Case green, la Commissione Ue rilancia lo stop alle caldaie dal 2040
"I Paesi membri hanno l’obbligo di attuare politiche e misure credibili nella prospettiva di raggiungere la completa eliminazione dei combustibili fossili entro il 2040", afferma la Commissione europea
Case green: dal 2040 stop alle caldaie alimentate da combustibili fossili
Interventi concreti per eliminare le caldaie a metano entro il 2040 sono diventati sempre più necessari. Proprio su questa linea la Commissione europea sta rafforzando il suo impegno politico, rilanciando la direttiva Case Green (la EPBD, Energy Performance of Buildings Directive) con la pubblicazione del pacchetto normativo più ampio e robusto dall’adozione della norma quadro che punta a ridurre le emissioni del patrimonio edilizio entro il 2050: 13 linee guida e tre atti di regolamentazione tecnica. Lo si legge sul Sole 24 Ore che fotografa la questione, analizzando linee di azione e procedure di autorizzazione.
Per quanto riguarda le caldaie uniche alimentate da combustibili fossili, è fondamentale ricordare due date: la prima, già entrata in vigore con l’ultima legge di Bilancio, è il 2025, anno in cui verranno eliminate le agevolazioni fiscali per questi dispositivi; la seconda è fissata al 2040, entro la quale gli Stati membri devono aver eliminato completamente le caldaie a combustibili fossili. Tuttavia, si tratta di una scadenza solo indicativa -come si può leggere nelle stesse linee guida – ma ferma è l’intenzione della Commissione di vedere applicate misure concrete da parte dei Paesi membri, al fine di evitare che la suddetta data cada nel nulla.
«I Paesi membri hanno l’obbligo di attuare politiche e misure credibili nella prospettiva di raggiungere la completa eliminazione dei combustibili fossili» entro il 2040, afferma la Commissione.
Sugli interventi concreti che i Paesi membri devono mettere in atto, il documento è molto chiaro ed individua due linee di azione. La prima consiste nel «rimpiazzare, in tutto o in parte, le caldaie uniche con soluzioni alternative», tra cui rientrano pompe di calore, sistemi di teleriscaldamento e solare termico. In aggiunta a questa strada, è possibile sostituire i combustibili fossili impiegati nelle caldaie con alternative rinnovabili, come il biometano e l’idrogeno. Necessaria, però, in questo caso la decarbonizzazione della rete. Secondo la Commissione europea queste due opzioni, se impiegate congiuntamente, possano rappresentare la chiave concreta per raggiungere l’obiettivo fissato al 2040.
Ad oggi, la quota di biometano trasportata dalla nostra rete è ancora minima: si tratta di una produzione annuale di circa 500 milioni di metri cubi, rispetto a oltre 61 miliardi di metri cubi di consumi previsti per il 2024. Di conseguenza, un utilizzo su larga scala di questo combustibile in ambito residenziale è ancora lontano nel tempo e richiederà un impegno significativo e ingenti investimenti.
Tuttavia, le direttive sulle caldaie non sono le uniche presenti nelle linee guida della Commissione. Anzi, un punto fondamentale dei piani di ristrutturazione che i Paesi membri dovranno presentare entro la fine del 2026 riguarda anche la questione delle procedure di autorizzazione con l’obiettivo di velocizzare la concessione dei permessi edilizi. Dunque, la direttiva dovrà affrontare non solo i vincoli economici e le limitazioni finanziare legate ai lavori di efficientamento, ma anche quelle di natura amministrativa.
Per quanto riguarda il sostegno finanziario alle operazioni di efficientamento energetico, la Commissione propone due possibili misure: un’Iva agevolata rispetto agli altri lavori edili per le riqualificazioni, oppure una tassazione ridotta sull’Imu per i proprietari che intraprendono interventi di ristrutturazione.