Da Hp ad Amazon fino a Klarna e Allianz, l'IA fa piazza pulita: tagliati migliaia di posti di lavoro. E non per necessità
Dalle big tech alle banche: l'ondata dell'automazione travolge il lavoro, l’occupazione crolla come non accadeva da vent’anni
Tagli al personale, da Amazon a Hp: le aziende tagliano, i ricavi crescono. Ecco perché
Nel nuovo bollettino delle vittime annunciate dall’intelligenza artificiale il bilancio sale vertiginosamente. L'ultimo a finire nella ghigliottina dell'IA è Hp, gigante informatico di computer e stampanti, che ha appena annunciato un piano di tagli di 6mila posti entro i prossimi tre anni.
Un'onda di automazione che promette di sostituire uomini con algoritmi, spingendo l'azienda verso una ristrutturazione da 650 milioni di dollari. Alla fine dello scorso anno HP contava circa 58.000 dipendenti, oggi l’azienda ha esteso di altre 1.000-2.000 unità una precedente riduzione prevista di 7.000 posizioni, e non sono semplici aggiustamenti o la cosiddetta cura dimagrante per aziende in affanno, bensì è un piano industriale ben strutturato e ragionato per "servire meglio i clienti" e "aumentare la produttività", come recita il comunicato dell'azienda.
Ma HP è solo l’ultimo di una lista sempre più lunga. Anche Allianz Partners, controllata del colosso assicurativo Allianz, si prepara a tagliare tra i 1.500 e i 1.800 posti di lavoro entro la fine del 2026, o al massimo entro metà 2027, sostituendo le persone con sistemi automatizzati basati su IA. Amazon, invece ha da poco annunciato 14mila tagli nelle funzioni amministrative; allo stesso modo Klarna, la fintech svedese, ha ridotto la forza lavoro del 40% a causa degli investimenti in IA.
CrowdStrike, lo scorso maggio, ha fatto lo stesso con un taglio del 5% degli organici, grazie all"efficienze generate dall’intelligenza artificiale". IBM, multinazionale americana che si occupa di tecnologia, ha previsto che entro il 2028 spariranno il 30% dei ruoli non a contatto con i clienti.
E ancora, JPMorgan, Walmart, Goldman Sachs, RTX, Airbnb, tutti seguono la stessa linea, chi più, chi meno: sviluppare ma senza aumentare l'organico e investendo nell'IA. In pratica sta prendendo sempre più piede questa sorta di nuova cultura aziendale secondo cui ogni volta che un ruolo si libera, la domanda non è più "chi assumiamo?", ma "possiamo automatizzarlo?". E la cosa più assurda è che un tempo le aziende licenziavano quando i conti erano in rosso, o in situazioni di crisi, oggi accade il contrario, e anche società ben consolidate, in salute, decidono di tagliare perché la crescita non passa più necessariamente dalle persone, ma dai sistemi.
Non sono solo parole al vento, ma i dati ci danno ragione: secondo Challenger, Gray & Christmas, solo nel mese di ottobre 2025, negli Usa (dove il fenomeno è più frequente) sono stati tagliati 153.074 posti di lavoro, quasi il triplo rispetto all’anno precedente. Un livello che si attesta come il più alto degli ultimi vent’anni, e Bloomberg punta il dito verso tre cause principali: l’adozione dell’IA, la crescita dei costi operativi e il rallentamento della spesa di consumatori e imprese.
A questo punto è difficile parlare di semplice "transizione" ma di una riscrittura, profonda e radicale, del modo in cui le aziende oggi pesano e valutano il lavoro umano. L'IA, per quanto affascinante e potente, è diventata uno spartiacque: è la nuova linea di demarcazione che sta ridisegnando e frantumando, pezzo per pezzo, l'economia occupazionale. Allora resta una domanda, quella che prima o poi travolgerà ogni settore: quando l’onda arriverà davvero, chi riuscirà a restare in piedi?