Concorrenza e mercato libero, se anche l'Authority dell'energia perde la bussola

Come fanno i consumatori a orientarsi se anche il Presidente dell’Arera lancia messaggi contraddittori 

di redazione economia
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Se anche l'Authority dell'energia perde la bussola

Il rialzo del prezzo del gas e le critiche implicite contenute nel decreto bollette devono aver fiaccato la resistenza del presidente dell'Autorità di regolazione di Energia, Reti e Ambiente (Arera) Stefano Besseghini. Non si spiegano altrimenti alcune delle posizioni che emergono dalle ultime dichiarazioni del numero uno dell'authority, che sono sembrate a tratti confuse o poco incisive, tanto da destare preoccupazione tra i consumatori. 

Il tema è serio e per questo è necessario che chi guida l'autorità di riferimento, nonostante lo faccia da anni e sia alla fine del suo mandato, non perda lucidità ed energie, e non si tratta di un gioco di parole. E' evidente che Besseghini si trovi al momento in una posizione scomoda, ma questo fa parte degli oneri che spettano a una persona ai vertici di un'importante autorità. 

C'è un tema che non si può aggirare ed è che il passaggio al mercato libero è stato accompagnato da una grande confusione nella comunicazione. E per quanto l'Italia vanti eccellenze mondiali nello scaricabarile, è evidente che il compito di accompagnare i consumatori con una corretta informazione spettava all'Arera. Il recente decreto bollette nella sua "richiesta di maggiore trasparenza" ha di fatto sottolineato qualche carenza nell'operato dell'authority.

Per questo sul caos comunicativo nel passaggio al mercato libero gli utenti chiedono posizioni più nette (non per forza un mea culpa) rispetto a dichiarazioni come "bisogna cercare equilibrio tra completezza e leggibilità" che sembra uno slogan più per buttare la palla in tribuna che per andare verso la porta.

Appare semplicistico e poco credibile attribuire l'attuale caos sulle bollette alla mancanza di competizione. Perché piuttosto è vero il contrario. In Italia ci sono oltre 700 aziende che si propongono sul mercato e questo Besseghini lo sa per forza. Deve saperlo. Ed è difficile parlare di mancanza di concorrenza di fronte ad un tale numero di operatori che si contendono il mercato. 

Di recente è stato il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso, a chiedere "misure per combattere il telemarketing selvaggio". Perché, come si diceva, la verità è che al contrario gli operatori sono pure troppi. 
Forse non Besseghini, ma lo hanno capito i consumatori, che sono tempestati ogni giorno da decine di chiamate. In Italia il mondo delle offerte è una selva oscura che fa sì che molti utenti, tentati dal prezzo più basso di pochi euro, finiscono inconsapevoli in balia dei rischi che comporta scommettere su società semi-sconosciute che poi lasciano gli utenti senza vere tutele. 

Le incertezze non vanno alimentate. Ad esempio, il disaccoppiamento dei prezzi dell'elettricità e del gas si può fare? Besseghini dice di sì, ma anche di no. Prima sostiene che è possibile, poi però dice che non è realizzabile con un atto di imperio (quindi non è possibile) e infine in realtà fa riferimento ai contratti a lungo termine, che sono strumento ben diverso dalla separazione dei prezzi. Ma com’è possibile? C’è però qualche amnesia che merita una sottolineatura. Besseghini dimentica che l'Arera ha fatto ben poco per incentivare quel sistema di contratti a lungo termine (PPA) che oggi viene indicato come soluzione. E dimentica anche che l’Autorità europea dell’energia (l’ACER) ha studiato a livello internazionale il meccanismo di disaccoppiamento e lo ha bocciato. 

Non solo, ma chi ha provato ad applicare questo sistema, come Spagna e Portogallo, ha dovuto abbandonarlo dopo un anno soltanto, perché dopo poco tempo ha ottenuto l’effetto di aumentare il prezzo del gas per i consumatori, non di farlo scendere. L’esperimento fallimentare nella penisola iberica andrebbe ricordato anche a chi nella politica lo ha citato come un’esperienza virtuosa, evidentemente consigliato da chi non conosce bene come sono andate realmente le cose. 

Si punti quindi alla modifica della "scheda di confrontabilità dei prezzi" oppure si scelgano altri strumenti, la decisione spetta all'Arera. Lo si faccia in fretta e si risolva uno dei problemi italiani: i consumatori chiedono questo. Non si potrà sfuggire alla morsa del gas, ma almeno a quella della confusione.

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