Crisi del lusso e dazi, Arnault corre ai ripari: LVMH apre un nuovo stabilimento negli Stati Uniti

Louis Vuitton è già da anni fisicamente negli USA: Arnault continua a investire, convinto che il rapporto con Trump possa ancora giocare un ruolo chiave

di redazione economia
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Arnault teme i dazi di Trump e investe negli Usa: nuova fabbrica in Texas

Bernard Arnault, il re del lusso e patron di LVMH, non ha dubbi: gli Stati Uniti restano il mercato chiave, anche nel pieno della guerra dei dazi. Con il 25% delle vendite del gruppo generate oltreoceano, ogni escalation commerciale sarebbe un boomerang. Ma Arnault aveva già messo le cose in chiaro: "Non possiamo permetterci di scontrarci con gli Stati Uniti".

E così, mentre Bruxelles e Washington trattano, LVMH accelera sul suolo americano: tra fine 2026 e inizio 2027 aprirà un quarto laboratorio di pelletteria a Dallas, aggiungendosi ai tre già attivi. "Per i nostri clienti americani, comprare un prodotto fatto negli USA non è un problema", ha spiegato inoltre Arnault.

E in effetti, Louis Vuitton è già da anni fisicamente negli USA. Il primo atelier risale a prima dell’arrivo di Arnault in LVMH. Negli ultimi cinque anni, ne sono arrivati altri due. E ora si raddoppia ancora. Ma non è tutto oro. Il laboratorio texano aperto nel 2019 si è rivelato tutt’altro che impeccabile. Secondo un'inchiesta di Reuters, l’impianto ha sofferto di problemi strutturali, mancanza di manodopera qualificata e risultati di performance inferiori rispetto ad altri stabilimenti Vuitton nel mondo.

Eppure Arnault non molla. Continua a investire, convinto che il rapporto con Trump possa ancora giocare un ruolo chiave. Già nel 2016, il magnate francese aveva parlato di "vento di ottimismo” all’indomani dell’elezione del tycoon. Ora spera che quella stessa brezza torni a soffiare su LVMH e sul comparto in generale, che non se la passa affatto bene.

Perché qui sta il punto. Il lusso, almeno quello firmato LVMH, comincia a zoppicare. I dati dell’ultimo trimestre parlano chiaro. L’utile netto è sceso del 22%, a fronte di ricavi in calo solo del 4%. I margini si assottigliano, e questo non è un dettaglio. È il segnale che la macchina perfetta del lusso inizia a perdere colpi. Però il mercato sembra gradire: dopo la pubblicazione dei conti il titolo LVMH è rimbalzato in Borsa. Un controsenso? Solo in apparenza. 

Forse i mercati leggono oltre: la scommessa americana di Arnault è una partita che va al di là di un trimestre difficile. Se il gigante del lusso punta ancora sugli USA, significa che crede in una ripresa. Ma se persino Louis Vuitton fatica a tenere la testa alta, c’è da chiedersi: come reagirà tutto il settore? Una cosa è certa: in questa guerra commerciale, Arnault non sta giocando in difesa.

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