Crediti deteriorati, non uno tsunami ma in Italia inizia a salire la tensione

I crediti con profili di rischio sono un terzo di quelli in moratoria, un dato più alto di cinque punti percentuali rispetto alla media Ue

di Marco Scotti
Frederik Geertman, amministratore delegato di Banca Ifis
Economia
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Market Watch Banca Ifis: in Ue cresce l'impatto dei crediti deteriorati ex-moratoria

Non è ancora lo tsunami che tanti si aspettavano, ma la situazione dei crediti “problematici” in Europa inizia a farsi sentire per quanto riguarda i cosiddetti “crediti ex-moratoria”, cioè quei finanziamenti garantiti dallo Stato che hanno permesso alle aziende e alle famiglie di superare l'emergenza causata dalla pandemia da Covid-19. "Prevediamo quindi che i flussi di nuovo credito deteriorato nei bilanci bancari aumenteranno nel corso dei prossimi due anni" spiega ad Affaritaliani.it l'amministratore delegato di Banca Ifis Frederik Geertman. Secondo un’elaborazione di Banca Ifis che Affaritaliani.it ha potuto visionare in esclusiva, infatti, c’è un dato che inizia a preoccupare: la quota dei crediti cosiddetti “stage 2”, cioè ancora performing ma che per le banche hanno registrato un peggioramento del profilo di rischio. Lo "stage 2" di crediti ex-moratoria alla fine del primo trimestre 2022, ovvero nel momento in cui si è conclusa il “temporary framework”, ha raggiunto quasi il 25% del totale contro una media europea sul complesso dei crediti del 9%. L’Npe ratio, cioè quei crediti che sono ormai divenuti critici o addirittura non performing rappresentano il 6,3% del totale di quelli ex-moratoria, contro l’1.9% della media dei crediti non garantiti.

“In Italia l’incidenza delle esposizioni ancora performing ma che hanno registrato un significativo peggioramento del rischio di credito (lo Stadio 2 previsto dal principio contabile IFRS 9) è rilevante e superiore alla media europea. Stiamo, però parlando di crediti in bonis e, in quanto tali, dovrebbero essere gestiti dalle banche che in questo modo possono continuare a svolgere il loro fondamentale compito di sostegno all’economia. Al momento a me non è chiaro se questa classe di crediti possa rappresentare un nuovo segmento di mercato” spiega ad Affaritaliani.it l’amministratore delegato di Banca Ifis, Frederik Geertman.

La situazione in Italia

L'Italia, però, ha qualche campanello d'allarme in più. Prima di tutto il fatto che il credito in ex-moratoria rappresenta il 6,8% del totale contro il 3,2% della media europea e addirittura lo 0,6% della Germania. E poi va notato che se si confrontano i crediti in Italia rispetto al resto d’Europa si evidenzia un profilo di rischio notevole. Se, come detto il 9,1% dei crediti complessivi delle banche significative Ue è in Stage 2, il 24,5% di quelli in moratoria e l’8,6% di quelli tradizionali (negli anni scorsi non soggetti a moratoria), in Italia il dato sale in tutte e tre le occasioni rispettivamente al 13,2%, con una quota al 29,5% e al 12%. Si tratta di un dato da tenere monitorato se confrontato alla Germania (9,4, 18,6 e 9,3%) o anche alla Francia (9, 20,2 e 9,3%). Un po’ meglio va al nostro Paese se si prendono in considerazione i crediti deteriorati Npe. In questo caso l’Unione Europea ha al momento l’1,9% del complessivo dei crediti, di cui l’1,8% di quelli non in moratoria e il 6,1% di quelli in ex-moratoria. L’Italia invece rispettivamente presenta 3, 2,9 e 4,5%. La Germania arriva al 6,8% dei crediti in moratoria e la Spagna addirittura l’8,6%. 

“Ricordiamoci anche che questo fenomeno può essere parzialmente il risultato di un approccio più prudenziale adottato dalle banche italiane, rispetto al passato. Nell’ultimo decennio - e particolarmente in quest’ultimo periodo di uscita dalle misure governative di sostegno a imprese e a famiglie post pandemia - l’approccio al monitoraggio del credito è cambiato, orientandosi verso una gestione sempre più proattiva e tempestiva di eventuali segnali di allarme” prosegue Geertman ad Affaritaliani.it. Che poi aggiunge: “Il sistema economico italiano beneficia di alcuni mitigant non trascurabili come, ad esempio, l’elevata liquidità delle imprese e il basso livello di indebitamento della popolazione. Dobbiamo però aspettarci che l’attuale contesto geopolitico e macroeconomico avrà un impatto sull’economia reale. Prevediamo quindi che i flussi di nuovo credito deteriorato nei bilanci bancari aumenteranno nel corso dei prossimi due anni. L’andamento delle esposizioni Stadio 2, in questo senso, può darci un’indicazione di come le banche stiano valutando con attenzione i cambiamenti nella situazione economica di famiglie e imprese ma, al contempo, è un risultato dei sistemi di early warning e gestione proattiva del rischio che sono stati implementati”.

La situazione in Europa dei finanziamenti da ex-moratoria

Fortunatamente, l’incidenza dei crediti ex moratoria sul monte complessivo dei finanziamenti è limitata, cioè pari al 3,2% del complessivo. Il peso limitato, dunque, rende al momento altrettanto limitato l’impatto sulla rischiosità complessiva dei crediti. Alla fine del 2020 si è raggiunto il picco massimo dei crediti in moratoria delle banche Ue con 580 miliardi di euro. Attenzione, non si tratta del totale complessivo dei prestiti erogati, ma di quello concesso dai principali istituti di credito. Già nel primo trimestre del 2021, quando la situazione ha iniziato progressivamente a normalizzarsi, questa cifra si è ridotta del 65%. Contestualmente la dinamica del non-performing, dal secondo trimestre dello scorso anno, ha mostrato un incremento sui volumi ancora in moratoria. A dicembre del 2021 il totale dei crediti garantiti era di 12 miliardi, di cui 5 alle imprese e 7 alle famiglie. Un dato emerge chiaramente, che se a dicembre 2020, cioè nel momento del picco sui 580 miliardi complessivi “solo” il 20% mostrava profili di rischiosità Stage 2, mentre oggi, pur con un minore totale, si arriva al 25%. Tradotto: chi poteva uscire dalla “bambagia” del prestito con tutela pubblica l’ha già fatto, chi è rimasto nel “framework” era maggiormente in difficoltà al 31 dicembre scorso.

“Nonostante il momento di incertezza, come Banca Ifis abbiamo scelto di continuare a investire, confermandoci partner di fiducia di banche e fondi di investimento e abbiamo continuato a svolgere un importante ruolo di sostegno all’economia reale. Nel primo semestre 2022 abbiamo operato con nuove acquisizioni di Npl e abbiamo ulteriormente innovato e migliorato i nostri processi, rendendoli più efficienti. Crediamo che il nostro approccio sostenibile al recupero possa in questo modo contribuire positivamente a supportare l’economia reale del Paese” conclude l’amministratore delegato di Banca Ifis, che presenterà il prossimo 23 settembre il tradizionale Npl Meeting.