Chi è Andrea Pignataro, l'imprenditore nel mirino del Fisco con un passato da ricercatore e trader
Pignataro ha dato vita a uno dei colossi più influenti della finanza europea. Vincente la strategia del comprare senza cedere mai il controllo
Chi è Andrea Pignataro, l'imprenditore nel mirino del Fisco
Pace fatta: Andrea Pignataro, il secondo uomo più ricco d’Italia dopo Giovanni Ferrero a leggere la classifica dei Paperoni stilata da Forbes, pagherà al Fisco italiano 280 milioni di euro. L'accordo prevede un pagamento dilazionato in cinque anni. Ma chi è questo Paperone? Fondatore e amministratore delegato di Ion Group, Andrea Pignataro ha costruito un impero nel settore dei dati finanziari e dei software per le banche e le istituzioni. Ma di lui si si pochissimo. Gelosissimo della sua privacy, rare sono le sue apparizioni pubbliche. Nato a Bologna nel 1970, si è laureato in economia e ha poi conseguito un dottorato in matematica all’Imperial College di Londra. La sua carriera ha preso avvio come trader presso la storica banca d’affari Salomon Brothers, ma è rimasto sempre lontano dai riflettori: nessuna intervista, nessuna presenza social, pochissime foto in circolazione. Eppure, grazie a una fitta rete di acquisizioni e a una strategia d’impresa centrata sull’automazione dei processi decisionali attraverso gli algoritmi, Pignataro ha dato vita a uno dei colossi più influenti della finanza europea.
Ion nasce a Londra nel 1999 come joint venture tra Salomon e la società pisana di software List. L’idea era semplice ma rivoluzionaria: automatizzare processi finanziari complessi tramite software. Oggi Ion è un conglomerato globale con cinque piattaforme operative, 13mila dipendenti, clienti tra cui Amazon e Microsoft e un fatturato stimato di circa 3 miliardi di euro. Il cuore della ricchezza di Pignataro è qui. Il gruppo ha effettuato oltre 30 acquisizioni tra cui spiccano i nomi di Cedacri, Cerved, Prelios e List. In Italia, Ion ha generato oltre 1 miliardo di ricavi nel 2023 solo attraverso le sue società operative. Il gruppo è anche pesantemente indebitato: secondo le stime, tra i 10 e i 16 miliardi di euro, debiti contratti attraverso emissione di bond e prestiti, tra cui 3 miliardi da HPS Investment Partners.
La strategia di Pignataro è sempre stata quella di acquistare senza cedere mai il controllo: “Ion ha sempre una entrance strategy, ma non ha una exit strategy” ha dichiarato in una rara intervista al Sole 24 Ore. Una visione industriale di lungo periodo, ispirata più ai grandi fondi di private equity che alle tradizionali holding familiari italiane. Non a caso, molti lo paragonano a Michael Bloomberg: entrambi ex Salomon Brothers, entrambi hanno costruito imperi sul valore dei dati. Se Bloomberg è un colosso mediatico, Ion punta invece sull'automazione e la digitalizzazione della finanza.
In Italia Pignataro ha investito pesantemente: 1,5 miliardi per Cedacri, 1,8 per Cerved, 1,35 miliardi per Prelios, 80-90 milioni per il 9,4% di Illimity e 15 milioni per il 32% della Cassa di Risparmio di Volterra. Ha anche detenuto quote di Mps e del Fondo strategico italiano. Possiede immobili di lusso a Milano, Pisa, Sankt Moritz (dove risiederebbe), Londra e ai Caraibi, dove ha acquistato la proprietà Canouan Estate per circa 300 milioni di euro.
Nonostante questo patrimonio da 27,5 miliardi di dollari, Pignataro è uno degli uomini più riservati del mondo economico. La sua vita privata è un mistero: nessuna notizia su moglie, figli o parentele. Nessun dettaglio personale trapela, in un’epoca in cui anche i miliardari sono spesso protagonisti del gossip. Pignataro ha scelto invece la massima discrezione, custodendo la propria immagine con la stessa cura con cui amministra la cassaforte di famiglia, Bessel Capital, con sede in Lussemburgo.