Altro che Prada, il Diavolo veste Shein. Così il colosso cinese del fast fashion fa tremare il settore della moda di lusso

Il gigante cinese della moda per tutti dovrebbe sfiorare i 60 miliardi di dollari di fatturato

di Raffaella Cantone

Shein Shop

Economia

Shein, così il colosso cinese del fast fashion fa tremare il settore della moda di lusso

C’è un nuovo tsunami in arrivo da Oriente. Dopo gli smartphone, apparati di rete per le tlc (vedi Huawei) e auto elettriche (Byd) il nuovo problema si chiama Shein. Il produttore di fast fashion ha sfilato a Parigi a luglio e ora anche a Milano in via Rubattino proprio il 16 ottobre scorso ossia l’ultimo giorno di riprese meneghine del sequel de “Il diavolo veste Prada".

E se, nel copione del film, Runway, il magazine diretto da Miranda Presley è in crisi, come del resto la rivista ispiratrice, ossia Vogue, a causa dei nuovi media, social e dintorni, anche i marchi di moda segnano il passo. E dunque, tra qualche anno, il nuovo “diavolo" potrebbe anche vestire Shein, poco costoso ma comunque elegante.

Il gigante cinese della moda per tutti, dovrebbe sfiorare i 60 miliardi di dollari di fatturato e  un paio di miliardi di ricavi. I numeri però sono incerti dato che la società non è quotata (il progetto non è ancora andato in porto) e, ovviamente, per crescere  deve investire. Comunque è un colosso con clienti in 150 paesi, 11mila dipendenti e 250 milioni di followers, che ovviamente non sono tutti clienti.

La qualità è scarsa, ovvio, e lo scarto pure, dato che un vestito da 10 o al massimo 100 euro può essere buttato senza pietà e senza pensare al portafoglio e, purtroppo, anche all’ambiente. A Milano Shein ha festeggiato i 13 anni di attività con la sfilata The Urban Ritual, dove ha chiamato a raccolta (pagando si può tutto) ogni genere di influencer.  

Il business plan prevede una produzione continua con manodopera a basso prezzo e  quasi on demand dato che con il web si possono seguire i trend del momento. Recentemente ha aperto la sua piattaforma anche ad altri e, dicono alcuni, per far vedere che non è tutto business ospita e cerca di sviluppare  i brand di giovani stilisti.  

Detto questo la società ha cercato anche di lanciare messaggi ambientalisti per una moda sostenibile  collezionando una serie di multe, una da 40 milioni in Francia, visto che il messaggio era poi risultato  ingannevole. Certo  è che i marchi più noti del mondo della moda sono anche praticamente irraggiungibili per il portafoglio di molti. Un fatto questo che ha indubbiamente aiutato il mondo del fast fashion cinese, oltre a Shein anche Temu, a crescere molto rapidamente anche perché non necessitano di costosi negozi fisici. Basta pensare che Shein nel 2016 fatturava solo 600 milioni di dollari. E non è un caso che il fatturato globale della moda sia in calo anche se la domanda è cresciuta. E dunque il prossimo Diavolo potrebbe anche vestire Shein. 

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