Cop 30, ancora un nulla di fatto: rinviato lo stop ai combustibili fossili

L’Unione Europea cerca disperatamente di far approvare un emendamento che sancisca una data per l’addio ai carburanti tradizionali. Ma è tutto inutile

di Marco Scotti
Guerra Petrolio
Economia

Cop 30, ancora un nulla di fatto

Nulla di fatto, nessun passo avanti. L’Unione Europea esce per l’ennesima volta ridimensionata e con le ossa rotte da una conferenza sul clima - la Cop30 che si tiene in Brasile - in cui cerca disperatamente di far valere i suoi diritti.

Ma resta con un pugno di mosche in mano, come se i 450 milioni di persone che vivono in Europa avessero avuto una riprova ulteriore della loro totale marginalità nello scacchiere internazionale. Lo stiamo vedendo con la pace tra Russia e Ucraina, una serie di 28 punti voluti dal presidente Donald Trump che di fatto è vero che potrebbero (speriamo) mettere fine al conflitto, ma umiliano oltre misura Kiev.

E l’Europa, che per tre anni e mezzo ha speso (e molto) per aiutare l’Ucraina e che vuole accoglierla nell’Ue si ritrova ora nell’angolo, costretta ad annuire di fronte ai diktat che arrivano da Washington. Con malcelato imbarazzo.

Ma torniamo in Brasile. Che cosa succede? Capita che l’assise decida di dare il via libera a un nuovo accordo sul clima senza che venga messa per iscritto una roadmap precisa per l’eliminazione dei combustibili fossili.

Tradotto: mentre l’Europa cerca di cancellare la benzina e il gasolio come combustibile per le auto e per riscaldare le case, oltre che per l’industria, gli altri 7,5 miliardi di persone scelgono una via diversa, cioè quella in cui si conterà ancora sul petrolio nel futuro, visto che oggettivamente le altre rinnovabili faticano a decollare tra infrastrutture carenti e un costo d’ingresso ancora troppo elevato.

Dunque, l’Europa gioca a fare la prima della classe, ma si scontra di nuovo con la sua poca rilevanza a livello globale. Peccato, perché il Continente dell’età dei Lumi avrebbe molto da dire e da dare. Solo che non trova il modo di spiegarsi e finisce vittima del pragmatismo cinese e del machismo americano. E i Brics, sullo sfondo, chiedono che possano anche loro beneficiare di driver di sviluppo che il mondo Occidentale ha sfruttato dalla rivoluzione industriale ai Protocolli di Kyoto. Vox clamans in deserto.

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