Dazi, la Bce teme per la crescita: "L’offerta Ue da 50 miliardi? Rischia di sembrare una resa agli Usa”

Affaritaliani.it ha analizzato il bollettino della Bce insieme a Saverio Berlinzani, analista di ActivTrades

di Rosa Nasti
Economia

Dazi, cresce la preoccupazione della Bce: "piano da 50 miliardi? Un gesto che ci indebolisce agli occhi degli Usa"

Le prospettive economiche per l’area dell’euro si stanno offuscando, complici le crescenti tensioni commerciali internazionali. È quanto emerge dal bollettino economico diffuso oggi dalla Banca Centrale Europea, secondo cui questi fattori stanno già pesando sull’attività economica del secondo trimestre 2025. Nonostante ciò, l’economia dell’eurozona mostra una certa capacità di resilienza agli shock globali, anche se il quadro resta incerto.

Nel frattempo, l’Europa prova a giocare d’anticipo con gli Stati Uniti: sul tavolo una proposta da 50 miliardi di euro in nuovi acquisti di beni americani, per riequilibrare la bilancia commerciale ed evitare un’escalation nei dazi.  Il messaggio da Francoforte è chiaro: la crescita in Europa è già fragile, e i dazi rischiano di darle il colpo di grazia. Per questo, i tassi sono stati tagliati ancora. Affaritaliani.it ha analizzato il bollettino della Bce insieme a Saverio Berlinzani, analista di ActivTrades.
 

Il PIL dell’area euro ha avuto un andamento positivo a inizio 2025, ma già nel secondo trimestre si segnalano impatti da "shock globali". Quali di questi rischi stanno già incidendo concretamente sulla crescita?

L’aumento delle tensioni commerciali globali, in particolare la guerra tariffaria tra Stati Uniti e Cina, sta creando incertezza per l’export europeo, soprattutto per economie manifatturiere come Germania e Italia. Dopo un buon primo trimestre sostenuto dal tech, la domanda interna cinese si sta normalizzando. Questo pesa sull’export europeo, in particolare su settori come beni di lusso, automobili e macchinari industriali.

La Bce sottolinea che le imprese rallentano gli investimenti a causa delle tensioni commerciali e dell’incertezza geopolitica. C'è evidenza nei dati di un freno agli investimenti già nel primo trimestre?

Gli investimenti fissi sono cresciuti solo dello 0,2% trimestre su trimestre a inizio 2025, contro lo 0,6% del trimestre precedente. Il calo è particolarmente visibile in Germania e Italia, dove i settori manifatturieri e dell'automotive hanno risentito della maggiore incertezza globale e dei rischi di dazi su scala transatlantica. Anche gli investimenti in macchinari, attrezzature e impianti sono in calo. Tiene invece, per ora, il comparto delle costruzioni, grazie a progetti pubblici ancora in corso.

L’economia dell’eurozona ha "acquisito una certa capacità di tenuta", scrive la BCE. Ma quanto è solida questa resilienza se si considerano gli shock dei dazi?

Nei primi mesi del 2025, la crescita è tornata positiva, tra lo  0,3%-0,4% trimestrale, mentre il mercato del lavoro rimane robusto. La disoccupazione resta ai minimi storici  sostenendo i consumi. L’inflazione scende e rafforza la fiducia con possibili ribassi ulteriori del costo del denaro. Inoltre alcuni Paesi, come la Germania, stanno preparando stimoli per sostenere la domanda interna, nell’ormai famoso “Rearm Europe”. I rischi arrivano dal fatto che c’è una forte dipendenza dalle esportazioni e settori cruciali come automotive, macchinari industriali sono esposti ai mercati USA e Cina. Se Trump dovesse reintrodurre dazi sulle auto europee o sulla componentistica, Germania, Italia e Francia sarebbero le più colpite.

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I tassi sono stati tagliati di 25 punti base ad aprile. Alla luce dei rischi evidenziati nel bollettino, si può ancora parlare di una traiettoria graduale di allentamento?

Non si può escludere una pausa nella riduzione del costo del denaro ma la Bce, come si evince dall’ultimo bollettino  manterrà probabilmente un approccio che dipenderà dai dati macro in uscita, con tagli meno frequenti e subordinati all’evoluzione dell’inflazione e dell’economia reale.

L’Ue sembra pronta ad offrire 50 miliardi di euro in nuovi acquisti agli Usa per evitare un’escalation commerciale. Potrebbe davvero funzionare come contromossa o è una resa camuffata da trattativa?

Questa mossa, presumibilmente, pare un tentativo di indorare la pillola, evitando l’escalation.  Bruxelles cerca, di fatto, di disinnescare nuove tariffe o penalizzazioni su prodotti europei. Ma ovviamente ci sono dei rischi, tra cui il fatto che gli USA potrebbero percepire l’offerta come un segnale di debolezza.

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