EssilorLuxottica si prende Armani ma senza comandare: quota tra il 5 e il 10%. Arnault è l'acquirente migliore, ecco perché. Rumor
EssilorLuxottica punterebbe a una quota di minoranza in Armani per accompagnare la maison nella sua fase di transizione più delicata
Armani nel mirino di EssilorLuxottica: minoranza sì, ma senza il controllo. Ecco perché LVMH è il favorito
La partita su Armani entra nel vivo, e a pochi mesi dalla scomparsa dello stilista, i pezzi del puzzle su chi guiderà la maison cominciano finalmente a incastrarsi, anche se forse non come avrebbe voluto Giorgio. I tre nomi individuati nel testamento come potenziali acquirenti non sono rimasti con le mani in mano e proprio EssilorLuxottica nei giorni scorsi avrebbe deciso di muoversi valutando un ingresso nel capitale.
Secondo indiscrezioni de Il Sole 24 Ore, il gruppo guidato da Francesco Milleri starebbe pensando di far parte del piano di riorganizzazione azionaria previsto entro la fine del 2026, ma non con un ruolo di peso, bensì come investitore di minoranza, un corner investor, insomma, e con una quota (probabile) del 5-10%. Essilux quindi non avrebbe alcun ruolo operativo, nessun posto in cda, nessuna decisione sulla governance, ma si muoverebbe con un investimento a "luci basse", di sponda. Vuole esserci, ma non per comandare.
Ma perchè? Certo, considerando l'amicizia che da anni lega i due brand, e sopratutto i due fondatori, è più che comprensibile che il colosso dell'occhialeria ci tenga ad avere ancora un piede dentro la maison. D'altronde collaborano fianco a fianco dal 1988, quando Leonardo portò gli occhiali di Armani sul mercato mondiale, segnando una vera e propria svolta storica. Una partnership che si è poi anche rafforzata dal punto di vista societario, quando Armani entrò nel capitale di Luxottica con una partecipazione iniziale del 4%, poi ridotta al 2,5 % dopo la fusione con Essilor.
Allora forse proprio in nome di quest'amicizia EssilorLuxottica preferisce restare nell'ombra, presente ma non invasiva, spettatore ma non attore. Il suo sarebbe un investimento che rafforza e consolida la partnership ma non la stravolge, e che sosterrebbe la maison in una delle sue fasi di transizione più delicate, accompagnandola, tenendole la mano, ma senza davvero guidarla.
E poi c’è un’altra ragione: oggi il colosso italo-francese ha il focus altrove, sull’IA, sulle collaborazioni con big tech come Meta, quindi entrare a gamba tesa nel mondo del lusso di Armani significherebbe distrarsi dal suo core business (occhialeria smart e medtech) rischiando di perdere il ritmo sulle sfide che al momento contano davvero per il gruppo.
D'altra parte il testamento di Armani, però, non lasciava spazio a improvvisazioni, e secondo le volontà di Giorgio gli eredi hanno 18 mesi per cedere una prima quota del 15%, da offrire prima di tutto a tre nomi (designati appunto da lui): LVMH, EssilorLuxottica e L’Oréal. Chi entrerà potrà poi, se lo desidera e senza nessun obbligo, salire fino alla maggioranza nei tre anni successivi, oppure, come seconda alternativa, quotarsi in Borsa con la Fondazione che manterrebbe una quota del 30%.
Ma ora, con la mossa di Milleri, la fetta più grande della maison di Giorgio potrebbe finire nelle mani degli altri due potenziali acquirenti. L’Oréal per ora non ha manifestato particolare attenzione al brand, ma in ogni caso sarebbe più interessata alla divisione beauty di Armani che al resto, un’operazione coerente anche con le acquisizioni recenti del gruppo francese, che ha messo le mani sul beauty di Kering.
LVMH invece conosce bene il terreno, ha già in portafoglio gioielli del lusso italiano e sa come trattare marchi come Armani. Si dice che Giorgio stesso nutrisse una certa preferenza per Arnault, apprezzava il suo modo di tutelare il patrimonio culturale di un marchio, preservandone la storia, e anche il modus operandi nelle situazioni di crisi. Oggi LVMH sembrerebbe il pretendente più giusto, coerente, e affidabile, capace di prendere l’eredità di Giorgio senza snaturarla, di mantenere viva l’identità della maison.
Per ora, però, l’unica mossa quasi certa è quella di EssilorLuxottica, una mossa di continuità e non di potere, ma soprattutto un segnale forte che il rapporto industriale e umano tra le due realtà non si interrompe affatto. Qualora non dovesse andare oltre la quota stabilita su Armani, Essilux resta comunque affianco, pronto a dimostrare che c’era, c’è e ci sarà.