Bankitalia: a giugno cresce il tasso medio dei mutui al 2,37%

Cala la raccolta obbligazionaria, mentre gli italiani tornano a "parcheggiare" i soldi sul conto corrente

Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco
Economia
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Il tasso medio sui mutui sale al 2,37% a giugno

A giugno i tassi di interesse sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni comprensivi delle spese accessorie (Tasso Annuale Effettivo Globale, Taeg) si sono collocati al 2,37 per cento (2,27 in maggio), mentre quelli sulle nuove erogazioni di credito al consumo all’8,34 per cento (8,25 nel mese precedente). Lo indica la Banca d'Italia nella pubblicazione "Banche e moneta: serie nazionali". I tassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono stati pari all’1,44 per cento (1,19 nel mese precedente), quelli per importi fino a 1 milione di euro sono stati pari all’1,97 per cento, mentre i tassi sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia si sono collocati all’1,15 per cento. I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono stati pari allo 0,31 per cento (come nel mese precedente).

Crescono i prestiti: +3,2%

A giugno i prestiti al settore privato, corretti sulla base della metodologia armonizzata concordata nell’ambito del Sistema Europeo delle Banche Centrali (Sebc), sono cresciuti del 3,2 per cento sui dodici mesi (3,1 nel mese precedente). Lo indica Bankitalia. I prestiti alle famiglie sono aumentati del 4,1 per cento sui dodici mesi (4,0 nel mese precedente) e quelli alle società non finanziarie del 2,6 (contro il 2,3 per cento nel mese precedente).

Raccolta obbligazionaria -7,1% a giugno

I depositi del settore privato sono cresciuti del 3,0 per cento sui dodici mesi (contro il 4,6 in maggio); la raccolta obbligazionaria a giugno è diminuita del 7,1 per cento sullo stesso periodo dell’anno precedente (-8,0 in maggio) conclude Bankitalia.

Scende ancora il Superindice Ocse

Il superindice calcolato dall'Ocse continua a segnalare un deterioramento delle prospettive nella maggior parte delle principali economie. Trascinati da un'inflazione storicamente elevata, da una bassa fiducia dei consumatori e dal calo degli indici azionari, gli indicatori rimangono al di sotto del trend e continuano ad anticipare una perdita di slancio della crescita in Canada, Regno Unito e Stati Uniti, nonché dell'area dell'euro nel suo complesso, comprese Francia, Germania e Italia. Il superindice è sceso a luglio di 0,2 punti a 99,2, restando quindi sotta la soglia di 100. Per l'area euro, la flessione è a 99 da 99,2. Per l'Italia passa a 98,7 da 98,9. 

In Giappone viene indicata una crescita stabile. L'indicatore è ancora in calo in Cina (settore industriale), anche se mostra segni di stabilizzazione. In India, la valutazione rimane per una crescita stabile, mentre in Brasile continua a indicare un rallentamento della crescita. che rappresenta la tendenza di lungo termine dell'attività economica. Le persistenti incertezze legate alla guerra in Ucraina, le nuove minacce del Covid-19, le interruzioni della catena di approvvigionamento e l'impatto dell'alta inflazione sul reddito reale delle famiglie determinano fluttuazioni piu' ampie del solito nelle componenti del superindice. Di conseguenza, avverte l'Ocse, gli indicatori devono essere interpretati con cautela e la loro entita' deve essere considerata come un'indicazione della forza del segnale piuttosto che come una misura della crescita dell'attivita' economica.