"Armani, altro che L’Oréal e Luxottica: LVMH è il porto sicuro. Ma l'impero di Arnault nasconde un rischio da non sottovalutare"

Dal ruolo dei colossi del lusso, all’assenza di player italiani e i rischi di un’operazione che può cambiare il volto del lusso globale. Luca Cuomo (partner presso DWF Italia) analizza il testamento di Giorgio Armani e i suoi effetti

di Rosa Nasti
Economia

Armani, il futuro è francese: "LVMH porto sicuro, ma l’impero di Arnault può soffocare il colpo di genio"

La scomparsa di Giorgio Armani, il 4 settembre a 91 anni, non segna soltanto la fine della parabola di uno degli stilisti più iconici al mondo. È l’inizio di una partita miliardaria destinata a ridisegnare il futuro del lusso globale. Nel suo testamento, Armani ha fissato regole precise: entro 18 mesi dovrà essere ceduto il 15% della società, con colossi come LVMH, L’Oréal ed EssilorLuxottica già pronti a sedersi al tavolo.

In prima fila ci sarebbe Bernard Arnault, patron di LVMH (250 miliardi di capitalizzazione) che da decenni sogna di mettere le mani su Armani e già più volte ha corteggiato lo stilista. Questa volta riuscirà nell’impresa? Ne abbiamo parlato con Luca Cuomo, partner e head of Corporate, M&A e Private Equity dello studio legale DWF in Italia, e protagonista di operazioni di rilievo come quella che ha dato vita al gruppo Florence.

Perché Giorgio Armani ha scelto nel testamento di aprire il capitale solo a colossi industriali come LVMH, L’Oréal ed EssilorLuxottica, escludendo fondi e investitori finanziari?

La volontà emersa dal testamento sembra quella di voler assicurare alla società un futuro strutturato, con l’obiettivo di mantenere una posizione competitiva nel mercato. È qualcosa che nel passato è già successo si veda per esempio la cessione di Bulgari, che nel 2011 venne ceduta alla famiglia LVMH al fine di continuare il percorso di crescita strutturato proprio per la consapevolezza che non fosse sostenibile crescere in autonomia. Nel lusso la logica dei grandi conglomerati e delle concentrazioni caratterizza il mercato, pertanto LVMH è il destinatario naturale.

Vi sono ovviamente altri gruppi che potrebbero aver interesse ad una acquisizione del genere, tuttavia credo che la scelta sia volontariamente ricaduta sul principale operatore. Credo inoltre che l'ulteriore opzione dell'IPO rappresenti la possibilità di voler aprirsi anche ad un mercato di operatori con vocazione finanziaria, pertanto rappresenta un'alternativa ulteriore rispetto alla cessione a grandi gruppi industriali.

Perché proprio questi tre gruppi?

Perché sono, secondo me, delle realtà strutturate in grado di integrare una realtà di queste dimensioni, ciascuno con un carattere diverso. LVMH è il "porto sicuro", un gruppo abituato a gestire marchi del lusso e capace di dare continuità.

L’Oréal rappresenterebbe una diversificazione, restando comunque nell’ambito del lusso o del beauty, con una struttura solidissima che garantirebbe sinergie interessanti. EssilorLuxottica, potrebbe rappresentare il frutto di una logica industriale unendo all'occhialeria in ampio spettro integrando attraverso nuovi brand, con l’obiettivo di rafforzare ulteriormente la propria struttura.

Ma perché nessuna società italiana?

EssilorLuxottica è una società in parte italiana, mentre LVMH ha già acquisito brand italiani. Alla luce di questi precedenti, non si può affermare che il progetto di appartenenza all’Italia sia stato trascurato.

Non c’erano quindi gruppi in grado di prendersi Armani come è successo, ad esempio, con Versace e Prada?

Ritengo che proprio il fatto che Prada abbia acquisito Versace dimostri la volontà di differenziarsi rispetto ad altri potenziali acquirenti.

Quindi la scelta più logica oggi sembra essere LVMH. Ma passare a EssilorLuxottica, pur essendo ormai un gruppo italo-francese, garantirebbe forse quella "italianità" che molti – e forse anche Armani stesso – non vorrebbero perdere. È così?

Apparentemente LVMH sembrerebbe la scelta più logica ma anche EssilorLuxottica e L’Oréal hanno le caratteristiche per mantenere e far crescere un brand come Armani.

E i rischi di un ingresso in un colosso come LVMH?

Com'è naturale che sia, l’ingresso in un gruppo così ampio e strutturato comporti l’adesione a logiche e dinamiche aziendali che, fino ad oggi, non hanno fatto parte dei processi decisionali di Armani. Questa operazione, inoltre, predisposta con l'ausilio di professionisti altamente qualificati — avvocati e notai, mostra un’analisi e una pianificazione puntuale e di dettaglio è può rappresentare uno spunto per altre realtà di imprenditoria familiare. Il tessuto industriale italiano è composto di aziende familiari che hanno bisogno di meccanismi chiari ed efficaci per affrontare al meglio i passaggi generazionali.

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