Btp Italia fa gola, ma non troppo: raccolta più cauta rispetto al passato, eppure potrebbe superare il post-pandemia

Btp Italia, partenza solida ma tiepida. Cosa frena l’appeal degli investitori? L'intervista all'avvocato Giuseppe Cristiano, avvocato e partner dello studio De Berti Jacchia

di Rosa Nasti
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Economia

Btp Italia, il debutto è buono ma non fa boom: raccolta più contenuta, ma non è escluso un sorpasso sulle precedenti emissioni

Il Btp Italia prosegue a passo sostenuto anche nel secondo giorno di collocamento: ha superato 1,2 miliardi con contratti che ammontano a oltre 39mila. L'asta si chiude domani per i piccoli risparmiatori mentre venerdì sarà dedicata esclusivamente agli investitori istituzionali. 

 Il primo giorno di offerta ha chiuso con un controvalore di oltre 3,14 miliardi di euro (3,64 miliardi di euro nel 2023), segno che l’appetito degli investitori retail c’è ma con il freno tirato, per ora. A una prima occhiata, la partenza è da manuale: oltre 3 miliardi in un giorno non sono pochi, ma basta confrontare con le emissioni precedenti per accorgersi che la domanda si è un po’ raffreddata. 

È ancora presto per giudizi definitivi, ma qualcosa è cambiato. Per capire meglio che aria tira tra gli investitori e quali fattori stiano influenzando questa emissione, Affaritaliani.it ha interpellato Giuseppe Cristiano, avvocato e partner dello studio De Berti Jacchia Franchini Forlani, per un’analisi più approfondita.

Conviene sottoscrivere un BTP Italia oggi? Per chi è più adatto?

La convenienza di un investimento rispetto a un altro dipende da una serie di fattori (tra i quali la propensione al rischio dell’investitore, la disponibilità di capitale, l’età del sottoscrittore, la tipologia e l’importo di altri precedenti investimenti, le prospettive di investimenti futuri), non è quindi possibile dare una risposta che abbracci tutte le casistiche. Nel caso di specie, vale a dire del BTP Italia indicizzato emesso in data odierna, esso si rivolge, nella prima fase, a una clientela “retail”, vale a dire, prevalentemente alle persone fisiche, mentre nella seconda fase, la sottoscrizione sarà possibile alle controparti qualificate e ai soggetti professionali, con esclusione delle persone fisiche. Il BTP Italia è stato quindi pensato principalmente per gli investitori al dettaglio a favore dei quali è stata riservata una prima finestra di sottoscrizione, ma sarà disponibile, a partire dal 30 maggio 2025, a tutte le altre categorie di investitori. 

Tasso minimo fissato all'1,85%. Quanto conviene rispetto agli titoli di Stato?

Il tasso definitivo del BTP Italia verrà fissato il 30 maggio 2025 e potrà anche essere superiore, ma non inferiore, all’1,85%. A ciò si aggiunga che il BTP Italia è indicizzato al FOI (indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operati ed impiegati al netto dei tabacchi, elaborato e pubblicato mensilmente dall’ISTAT). In sostanza, oltre al tasso di interesse, l’investitore riceverà un importo in ragione dell’andamento dell’indice dei prezzi al consumo, proteggendolo, così, dall’inflazione. Inoltre, chi sottoscrive questo BTP Italia nella prima fase e lo deterrà fino alla scadenza fissata al 4 giugno 2032, riceverà un premio finale pari all’1% del capitale investito. Infine, i BTP Italia godono di una tassazione agevolata al 12,5%, sono esenti dalle imposte di successione e concorrono all’esclusione dell’ISEE fino a 50.000 euro investiti in titoli di Stato. Complessivamente, quindi, i BTP Italia sono accompagnati da una serie di interessanti incentivi.  

E’ difficile calcolare la convenienza di questo BTP Italia rispetto ad altre emissioni della Repubblica Italiana anche se, sulla base della risposta particolarmente calorosa riservata dal mercato a questa emissione, è ragionevole pensare che offra condizioni quanto meno pari, se non migliori, di quelle di altri titoli.

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Con 203 miliardi raccolti in 19 emissioni, perché il BTP Italia piace tanto ai piccoli risparmiatori? È solo per la protezione dall’inflazione o c’è di più?

Le ragioni del successo di questa emissione sono molteplici. Innanzitutto il fatto di poter investire anche piccoli tagli, a partire da 1.000 euro; rendendo così l’investimento possibile anche a chi non dispone di grandi liquidità. Sicuramente l’indicizzazione al FOI è un altro motivo non trascurabile; così come la tassazione agevolata e l’esenzione dalle imposte di successione. Tutti elementi da tenere in considerazione; anche se non si deve sottovalutare comunque il fascino che le emissioni della Repubblica Italiana hanno sempre, storicamente, esercitato sui risparmiatori italiani e, non ultimo, la ragionevole sicurezza dell’investimento medesimo. Infatti, sebbene qualsiasi investimento presenti profili di rischio, è innegabile che una emissione della Repubblica Italiana presenti profili di rischio oggettivamente bassi, se non praticamente nulli, non foss’altro che per le conseguenze devastanti che un default di un emittente così importante avrebbe non solo sui propri investitori diretti, quanto su tutti i mercati mondiali.

Nel 2020 furono raccolti oltre 22 miliardi, nell'ultima (2023) circa 18 miliardi complessivi. Oggi cosa possiamo aspettarci? I rendimenti sono ancora competitivi per attrarre lo stesso entusiasmo?

L’emissione del 2020 avveniva in un clima abbastanza unico, vale a dire quello della pandemia. Gli italiani avevano da poco ripreso a uscire dalle loro case, con cautela, e veniva loro richiesto un investimento da destinarsi, prevalentemente, a finanziare il contrasto alla pandemia. Paragonare quelle condizioni con quelle odierne è, quindi, impossibile; ciò nondimeno, avuto riguardo alle risposte che il mercato sta dando a questa emissione, possiamo aspettarci una raccolta complessiva in linea se non maggiore a quella delle emissioni precedenti. Quanto alla competitività dei rendimenti – nel ricordare che essi vengono fissati da professionisti superspecializzati e che, quindi, bisogna credere che siano quanto meno in linea con quelli dei principali concorrenti di BTP Italia – ribadisco che vi sono tutte le ragioni per ritenere le condizioni complessive offerte assolutamente interessanti e competitive. 

Con tassi in leggero calo ma ancora alti, ha senso bloccare il capitale per 10 o 15 anni con un BTP indicizzato? 

L’investitore retail, vale a dire quello al quale il BTP Italia si rivolge non dovrebbe essere attratto, né interessato, dall’andamento delle curve dei tassi la cui evoluzione è particolarmente complessa e dipende da fattori non sempre prevedibili, persino dagli operatori di mercato più raffinati. A ciò si aggiunga che un investimento fatto tenendo in considerazione una previsione dell’andamento delle curve dei tassi ha un margine di rischio infinitamente maggiore rispetto a quello del BTP Italia e, quindi, potrebbe dare risultati sicuramente maggiori ma potrebbe portare anche alla perdita integrale del capitale investito. Per quanto concerne, invece, l’opportunità di bloccare un investimento per un periodo medio-lungo (il BTP Italia emesso oggi andrà a scadenza fra sette anni), la risposta è affermativa laddove si consideri che il titolo in esame è negoziabile; vale a dire, può essere venduto se l’investitore dovesse avere, in futuro, bisogno di recuperare il proprio investimento in tutto o in parte.

In un portafoglio conservativo, dove si colloca oggi il BTP Italia rispetto a conti deposito, polizze o fondi monetari?

Per poter rispondere con precisione a questa domanda bisognerebbe, da un lato, conoscere i dettagli fattuali e contrattuali dei conti deposito, delle polizze e dei fondi monetari (per esempio, chi li emette, chi li gestisce e con quali politiche) e, dall’altro, le condizioni soggettive dei singoli investitori (età, condizioni di salute, stile di vita, capitale disponibile, tipologia del reddito). In linea generale e, quindi, con tutti i rischi di dare una risposta errata, considero il BTP Italia un investimento estremamente conservativo, più conservativo dei conti deposito e ancor di più rispetto a polizze e fondi monetari.

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