Ex Ilva, governo e indiani verso il divorzio. Federacciai spinge Arvedi

Si cerca una rottura morbida con ArcelorMittal. Intanto il settore spera nell'ancora di salvataggio di Arvedi

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Economia

Ex Ilva, entro mercoledì il divorzio "consensuale", Federacciai spinge Arvedi

Iniziato il countdown decisivo per il futuro dell'Ex Ilva. Come scrive il Corriere della Sera, "la permanenza di ArcelorMittal in Acciaierie d’Italia ha le ore contate". Nonostante il colosso indiano stia costruendo l'acciaieria più grande del mondo proprio in India, "con le buone o con le cattive il socio privato dell’ex Ilva va considerato fuori. La trattativa tra i team legali di Invitalia e ArcelorMittal, rispettivamente al 38 e al 62% del capitale, è iniziata subito dopo la comunicazione dello scorso 8 gennaio del ceo indiano Aditya Mittal di non voler più iniettare risorse nella società. E va chiusa in pochi giorni: la data limite fissata dal governo è mercoledì 17 gennaio".

Come aggiunge il Corriere della Sera, "le parti stanno lavorando al divorzio consensuale, la soluzione che si fa preferire perché l’alternativa dell’amministrazione straordinaria non piace a nessuno: l’uscita «morbida» del socio privato da Acciaierie d’Italia è certamente quella preferita dal governo e avrebbe vantaggi anche per ArcelorMittal, considerato che potrebbe prevedere un indennizzo e certamente eviterebbe un lungo contenzioso legale".

Intanto si cercano soluzioni alternative, con Repubblica che spiega come "l’esecutivo che guarda già avanti e si prepara a ogni scenario. La ministra del Lavoro, Marina Calderone, si dice fiduciosa su una soluzione alternativa a Mittal confermando l’apertura di un tavolo per affrontare tutti i temi legati all’occupazione, cassa integrazione compresa, oltre che alla sicurezza".

Prende posizione anche Federacciai. In un'intervista al Corriere della Sera, Antonio Gozzi spinge un nome specifico per salvare l'ex Ilva: "Non è possibile non pensare al più grande produttore di prodotti piani in Italia che è Arvedi. Parlo con cognizione di causa". Arvedi aveva già provato a battere la concorrenza indiana. "Ma si preferirono i francoindiani. Perché, seguendo i parametri europei, si diede più importanza all’offerta che al piano industriale", dice Gozzi.

Il leader di Federacciai spiega al Corriere il ruolo che a suo parere dovrebbe avere lo stato: "Dovrebbe essere sicuramente presente anche per negoziare in Europa la possibilità di sostenere la riconversione dell’Ilva con fondi pubblici. D’altra parte lo hanno fatto i tedeschi garantendo 2,5 miliardi a Thyssen Krupp, non vedo perché dovrebbe essere impedito a noi".