Da Vittorio, Arnault pronto a mettere le mani sul piatto: LVMH vuole entrare nel capitale del ristorante tristellato
La leggenda della cucina italiana Da Vittorio finisce nel mirino dei big del lusso e della finanza
Ristorante da Vittorio - Enrico Cerea
Arnault vuole i paccheri dei Cerea: LVMH punta il re della cucina stellata italiana "Da Vittorio"
Che Bernard Arnault abbia fame di affari ormai lo sanno tutti. Ma stavolta non si tratta di moda, champagne o orologi. A suscitare il languorino del patron di LVMH ci sono i paccheri più famosi d’Italia, quelli che escono dalla cucina di Da Vittorio, tre stelle Michelin e tempio dell’alta ristorazione italiana.
Il colosso del lusso francese sarebbe infatti tra i pretendenti interessati a entrare nel capitale del gruppo fondato nel 1966 a Bergamo da Vittorio Cerea e dalla moglie Gioconda e oggi presente anche a St. Moritz e Shanghai. E così Arnault passerebbe da Vuitton a Da Vittorio.
Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, la procedura, seguita da Banca Imi Intesa Sanpaolo ed Emintad, è entrata ora nel pieno della seconda fase e il dossier sarebbe sul tavolo di grandi fondi e gruppi industriali, anche se, per ora, il nome che accende davvero i riflettori è uno solo: LVMH.
Anzi, LVMH e la famiglia Cerea hanno già un passato i termini di affari: i fratelli Enrico, Francesco, Alessandro e Rosella sono infatti alla guida del ristorante Louis Vuitton a Milano, inaugurato nel lussuoso cortile neoclassico di Palazzo Taverna. Insomma: la chimica tra i due c’è già e per Arnault non sarebbe affatto un salto nel vuoto.
D'altra parte Da Vittorio è molto più di un ristorante: è un ecosistema del gusto. La sede storica di Brusaporto (BG), le insegne a St. Moritz e Shanghai, il catering di fascia alta (con il marchio ViCook), la consulenza gourmet (con la neonata Gioconda srl). Il tutto sotto il controllo della holding familiare, che ha chiuso il 2024 con 95 milioni di euro di ricavi, 20 milioni di Ebitda e una quota di catering che incide fino al 40% sul totale.
Dietro i numeri, c'è però una strategia ben precisa: espandersi, sì, ma senza svendersi. Ecco perché l’apertura a un partner è vista come un modo per accelerare e non per cambiare pelle. LVMH, da questo punto di vista, sembra il candidato ideale: conosce il valore del brand, ha già assaggiato la cucina Cerea e sa come valorizzare l’eccellenza senza "annacquarla".
Ma non è comunque una trattativa a porte chiuse. Al contrario: la corsa per i paccheri è ancora aperta, e la lista degli ospiti è lunga. Ci sono i turchi di Dogus Holding, il Gruppo Statuto (specializzato in hotellerie di lusso), ma soprattutto i fondi di private equity. In testa Three Hills Capital Partners, già nel capitale di Sant Ambroeus e fondatore dell’esclusivo club milanese The Wilde. E poi Investindustrial, partner di Eataly e molto attivo nel mondo del lifestyle italiano.
Per ora c'è da attendere le mosse di questi potenziali partner e se sarà davvero LVMH a sedersi al tavolo, l’Italia della ristorazione potrebbe davvero vivere una nuova stagione. Del resto, il lusso oggi non si indossa soltanto. Si mangia, si beve, si vive. E se c’è un posto dove tutto questo prende forma, forse è proprio nella cucina dei Cerea.