Attese ed auspici per la ripresa di un settore cardine dell’economia nazionale, il Trasporto Pubblico Locale

Tra sottofinanziamento cronico, normativa datata e inefficienze gestionali: perché il Trasporto Pubblico Locale ha bisogno di un piano nazionale per tornare a essere il motore della mobilità sostenibile

di Marco Carmine Foti*
Trasporto pubblico
Economia

Attese ed auspici per la ripresa di un settore cardine dell’economia nazionale, il Trasporto Pubblico Locale

L'assenza di risorse per il Trasporto Pubblico Locale (TPL) in Italia è una criticità ricorrente, che si manifesta con fondi insufficienti rispetto alle esigenze, carenze per il rinnovo e turnover del personale e dei contratti, impatta sulla qualità del servizio e sulla competitività rispetto all'auto privata. Il TPL, però, è anche lo strumento principe della mobilità sostenibile ma ancora oggi non riesce ad assumere il ruolo che gli spetta.

La frammentazione normativa (vetusta) e gestionale, la dipendenza dal Fondo Nazionale Trasporti (FNT) e la difficoltà nel raggiungere obiettivi di sostenibilità nonostante segnali positivi di utilizzo in alcune aree sono soltanto alcune delle cause dello stato in cui versa il trasporto pubblico nazionale. 

La questione della sotto-compensazione dei contratti di servizio è un problema strutturale, reale ed annoso, esacerbato dall'impennata dei costi energetici e dal divario creatosi con l'inflazione che non ha trovato adeguata copertura nei finanziamenti. L'allarme lanciato da associazioni di categoria, come ASSTRA, relativo ad un ammanco significativo di risorse, è un segnale che non possiamo ignorare, indipendentemente dalle cifre esatte riportate nei vari documenti e studi di settore. Il momento è molto delicato, le organizzazioni sindacali richiamano una maggiore attenzione verso un settore che per decenni è stato completamente abbandonato, e che potrebbe restituire potenziali ripercussioni sociali, ma che in questo Governo ha trovato una ripresa delle interlocuzioni (ricordiamo il rinnovo del CCNL autoferrotranvieri).

Per questo motivo, da più parti, si chiede un "Patto sociale per il TPL", un bene comune a disposizione dei cittadini. Il settore necessita, di fatto, di un piano strategico nazionale che affronti sia il finanziamento sia l'efficienza, la chiave per evitare che questa criticità si trasformi in una vera e propria emergenza sociale ed industriale. Una profonda riforma che vada ad interessare più items e che metta il TPL al centro delle scelte strategiche del Paese. 

La strada da percorrere non è semplice ma grazie agli importanti interventi avvenuti in questi ultimi anni è possibile identificare alcuni fronti:

    •    Riforma del Settore. È fondamentale l'introduzione di Linee guida nazionali indirizzate a Regioni, Città Metropolitane ed Agenzie di bacino, per razionalizzare ed efficientare l'offerta dei servizi. Questo include gli indirizzi per una profonda revisione degli stessi (in termini di tratte e corse) per allinearsi ai Livelli Adeguati di Servizio (LAS) ed ottimizzare così l'uso delle risorse.

    •    Adeguamento delle Risorse. Contestualmente all'efficientamento, è indispensabile rivedere al rialzo e stabilizzare il trasferimento delle risorse dal Fondo Nazionale Trasporti (FNT) verso le regioni e gli Enti locali, garantendo una copertura economica adeguata ai costi reali di produzione e agli adeguamenti inflattivi, intervenendo anche con l'impiego di risorse nazionali (ed europee) extra FNT.

    •    Investimenti in infrastrutture. Continuare ad investire nello sviluppo delle infrastrutture e delle reti, portando a termine con successo i progetti previsti nell'ambito del PNRR, è cruciale per la modernizzazione del sistema e per renderlo più resiliente e sostenibile nel lungo periodo.

Efficientare il TPL, quindi, e garantire un copertura economica adeguata, un duplice obiettivo che può essere raggiunto attraverso interventi di ottimizzazione della pianificazione e programmazione dei servizi attraverso l'utilizzo di dati in tempo reale, di innovazione del settore con la digitalizzazione (biglietti smart, app) e nuove tecnologie (e-bus), la diversificazione delle fonti di finanziamento (tariffe, fondi statali/europei), di miglioramento dell'integrazione tra i vari mezzi e modelli (bus, treni, sharing) e di una gestione più efficiente e trasparente, anche attraverso modelli contrattuali adeguati per garantire la sostenibilità economica, sociale e finanziaria.

La pianificazione intelligente è il tema sul quale occorre focalizzare l'attenzione. Se prima il settore poteva permettersi sacche di inefficienze, oggi non è possibile pensare a servizi che non "rendono" in termini di rapporto ricavi da traffico / costi operativi. Non è più possibile adottare la logica di messa in servizio di una linea, tratta, corsa che sia perchè richiesta ad alta voce dal territorio e poi si scopre essere un disservizio in piena regola e quindi un danno erariale. Per evitare ciò occorre adottare sin da subito soluzioni che prevedano l'utilizzo di big data per ottimizzare percorsi e frequenze, adattandoli alla domanda reale per ridurre i viaggi cosiddetti inefficienti. Azioni che devono essere tradotte all'interno di una riforma del settore che prenda le mosse dalle politiche di governance nazionale. 

La tecnologia e la digitalizzazione, come i sistemi di bigliettazione elettronica e le app di mobilità (MaaS) per integrare e semplificare l'uso dei mezzi, aiutano a porre in essere azioni di riduzione dei costi operativi. Così come l'intermodalità, che deve essere maggiormente sinergica tra bus, tram, metropolitane, treni regionali e servizi di sharing, in modo da offrire un'alternativa completa all'auto privata ed un supporto fattivo al TPL.

In questo modo è possibile rivedere il concetto di sostenibilità economica e finanziaria, ancorché la rivisitazione dei contratti di servizio in essere e la modifica dei contestuali PEF. Per il Fondo Nazionale dei Trasporti la riforma del settore deve prevedere l'utilizzo promiscuo di ulteriori risorse nazionali ed europee che, oltre agli investimenti, prevedano la compensazione dei costi. Un modello di finanziamento misto, tale da bilanciare ricavi tariffari, contributi pubblici e nuove forme di ricavo, che vada ad interessare direttamente i contratti di servizio ottimizzati, evitando di intaccare politiche tariffarie che spesso anziché aumentare l'utenza, favoriscono l'allontanamento dal TPL.

Lo sforzo profuso in questi ultimi anni per il rinnovo del parco rotabile deve seguire una riforma del settore urgente in quanto il TPL non è un costo ma un investimento nella libertà di muoversi, di crescere, di connettersi ad una “rete invisibile” che collega l’Italia nei diversi territori urbani, suburbani ed extraurbani per le molteplici categorie di utenti. L'obiettivo è raggiungibile adottando un'efficienza che traguardi l'innovazione tecnologica, una gestione strategica dei fondi e un'integrazione intelligente del sistema, rendendo il TPL più attrattivo, accessibile a tutti, economico e sostenibile finanziariamente. I tempi sono maturi e gli stakeholder, tecnici e politici, allineati affinché si possa intervenire energicamente e soprattutto in modo strutturale rispetto ad una riforma del settore la cui ultima edizione risale al 1997.

*Presidente Commissione "TPL e Mobilità Sostenibile"
Ordine degli ingegneri della provincia di Genova

Tags:
economia nazionaletpl