Armani, Marsocci nuovo ceo: chi è l’uomo scelto da Re Giorgio. A lui le chiavi dell'impero

Il cda ha scelto un veterano del gruppo per assicurare continuità e gestire la transizione verso la possibile cessione di una quota tra 2026 e 2027

di Elisa Mancini

Giuseppe Marsocci

Economia

Armani, Marsocci prende il timone: il fedelissimo del gruppo diventa ceo e apre ufficialmente l’era post-Giorgio.

Armani inaugura ufficialmente l'era post-Giorgio con un cda di tutto punto, tra manager di vecchio corso e big della finanza e della moda. Per traghettare questa transizione è stata scelta una figura interna, conosciuta e collaudata: Giuseppe Marsocci, torinese, 61 anni, oltre 35 anni di esperienza nel lusso e un curriculum scritto tra Milano e New York.

È lui il nuovo amministratore delegato, scelto con cura dal Presidente e all'unanimità dalla Fondazione Armani. Dell'Orco non usa giri di parole, e parla di Marsocci come la scelta più "naturale" per Armani, uno che i meccanismi della maison li conosce eccome: persone, processi, la cultura aziendale e la cura maniacale che Giorgio aveva nel portare avanti la macchina. Tutto procede secondo le volontà dello stilista che, in un testamento scritto con la precisione di un chirurgo, aveva tracciato un percorso chiaro e inesorabile, puntando tutto sulla continuità e vietando ogni stravolgimento.

Marsocci lavora nel mondo del lusso attraversandone tutte le fasi, dal sales, marketing, brand management. È il Gruppo GFT, storico licenziatario di maison come Valentino, Dior, Ungaro, Stone Island e Armani, a dargli il primo palco, poi arriva Fila Sport, dove per cinque anni guida lo sviluppo del business internazionale, e nel 2003 la svolta con l’ingresso diretto nel Gruppo Armani.

Da lì Marsocci inizia la sua vera scalata: prima Direttore commerciale di Armani Collezioni, poi Ceo della filiale svizzera (importante hub ed ex customer service dei mercati esteri), poi direttore globale delle linee diffusione/wholesale. Passa poi a New York dove per oltre dieci anni è prima presidente della Trimil US, joint venture Zegna/Armani, poi Ceo delle Americhe dal 2014 al 2019.

Un decennio di formazione, esperienza sul campo: Marsocci si fa le ossa per diventare il  manager che è oggi, lo stratega che conosce i numeri e i mercati, ma soprattutto la cultura di un marchio che è rimasto fedele a se stesso per anni. Gli ultimi li trascorre fianco a fianco al Signor Armani come vicedirettore generale e global chief commercial officer; qui Marsocci entra nel cuore dell’azienda, e nel cuore di Giorgio stesso, sedendo nei board, guidando la Giorgio Armani Retail, presiedendo o dirigendo diverse società estere del gruppo.

Ma dietro il manager c’è anche un uomo curioso, mosso da passioni che raccontano molto della sua forma mentis, tra sport, giornalismo, enologia, filosofia: un ritratto sfaccettato di Marsocci e quasi un contrappunto al rigore che il suo tipo di professione richiede. E allora forse non stupisce più di tanto che sia lui oggi chiamato a guidare la maison nella sua fase di transizione più profonda. Con il suo ingresso nel cda della Giorgio Armani, occupa il posto che fu del fondatore, ma il suo compito non sarà solo quello di gestire il presente, ma preparare il futuro, un futuro per ora del tutto chiaro ma che, come desiderato da Re Giorgio, vedrebbe la vendita di una quota del gruppo tra il 2026 e il 2027 a tre possibili acquirenti: LVMH, Essilor, L’Oréal.

Marsocci è chiamato a essere il timoniere, accanto a Dell’Orco e Silvana Armani, portando sulle spalle il peso di un marchio che è la summa della moda italiana e la responsabilità di costruire un ponte tra ciò che Armani è stato e ciò che diventerà. Con la calma di chi conosce ogni onda del mercato e la determinazione di chi sa che alcune linee, quelle della bellezza secondo Giorgio Armani, non vanno mai spezzate.

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