Banca Generali, una governance efficace porta valore, ma le imprese italiane prendono tempo
Le imprese italiane rafforzano la governance solo quando costrette da crisi o ricambi generazionali
Ragaini, Milano
Banca Generali, una governance efficace porta valore, ma le imprese italiane prendono tempo
La buona governance paga, ma le imprese italiane lo scoprono spesso troppo tardi. È quanto emerge dall’Osservatorio Imprese 2025 del Corporate Governance Lab di SDA Bocconi, realizzato con il supporto di Banca Generali e con PwC Italia in qualità di Partner Tecnico-Scientifico del Corporate Governance Lab.
Nonostante la relazione comprovata tra solidi assetti di governance e migliori risultati economici, le imprese italiane tendono a rafforzare la propria struttura di governo solo in situazioni di crisi o di forte stress organizzativo. In particolare, il passaggio da Amministratore Unico a Consiglio di Amministrazione – uno degli indicatori di buona governance – avviene più per necessità che per visione strategica.
Il Corporate Governance Index (CG Index), che valuta cinque dimensioni – presenza del CdA, leadership, consiglieri indipendenti, separazione dei ruoli e diversity – conferma che ogni punto aggiuntivo nell’indice si associa a un incremento di ROA e ROE, oltre che a una maggiore propensione a operazioni di M&A, registrazione di brevetti (anche green) e investimenti esteri.
L’Osservatorio evidenzia anche un rallentamento del ricambio generazionale nei CdA: oltre il 40% dei nuovi ingressi nel 2024 ha tra 50 e 59 anni, mentre gli under 50 restano pochi. Sul fronte della diversità di genere, le donne leader (CEO o presidenti esecutive) sono il 22%, in lieve aumento ma ancora lontane dalla parità. Solo una su tre guida l’impresa in piena autonomia.
Dall’indagine emerge una conferma: le imprese familiari mostrano una minore apertura verso l’inserimento di figure esterne nei CdA, con una quota di consiglieri outsider che si attesta intorno al 25,5%. La presenza di consiglieri outsider, soprattutto nelle familiari, resta limitata anche in termini numerici: meno di un terzo dei consigli nomina almeno due outsider.
“I risultati confermano che una governance più strutturata si associa a performance migliori,” afferma Alessandro Minichilli, direttore del Corporate Governance Lab, che ha condotto la ricerca insieme a Daniela Montemerlo e Valentino D’Angelo. “L’analisi svolta sulle imprese presenti continuativamente nell’Osservatorio mostra che, a parità di altre variabili, ogni punto aggiuntivo di CG Index è associato a un incremento medio di +0,29 p.p. di ROA adj. (performance medie di settore), confermando una relazione positiva tra qualità della governance e risultati economico-finanziari.”
Non solo. La qualità della governance aziendale incide in modo significativo e positivo sulla probabilità che un’impresa completi almeno un’operazione di M&A. In particolare, un incremento di un punto nel livello di governance è associato a +20,85 punti percentuali nella probabilità di realizzare un deal* (anche restringendo il campo alle sole operazioni di acquisizione, per cui il valore si attesta a +22,35 punti percentuali).
“I risultati del Corporate Governance Lab confermano in positivo – nonostante il periodo di volatilità dei mercati e incertezza – la correlazione diretta tra assetti proprietari dinamici e la solidità finanziaria nonché la capacità di crescita e pianificazione delle imprese. Si tratta di un concetto che si rende sempre più evidente nei nostri quotidiani confronti con gli imprenditori sul territorio e che ci ha spinti a sviluppare un intero modulo di consulenza ad hoc per i nostri clienti-imprenditori. Sostenere l’Osservatorio Imprese 2025, significa abbracciare una missione che va oltre il business: ovvero contribuire attivamente alla crescita del tessuto imprenditoriale e, dunque, sostenere in modo concreto e tangibile il Paese, offrendo strumenti di lettura e interpretazione dei fenomeni che plasmano il futuro delle imprese.
Analizzare periodicamente la struttura dell’imprenditoria italiana, la governance, le dinamiche proprietarie, i modelli di leadership e le strategie di crescita, significa fornire a imprese, investitori e tutti gli stakeholder una bussola affidabile per orientarsi in mercati complessi e globalizzati. Una banca private che sostiene la produzione e la diffusione di questi saperi si pone come partner autorevole e lungimirante, capace di affiancare i propri clienti non solo nelle scelte finanziarie, ma anche nella comprensione delle sfide e delle opportunità che la buona governance e l’innovazione possono generare”, commenta Andrea Ragaini, vice-direttore generale di Banca Generali.
Fabrizio Acerbis, Partner PwC Italia, ha commentato: “In un mercato competitivo, regolamentato e soggetto a tensioni improvvise, l’attenzione verso la governance contraddistingue le aziende consapevolmente orientate al futuro, in grado di anticipare le sfide e trasformarle in opportunità. Il rapporto 2025 conferma che da una prospettiva di compliance la governance diviene leva strategica, in grado di creare valore sostenibile. PwC, Partner Tecnico Scientifico Corporate Governance Lab, apporta l’esperienza di uno dei leader di settore, impegnato a disegnare soluzioni che generano valore reale". La sfida, oggi, è fare della buona governance non una reazione all’emergenza, ma una cultura strategica che accompagni la crescita delle imprese italiane nel lungo periodo.