Bitcoin in caduta? Gli investitori perdono fiducia, ma per gli analisti il peggio è adesso. Nel 2026 tornerà a correre: ecco perché

Tra incertezze geopolitiche e volatilità, il vero punto di svolta arriverà nel 2026. L'analisi di Saverio Berlinzani (ActivTrades) e André Dragosch (Bitwise Europa)

di Rosa Nasti
Economia

Bitcoin perde il 35%, ma per gli esperti il peggio è ora: risalita nel 2026, i tassi daranno ossigeno

Il gelo che si è abbattuto sulle criptovalute non lascia indifferenti, in meno di due mesi il mercato ha perso un terzo del suo valore, con il Bitcoin in caduta di libera e un'ondata di disimpegno che parte prorpio da chi, fino a poco tempo fa, puntava tutto su questo settore. Che sia finita la festa? Forse è presto per dirlo, anche se, dopo un periodo di sprint è innegabile che il mercato stia facendo i conti con la realtà, resta da capire se questa scivolata sia un fisiologico assestamento, o l'inizio di una discesa molto più lunga. Affaritaliani ha raccolto le analisi di chi il settore lo osserva da vicino.

Saverio Berlinzani, analista di ActivTrades, spiega: "Negli ultimi due mesi, Bitcoin è passato dai 121.000 dollari agli 84.000, quasi il 35% di perdita di valore. Solo il 1° dicembre, è stato scambiato a 84.498 dollari, in calo di 5.864, pari al 6,49%, rispetto alla sessione di trading precedente".

"Va ricordato che Bitcoin non rappresenta un asset rifugio, ma un vero e proprio asset speculativo. Ciò suggerisce che l'entusiasmo per le criptovalute potrebbe aver subito un duro colpo, specie se dovesse tornare l’avversione al rischio. 

Gli investitori potrebbero, ora, essere più cauti e preoccupati riguardo al potenziale di guadagno delle criptovalute e alla volatilità del mercato e il tutto potrebbe essere interpretato come una possibile bolla che si sta sgonfiando dopo mesi di crescita esponenziale. Tuttavia, ciò potrebbe anche essere considerato come un riequilibrio necessario del mercato cripto".

Ma guardando al futuro l'analista è più positivo: "Le principali analisi danno un Bitcoin a quota 91.745 entro la fine di questo trimestre e 102.062 tra un anno. Ma prima potremmo vedere dei supporti compresi tra 73.000 e 76.000. Tali proiezioni provengono dai modelli macroeconomici globali di Trading Economics e le aspettative degli operatori."

André Dragosch, Head of Research di Bitwise Europa, invece allargo lo sguardo sul quadro globale: "Le criptovalute hanno aperto dicembre sotto una nuova ondata di pressione: Bitcoin è sceso fin sotto gli 86.000 dollari, Ether ha perso oltre il 7%, e anche Solana si è mossa in linea con questo clima di avversione al rischio". Secondo Dragosch, il mercato paga ancora la maxi-liquidazione seguita al record storico di ottobre quando "circa 19 miliardi di dollari in posizioni con leva sono stati liquidati poco dopo il record storico di Bitcoin vicino ai 126.000 dollari. Nonostante un recupero moderato e una buona performance della settimana scorsa che aveva riportato Bitcoin sopra i 90.000 dollari, novembre si è chiuso comunque con una perdita del 16,7%."

La nuova discesa, spiega, nasce da un mix di fattori: "La Banca Popolare Cinese ha assunto nuovamente un tono rigido nei confronti degli asset crypto; contemporaneamente, l’impennata dei rendimenti dei titoli di Stato giapponesi sta spingendo la Bank of Japan verso un rialzo dei tassi, con un impatto sfavorevole sul sentiment di mercato; infine, i movimenti ribassisti sono stati amplificati da liquidazioni forzate di posizioni long a leva tramite futures perpetui su Bitcoin.

Dragosch invita però a guardare oltre gli scossoni: "Pur ritenendo che questa volta Bitcoin non seguirà il classico schema quadriennale post-Halving, vale la pena osservare che finora il suo andamento lo ha ricalcato quasi perfettamente: storicamente, il prezzo mediano post-Halving ha toccato il massimo 525 giorni dopo l’evento, e in questo ciclo Bitcoin ha segnato un nuovo record 534 giorni dopo l’Halving dell’aprile 2024.

Uno dei motivi principali per cui non ci aspettiamo una ripetizione dello schema tradizionale, soprattutto per quanto riguarda un lungo mercato ribassista successivo, è che nel 2025 la domanda istituzionale, proveniente da società di tesoreria globali e da ETP su Bitcoin, ha superato il deficit di offerta generato dal dimezzamento per oltre sette volte. In altre parole, i miner non ricoprono più il ruolo dominante dei cicli precedenti: il mercato di Bitcoin è passato dall’essere guidato dall’offerta a essere guidato dalla domanda.

Dal punto di vista strutturale, questa domanda dovrebbe continuare a crescere grazie all’adozione crescente da parte di individui, aziende, asset manager e persino Stati. Dal punto di vista ciclico, fattori macro-classici, come le aspettative sulla crescita globale o l’orientamento della politica monetaria, dovrebbero contare sempre di più, man mano che Bitcoin si integra nel sistema finanziario tradizionale. In particolare, la sensibilità di Bitcoin alle aspettative di crescita globale è aumentata, e poiché tali aspettative sono diminuite di recente, non sorprende che il prezzo si sia indebolito".

C’è tuttavia un elemento positivo, l'analista spiega infatti che "le valutazioni di Bitcoin riflettono già un livello di pessimismo paragonabile a quello del crollo legato al Covid nel 2020 o all’esplosione di FTX nel 2022. Il mercato sta già prezzando uno scenario di crescita recessiva, il che suggerisce che molta parte delle notizie negative è già stata assorbita e che i rischi al ribasso appaiono più contenuti da una prospettiva contraria".

E conclude: "Allo stesso tempo, l’allentamento monetario avviato dalle principali banche centrali dovrebbe mantenere positivi gli indicatori anticipatori nei prossimi sei-nove mesi, favorendo un ritorno dell’appetito per il rischio su Bitcoin e sugli asset crypto".

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