglia dei giornalisti dell’Agenzia Agi contro la vendita al Gruppo del deputato della Lega Antonio Angelucci ha raggiunto un primo risultato

di Redazione Economia
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Claudio Descalzi
Economia

Eni si libera dell'Agi e la mette all'asta

Eni mette l'agenzia di stampa Agi all'asta. La protesta dei giornalisti contro l'acquisizione del gruppo Angelucci, proprietario di Libero, Il Tempo e Il Giornale, ha quindi spinto la partecipata di Stato a optare per un approccio più "neutro". L’Eni ha una lunga storia editoriale alle spalle: oltre all'Agi è stato per lungo tempo nelle sue disponibilità anche il quotidiano Il Giorno, prima di venire venduto alla famiglia Riffeser Monti. Ora l'agenzia di stampa, che da almeno un decennio presenta bilanci traballanti, è finita sul mercato. Una mossa ovvia per ricentrare totalmente il business energetico (che c'entra l'editoria con il core del cane a sei zampe?). Eppure non esente da polemiche. 

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Ma la messa all'asta è soprattutto una mossa per disfarsi di quello che sarebbe chiaramente sfociato in uncoll palese conflitto di interessi. Angelucci, senatore della Lega, è "collega" di partito del ministro Giancarlo Giorgetti, che detiene oltre il 20% delle azioni di Eni. E quindi in molti hanno gridato allo scandalo: da Via XX Settembre rimane forte la "colleganza" lumbard e si preferisce dare il via libera a un'acquisizione da parte di Angelucci che crea così un super-polo dell'editoria, schierato a destra, con l'intenzione di trasferire la redazione di Agi a Milano. 

L'asta invece è un colpo di genio di Descalzi: il cane a sei zampe sembra realizzare il suo desiderio di abbandonare l'editoria senza dover intraprendere operazioni politiche delicate o apparire come autore di benevoli regali a parlamentari. D'altronde Enrico Mattei, con la sua lungimiranza, aveva inserito l'Agi sotto l'ala protettrice dell'Eni proprio per salvaguardarne l'indipendenza e la professionalità, garantendo così un panorama informativo più variegato e libero.

Ora l'Eni vuole abbandonare un settore che non ritiene più redditizio e l'Agi verrebbe fatta passare di mano, senza cadere in sospetti politici, tramite asta. Ovvero: chi paga di più se la prende, e tanti saluti al conflitto d'interessi. I soldi, si sa, non hanno colore (politico). Un abile capolavoro diplomatico di Descalzi