Cop30 in Brasile, scontri interni e guerriglia esterna. Il vertice mondiale sul clima (senza gli Usa) è già un flop

Trovare un compromesso tra 197 Paesi con idee diametralmente opposte sarà quasi impossibile

di Marco Santoni
Economia

Cop30 in Brasile, il difficile tentativo di mediazione e il rischio di un ennesimo flop

In Brasile è iniziato ufficialmente il Cop30, il vertice mondiale sul clima. Ma l'evento tanto atteso è già a rischio flop. I motivi sono tanti, intanto al tavolo mancherà, per scelta del presidente Trump che lo considera "una inutile perdita di tempo", il paese più importante e potente del mondo: gli Stati Uniti. Ma anche tra chi effettivamente partecipa al summit però c'è una spaccatura sempre più marcata e come se non bastasse anche all'esterno ci sono problemi con scontri tra polizia e manifestanti. Decine di indigeni si sono scontrati con le guardie di sicurezza durante la conferenza sul clima Cop30 a Belem, mentre cercavano di entrare nel sito, un evento raro per una conferenza Onu sul clima, hanno riferito i giornalisti dell'Afp.

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Gli indigeni stavano manifestando e ballando fuori dall'ingresso della Cop30 a Belém in serata, poi sono entrati nell'edificio dove le guardie di sicurezza li hanno fisicamente respinti. La calma è stata rapidamente ristabilita. La sicurezza ha quindi barricato gli ingressi con tavoli e mobili. Un giornalista dell'Afp ha visto un agente di polizia essere evacuato su una sedia a rotelle. La sicurezza è gestita dalle Nazioni Unite all'interno dell'area della Cop30 e dalle autorità locali all'esterno. Maria Clara, una manifestante dell'associazione Rede Sustentabilidade Bahia, ha dichiarato di voler sensibilizzare l'opinione pubblica sulla situazione dei popoli indigeni. "Queste voci vengono ignorate", ha affermato.

Il Brasile, Paese ospitante della Cop30, cercherà di raggiungere un compromesso mercoledì, mentre alcune nazioni cercano di inserire nell'agenda del vertice ambiziosi impegni per il clima e obblighi finanziari Il vertice delle Nazioni Unite ha evitato per un soffio una cosiddetta "battaglia sull'agenda" all'apertura di lunedì a Belem, solo perché il Brasile ha promesso di ascoltare queste richieste in modo informale e di mediare una soluzione accettabile. Sono quattro le questioni divisive in discussione: commercio, misure di trasparenza e rendicontazione, obblighi finanziari per il clima e sforzi per ridurre l'inquinamento che intrappola il calore.

Queste ultime due sono le più delicate, con i paesi ricchi poco entusiasti di riaprire le aspre battaglie sugli aiuti finanziari e i giganti petroliferi contrari a qualsiasi attenzione sul ruolo dei combustibili fossili nel cambiamento climatico. Mercoledì si prevede che il Brasile rivelerà se è riuscito a trovare una via di mezzo, al termine di due giorni di consultazioni riservate a Belem.

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