Russia, la guerra in Ucraina costa troppo: spesa militare record, inflazione alle stelle. Per Putin la pace potrebbe valere più del conflitto
Inflazione alta, deficit record e settori civili in affanno spingono Putin a considerare la pace anche come una scelta economica
Ucraina, la guerra costa troppo: deficit record e inflazione al 10%. Per Putin la pace è (anche) un'opzione economica
Dopo tre anni e mezzo di conflitto, il fronte più insidioso per Vladimir Putin non è più quello ucraino, ma quello interno: l’economia russa. I numeri parlano chiaro. Nel 2025 l’inflazione ufficiale oscilla attorno al 9%, ma stime indipendenti la collocano oltre il 12%, erodendo salari e risparmi già fragili. La Banca centrale, per contenerla, ha mantenuto a lungo tassi d’interesse da record (oltre il 20%), di fatto congelando investimenti e credito alle imprese. Il risultato è un’economia che rallenta bruscamente: il Pil 2025 crescerà meno dell’1%, contro il +4% dell’anno precedente.
Il costo della guerra si riflette soprattutto sul bilancio pubblico. Oltre un terzo della spesa federale è ormai assorbita dal comparto militare: stipendi ai soldati, produzione di armamenti, sussidi alle famiglie dei caduti. Una spinta che in passato aveva sostenuto le regioni più povere ma oggi si sta trasformando in un macigno. Nei primi mesi dell’anno il deficit statale ha già superato le previsioni, e le riserve valutarie, pur ingenti, non possono essere utilizzate nella loro interezza a causa del congelamento deciso in Occidente.
A rendere la situazione più precaria è la dipendenza dal petrolio e dal gas. Ogni calo di dieci dollari al barile significa decine di miliardi in meno di entrate e le previsioni per l’autunno, riviste al ribasso dopo la decisione dell’Opec di aumentare la produzione, non lasciano tranquillo il Cremlino. Ma non è solo una questione di conti pubblici. L’economia reale sta frenando anche in settori chiave: trasporti, edilizia, metalmeccanico, automotive. Molte imprese riducono il personale o chiudono del tutto.
La popolazione ne paga le conseguenze: il 60% dei russi non ha risparmi per affrontare gli imprevisti, mentre le tariffe di luce, gas e servizi aumentano. Ma allora perchè Putin non rinuncia alla guerra? La domanda non è più solo militare, ma politica ed economica: quanto a lungo la Russia potrà permettersi questa guerra? Finché il petrolio ha garantito entrate straordinarie, la macchina bellica ha potuto reggere. Ma con deficit crescenti, inflazione ostinata, aziende in difficoltà e popolazione stremata dal caro-vita, il margine di manovra si riduce.
Insomma, l’economia russa è ormai a tutti gli effetti un’economia di guerra: la spesa militare assorbe oltre il 40% del bilancio federale, mentre i settori civili arrancano. Sul fronte politico-diplomatico, nulla di fatto. Il vertice storico in Alaska tra Donald Trump e Vladimir Putin si è chiuso senza alcun accordo né sulla pace né su una tregua in Ucraina, obiettivo per il quale era stato convocato.
Resta ora da capire se Putin accetterà un faccia a faccia diretto con Volodymyr Zelensky. Per il Cremlino, aprire un tavolo trilaterale significherebbe non solo affrontare il nodo della pace, ma anche trovare una via d’uscita che possa alleggerire la pressione economica interna e dare respiro a un Paese ormai esausto.