Benetton, maglioncini in crisi: chiuse le fabbriche in Tunisia, Croazia e Serbia. L'ad Sforza punta su e-commerce e logistica per salvarsi
Il gruppo Benetton, posseduto al 100% dalla holding di famiglia Edizione, sta lottando per uscire dalla crisi e punta a rivedere l'utile tra il 2026 e il 2027
Benetton, la cura di ristrutturazione imposta dall'ad Sforza è drastica. Ma i conti della holding Edizione tornano
Il gruppo Benetton, il marchio, nato nel 1965, diventato famoso per i maglioncini colorati e le vittorie in F1 di Michael Schumacher, sta lottando per uscire dalla crisi e punta a rivedere l'utile tra il 2026 e il 2027. La cura di ristrutturazione imposta dall'ad Claudio Sforza (ex Cfo di Poste), nominato lo scorso anno dopo l'uscita dal cda di tutti i membri della famiglia veneta, è drastica. Nel 2025 l'obiettivo prefissato è quello di restringere le perdite dello scorso anno che erano ammontate a 100 milioni di euro.
La strategia è stata quella, ovvia di ridurre i costi, con la chiusura dei punti vendita. La rete globale dei negozi ha perso 500 unità scendendo a 3mila punti vendita di cui 600 in Italia. L'idea è quella di integrare alcuni spazi Benetton con altri marchi del gruppo, come Sisley al fine di ottimizzare le risorse. Importanti e decisivi anche gli interventi in ambito industriale, per ridurre i costi e migliorare la flessibilità produttiva. Per questo il gruppo ha chiuso le fabbriche in Tunisia, Croazia e Serbia, mentre tutti i dipendenti di Ponzano Veneto (da dove tutto è partito) sono stati trasferiti a Castrette di Villorba.
I sindacati vigilano ora sulla seconda fase del piano che ha l'obiettivo di una maggiore competitività in Italia e all'estero, snellire i tempi di produzione da 12 a sei mesi e ottimizzare la rete vendita. La strategia prevede il potenziamento dell’e-commerce e del comparto logistico, per far crescere l'online dal 13% al 20%- 25% nei prossimi anni, considerando che la media del settore è al 35%. Per questo l'ad vuole disaggregare alcuni asset che saranno poi focalizzati su specifiche attività di business come l' online e la logistica, al fine di velocizzare i processi e rispondere alle richieste del mercato.
Quanto ai dipendenti gli incentivi all’esodo volontario sono stati efficaci: 1.100 dipendenti diventeranno a fine anno 700 consentendo di ridimensionare il ricorso agli ammortizzatori sociali. Comunque sia non c'è da preoccuparsi per le perdite. Infatti il gruppo Benetton è posseduto al 100% da Edizione, la holding della famiglia Benetton, già proprietaria di Autostrade ceduta dopo il pauroso incidente del crollo del ponte Morandi costato la vita a 43 persone. Nel 2024 i ricavi di Edizione sono cresciuti a oltre 10 miliardi di euro e ha distribuito circa 110 milioni di euro agli azionisti.
LEGGI ANCHE: Benetton chiude oltre 100 negozi, ma la cura Sforza funziona. Vola la holding Edizione: ora vale 13 miliardi