Covid, cresce la liquidità nelle famiglie. Piazza Affari ai livelli pre crisi

Italiani sempre più "formiche", gli indici azionari recuperano, così come la fiducia nella ripresa: la fotografia scattata dalla Consob

Economia
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Famiglie italiane più "formiche", indici azionari in lenta ripresa, maggior fiducia nella ripresa, aumento dell'indebitamento: Consob fotografa nel report "Congiuntura e rischi del sistema finanziario italiano in una prospettiva comparata" la situazione economica del Paese, segnata dopo un anno di pandemia. 

A spiccare è sicuramente un dato: le famiglie italiane, durante la pandemia, sono diventate più "formiche". La liquidità è arrivata lla fine dell'anno alla bellezza di 1.500 miliardi di euro: un livello record.  Nel rapporto, si legge che "tra il 2019 e il 2020 il tasso di risparmio lordo delle famiglie italiane, pur continuando a rimanere al di sotto della media dell’Eurozona, ha sperimentato un forte incremento, dal 10% al 18%, che dovrebbe essere riassorbito solo in parte nell’anno in corso". "Grazie anche alla dinamica delle quotazioni azionarie e obbligazionarie registrate nei mercati finanziari nel secondo e nel terzo trimestre del 2020, la ricchezza netta delle famiglie italiane è cresciuta, mantenendosi tuttavia al di sotto del dato di Germania e Francia" si legge nel Report.

Quanto invece alla composizione delle attività finanziarie, è aumentato il peso della liquidità, che alla fine dello scorso anno ha registrato un tasso di variazione tendenziale al massimo storico dal 2015 (+7%), in linea con le dinamiche osservate nell’area euro. A fine 2020, le disponibilità liquide nel portafoglio delle famiglie italiane ammontavano a oltre 1.500 miliardi di euro, pari al 91% circa del PIL e a 2,5 volte la capitalizzazione complessiva di MTA e AIM Italia (rispettivamente 600 e 6 miliardi di euro).

Dall’esame combinato della propensione al risparmio e dell’allocazione della ricchezza finanziaria tra liquidità e strumenti dei mercati dei capitali nel periodo 2015-2020, si evince che, rispetto alla media dell’Eurozona, l’Italia si colloca in una posizione sub-ottimale, caratterizzata da una minore propensione al risparmio e una maggiore incidenza delle disponibilità liquide. 

Inoltre, il primo semestre dell’anno ha visto un recupero degli indici azionari nelle maggiori economie avanzate, "sebbene con differenze significative tra aree geografiche e settori". Tra queste, spicca piazza Affari: nel report "Congiuntura e rischi del sistema finanziario italiano in una prospettiva comparata", Consob segnala che il FTSEMib, ossia il principale indice azionario della Borsa di Milano, "è ritornato sui livelli pre-crisi, registrando un incremento di 14 punti percentuali, sebbene in una prospettiva di lungo periodo permanga su valori inferiori a quelli raggiunti nel 2007".

A fronte della ripresa dei corsi azionari, nell’area euro "emergono segnali di un possibile disallineamento tra le valutazioni di mercato e i valori fondamentali delle società quotate, meno pronunciato nel settore bancario rispetto a quello delle società non finanziarie". Consob sottolinea che "in Italia tale tendenza sembra più contenuta rispetto a quella stimata per l’Eurozona".  In più, si legge sempre nel Report, "nei mercati obbligazionari, con riferimento ai titoli del debito sovrano continuano a prevalere condizioni distese sia sul primario sia sul secondario.

In Italia, le cui emissioni nel primo semestre 2021 si sono attestate attorno al 10% del debito totale con una quota a breve scadenza pari al 36%, il mercato primario ha continuato a caratterizzarsi per una domanda di titoli in sede di asta significativamente superiore all’offerta; sul mercato secondario il rendimento del BTP a 10 anni si è mantenuto su valori prossimi o inferiori all’1% dal settembre 2020. Con riguardo ai titoli di debito corporate, nel 2020 le emissioni nette di obbligazioni bancarie si sono azzerate, toccando il minimo del decennio, mentre quelle delle società non finanziarie sono rimaste su livelli positivi; sul mercato secondario i rendimenti si mantengono bassi sebbene in crescita rispetto alla fine del 2020"

Inoltre, nel 2020 migliora anche la qualità del credito per le banche italiane, che restano comunque esposte al rischio di un deterioramento degli attivi. Solo poco più del 50% dei crediti concessi al settore privato dalle banche italiane "attiene ai comparti relativamente più colpiti della pandemia, quali commercio e trasporti, attività artistiche e ricreative, servizi di alloggio e ristorazione". Oercentuale in linea con quello delle banche francesi (49%) e inferiore a quello della Germania (39%). 

"Nel corso del 2020 le banche dei maggiori paesi europei hanno visto un calo dei margini reddituali connesso sia all’andamento sfavorevole dei tassi di interesse sia al calo dell’efficienza operativa" si legge nel rapporto che aggiunge: "Si è invece rafforzata l’adeguatezza patrimoniale degli istituti europei e, in particolare, delle banche italiane che hanno registrato un incremento del core tier 1 ratio di circa due punti percentuali rispetto al 2019. È altresì migliorata la qualità del credito. Per le maggiori banche italiane l’incidenza dei crediti nonperforming sul totale è passata dal 7% al 4%, principalmente grazie alle significative operazioni di cessione dei crediti. Gli istituti bancari restano tuttavia esposti al rischio di un deterioramento della qualità degli attivi, connesso alla difficile congiuntura economica e tanto più marcato quanto maggiore è l’esposizione verso i settori più colpiti dalla crisi".

Infine, a crescere, nei primi sei mesi dell’anno, è anche la fiducia nella ripresa e il livello di indebitamento. "Nei paesi avanzati i progressi registrati nelle campagne di vaccinazione contro il Covid-19, l’allentamento delle misure di contenimento del contagio e le politiche economiche adottate per contrastare la crisi hanno contribuito a ripristinare un clima di fiducia nel miglioramento della congiuntura economica". Tuttavia, nel mese di giugno, la diffusione della nuova variante Delta “ha alimentato una rinnovata incertezza, anche a fronte degli sviluppi relativi al completamento del ciclo vaccinale: in Italia, a fine luglio, risulta immunizzato circa il 60% della popolazione”, ha sottolineato la Consob.

"L’attività economica è prevista in ripresa nel corso dell’anno, sebbene in misura eterogenea tra aree e paesi. Nell’Eurozona, la cui crescita si stima inferiore a quella globale, il Pil italiano dovrebbe ritornare ai livelli pre-crisi solo nel 2022, dopo Germania e Francia" si legge nel report.

"Nel frattempo, la pandemia ha innescato fattori di rischio che si aggiungono alle vulnerabilità preesistenti. È aumentato, in particolare, il livello di indebitamento sia pubblico sia privato. Le politiche di bilancio domestiche a sostegno dell’economia hanno determinato un significativo peggioramento delle finanze pubbliche. Inoltre è cresciuto il debito di famiglie e imprese. In Italia, il rapporto tra debito pubblico e PIL dovrebbe portarsi a fine 2021 su un livello significativamente maggiore alla media dell’Eurozona (rispettivamente, 159% e 102%), mentre l’incidenza del debito privato sul PIL, sebbene in crescita, a fine 2020 rimane ampiamente al di sotto della media degli altri paesi", ha concluso il report.